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Figc, Gravina non sente le critiche: un disastro se mi dimettessi

Il presidente federale si confessa all'Espresso: dalla crisi delle nazionali ai debiti delle società fino al blocco di crescita dei giovani talenti

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

I social probabilmente li frequenta anche lui e legge le tante critiche che gli piovono addosso. Colpa di Gravina sembra essere lo slogan che vale per tutto, che perda l’Italia o che la serie A veda ridurre il proprio appeal con l’addio di tanti campioni. Lui incassa e va dritto per la sua strada. In una lunga intervista all’Espresso il presidente della Figc tocca tutti i punti roventi del momento del nostro calcio.

Gravina rimarca ricchezza e debiti del mondo del calcio

Si parte dallo stato di salute economico del settore. Gravina dice: “Quando nel mondo del calcio sento dire: “Noi creiamo ricchezza”, mi permetto di dire: “Però anche debiti”. Purtroppo il settore ha un indebitamento che oscilla ormai intorno ai 5 miliardi di euro, quindi c’è una confusione incredibile tra il concetto di crescita e il concetto di sviluppo”

“I debiti ci sono però bisogna dire anche, con altrettanta fermezza, che c’è chi paga. Perché i debiti bisogna pagarli. Io sono preoccupato per l’indebitamento, perché vorrei aiutare i dirigenti, e mi dispiace che ci sia questa situazione. Ma non bisogna mai dimenticare che ci sono finanziamenti infruttiferi a favore delle proprietà, altrimenti non potrebbero partecipare”.

Gravina cita il modello virtuoso del Napoli

Non è vero, dice Gravina, che chi spende vince di più: «C’è un’equazione che non è mai vera: chi spende di più, vince di più. Ultimamente non è così. Altrimenti il Paris Saint-Germain avrebbe stravinto negli ultimi anni e non avrebbe vinto il Napoli, che è quello che ha speso un po’ meno rispetto a tutti gli altri. Diciamo che c’è un aspetto che riguarda ogni settore dell’economia di mercato, ovvero la progettualità. Chi ha progettualità, visione e riesce a trasformarle in un qualcosa di reale, riesce anche a centrare risultati importanti”.

Dopo un passaggio sulle plusvalenze («Credo che ogni azienda debba fare plusvalenze, ma bisogna fare quelle giuste. Bisogna evitare le alchimie e puntare alle plusvalenze reali») il presidente federale spiega il problema giovani nel nostro calcio: «Da noi si vuole il prodotto già pronto e finito. Non abbiamo la capacità di valorizzare i giovani perché non ci sono i vivai, non ci sono le infrastrutture. I talenti, però, ci sono.

Le nazionali giovanili raggiungono sempre risultati di altissimo livello fino all’Under 21 (solo quest’anno abbiamo vinto il Campionato europeo Under 19 e abbiamo conquistato l’argento al Mondiale Under 20). Poi i talenti scompaiono. Quello che manca al nostro talento è la fantasia, oscurata da un tatticismo esasperato. Anche alle famiglie dovremmo far capire che è importante che i bambini giochino e si divertano».

Gravina rifiuta idea dimissioni

In tanti chiedono le sue dimissioni ma lui non si sente sulla graticola: «No, assolutamente. Ascolto volentieri i consigli delle persone che sono in buona fede. Se il mio consiglio federale e se la base elettorale non dovessero avere fiducia nella mia attività politica, andrei via immediatamente. Ma non sono i detrattori che votano».

«Proviamo a ipotizzare uno scenario in cui io me ne vada via domani mattina: siamo alla scadenza di un mandato, perché fra un anno e qualche mese si vota. Attualmente la Figc è presente nella giunta del Coni, dove non entrava da tempo, è anche nel comitato esecutivo della Uefa, dove ricopro la carica di vicepresidente, ed è impegnata in una progettualità legata all’organizzazione di Euro 2032. Se mi dimettessi, farei un disastro sotto questo profilo. Quindi, mi chiedo: è un atto di responsabilità? Ha senso?».

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