La stagione 2025 della F1 sta per iniziare con il prologo dei test ufficiali che si svolgeranno questa settimana in Bahrain, e che riguarderanno per tre giorni tutti i team e i piloti. Sarà l’occasione di vedere per la prima volta girare in pista le nuove monoposto in quello che sarà il loro vero primo banco di prova (e anche per le gomme). Vedremo schierati i piloti confermati nei loro precedenti team ed altri che hanno fatto il cambio di casacca, in primis Lewis Hamilton in Ferrari (ma non dimentichiamo il ritorno di un italiano in gara in F1, ovvero Andrea Kimi Antonelli con Mercedes).
- Test Bahrain 2025, le caratteristiche del circuito del Sakhir
- Il programma e gli orari dei test
- Ma intanto si allarga la fronda dei piloti contro la FIA
- I piloti del WRC attaccano la FIA dopo il caso Fourmaux
- Il mondo del rally contro la FIA: "Sanzioni eccessive". E chiedono trasparenza sulle multe
Test Bahrain 2025, le caratteristiche del circuito del Sakhir
I test si svolgeranno sulla pista del Sakhir, complice il fatto che il campionato quest’anno tornerà ad aprirsi in Australia e il circuito del Montmelò a Barcellona si è rivelato una opzione non percorribile a causa delle condizioni meteo che potrebbero disturbare le prove (d’altronde, in questo emisfero siamo pur sempre in inverno, al di là dei cambiamenti climatici).
Si correrà quindi su un tracciato in un clima abbastanza e relativamente ideale, con una pista che può già mettere alla prova le gomme e che presenta una serie di curve a medio-alto carico con dei brevi rettilinei. Sakhir inoltre richiede alle monoposto un assetto focalizzato sull’anteriore: si tratta di uno dei pochi circuiti al mondo ad avere una caratteristica del genere, e che richiede un assetto front limited per poter gestire al meglio in particolare le curve veloci presenti nel secondo settore, oltre a quelle nel terzo che sono invece a lunga percorrenza. Il tracciato del Golfo Persico, infine, è lungo 5.412 km e presenta in tutto 15 curve.
Il programma e gli orari dei test
Si comincia con i test mercoledì 26 febbraio, per poi chiudere le sessioni venerdì 28. Si vocifera che verranno aperte nella mattina dall’attuale campione del mondo Max Verstappen, a bordo della nuova RB21 di Red Bull, seguito poi nel pomeriggio dal compagno di squadra fresco di ingresso Liam Lawson. Nel frattempo scuderie come Haas e Aston Martin hanno già iniziato ad effettuare in Bahrain i filming day con le loro nuove VF-25 (con Oliver Bearman ad inaugurare lo shakedown) e AMR25. Ancora non è stato ufficializzato invece da parte di Ferrari l’ordine di uscita di Charles Leclerc e Lewis Hamilton.
Ogni team potrà contare su otto ore di test, divise equamente tra una sessione mattutina e un’altra pomeridiana. In totale quindi ogni pilota avrà a disposizione 12 ore per un’adeguata preparazione prima del via del campionato il prossimo 16 marzo da Melbourne. Ogni volta in pista girerà una sola monoposto per ciascun team.
-Mercoledì 26 febbraio
08:00-12:00 sessione mattutina
13:00-17:00 sessione pomeridiana
-Giovedì 27 febbraio
08:00-12:00 sessione mattutina
13:00-17:00 sessione pomeridiana
-Venerdì 28 febbraio
08:00-12:00 sessione mattutina
13:00-17:00 sessione pomeridiana
Ma intanto si allarga la fronda dei piloti contro la FIA
Intanto, questa vigilia di stagione è perturbata da una fronda dei piloti contro alcune decisioni controverse da parte della FIA in merito al loro comportamento. Si tratta di una questione che si trascina da mesi, scatenata dalla volontà imposta da Mohammed Ben Sulayem di mettere un freno a certe parole ed espressioni in libertà da parte dei piloti, sia nelle conferenze stampa che nei team radio mentre sono nel pieno dell’azione.
La Grand Prix Drivers Association aveva contrapposto in maniera ferma e decisa un proprio comunicato, lo scorso novembre, in cui si asseriva che i piloti non necessitassero di essere educati essendo persone adulte, né di dover ricevere istruzioni specifiche o divieti su come si vestono o sugli accessori che indossano (e Lewis Hamilton, nemesi del presidente FIA, ne sa qualcosa).
Ben Sulayem comunque ha tirato dritto, imponendo una specie di codice di comportamento che vieta da questa stagione qualsiasi forma di linguaggio colorito da parte dei piloti, anche in momenti di altissima adrenalina come quelli vissuti in pista. E la fronda si è allargata ulteriormente.
I piloti del WRC attaccano la FIA dopo il caso Fourmaux
Da stamattina nei profili social dei piloti di rally, segnatamente quelli impegnati nel WRC, ha campeggiato una dichiarazione della World Rally Drivers Association, sorta di corrispettivo sindacale rallistico della GPDA. Anche loro infatti sono stati colpiti dal giro di vite, come dimostra il caso di Adrien Fourmaux, primo pilota della storia ad essere caduto sotto la scure del nuovo codice etico della FIA.
Il francese di Hyundai, dopo un Rally di Svezia disputato questo mese da dimenticare (con una escursione nei temuti banchi di neve mentre percorreva una prova speciale della tappa del sabato che ha mandato all’aria la possibilità di un buon piazzamento finale), a fine gara è stato multato di ben 30.000 euro (10.000 da corrispondere subito e 20.000 sospesi per 12 mesi) per aver usato una parolaccia nelle interviste post-rally.
Il mondo del rally contro la FIA: “Sanzioni eccessive”. E chiedono trasparenza sulle multe
Da qui tutti i suoi colleghi, dal campione regnante Thierry Neuville a Sébastien Ogier, passando per Elfyn Evans ed altri ancora, si sono uniti per rispondere tramite un duro comunicato a questa iniziativa. Comunicato “ispirato dai colleghi della GPDA” che, nelle sue parti, riconosce il ruolo a tutto tondo che i piloti ricoprono, quindi anche mediatico, ma al tempo stesso denuncia una eccessiva “severità delle sanzioni imposte per piccoli e isolati” scivoloni nel modo di esprimersi.
La WORDA sottolinea che “il comune utilizzo di termini colloquiali non possa essere considerato e giudicato alla stregua di un vero e proprio insulto o un atto di aggressione”. Inoltre chi non è madrelingua “può usare o ripetere termini senza essere pienamente consapevole del loro significato e della loro connotazione”. E inoltre in un picco adrenalinico “non è realistico aspettarsi un controllo perfetto e sistematico delle emozioni. Il rally è estremo: […] Si toccano tutti i limiti”.
L’associazione quindi critica le multe “esorbitanti e sproporzionate rispetto al reddito e al budget medio dei rally” (e in effetti parliamo di cifre che potrebbero mettere in ginocchio piloti privati, ad esempio). E poi sferra l’attacco frontale: “Dove vanno a finire i soldi delle multe? La mancanza di trasparenza non fa che amplificare le preoccupazioni e minare la fiducia nel sistema”. Proprio come i colleghi della GPDA, anche i rallisti chiedono quindi maggiore trasparenza alla FIA.