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Fiorentina, Antognoni contro Commisso: "Mi ha trattato come un magazziniere"

L'ex giocatore e dirigente viola, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ritorna sull'addio del 2021: "Volevano mandarmi al settore giovanile, ci sono rimasto di m..da"

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La galleria dei grandi giocatori della Fiorentina è lunga e articolata, e fatta eccezione per Batistuta, i numeri dieci sono quelli che restano sempre scolpiti nell’immaginario e nel cuore dei tifosi. Andando indietro nel tempo, i nomi che vengono immediatamente alla memoria sono quelli di Rui Costa, Roberto Baggio, e inevitabilmente Giancarlo Antognoni.

Antognoni, la leggenda della Fiorentina

Tanto per dirne qualcuna, Antognoni fra i giocatori viola detiene i record di presenze in tutte le competizioni, con 429 gare, e in Serie A, con 341 gare. Inoltre, con 73 gare in azzurro è anche il giocatore della Fiorentina con più presenze in Nazionale, con 7 reti realizzate. I dati statistici naturalmente non rendono appieno l’idea di quanto l’icona Antognoni sia radicata nel cuore del fiorentini, in particolare di quelli non più giovanissimi: e come spesso succede nel mondo del calcio, in particolare quello italiano, le icone possono risultare “ingombranti”. Antognoni ne sa qualcosa: risale alla stagione 85/86 il suo tormentato rapporto con Aldo Agroppi, che portò quasi all’addio da parte del centrocampista.

La lite in diretta con Mario Sconcerti

Ma non fu l’unico caso: è rimasta celebre la lite del 2001 con Mario Sconcerti, all’epoca dirigente della Fiorentina, in merito all’allontanamento di Fatih Terim. Successe tutto in diretta su Canale 10, dove era ospite il compianto giornalista in qualità di ad viola. Il giornalista provò a spiegare la sua verità in merito all’addio del tecnico turco, amatissimo dai tifosi. Sentendosi chiamato in ballo, Antognoni chiamò in diretta per replicare. Volarono gli stracci, si sentiva la moglie di Antognoni in sottofondo che diceva “e gli rispondi pure?”, una diatriba violenta e al termine del battibecco scattò la frase di Sconcerti che è rimasta storica: “Ma tu – disse rivolgendosi alla bandiera viola – cosa hai dato alla Fiorentina?”. Secca la replica di Antognoni: “Non so cosa abbia dato tu alla Fiorentina, io invece ho dato tutto”. Una lite furiosa che non fu mai appianata e che avrebbe avuto altri strascichi successivamente.

Antognoni-Fiorentina, capolinea nel 2021

Ma le “frizioni” di Antognoni con l’ambiente viola sono tornate di moda, a quanto pare: nell’intervista pubblicata dalla Gazzetta dello Sport, infatti, l’ex numero 10 viola è tornato sull’addio al club di cui è stato una leggenda, avvenuto in circostanze burrascose nel 2021. “Mi chiedo anch’io perché non ho un ruolo. Fui io a fare gli onori di casa con Commisso. Lo presentai davanti a 10 mila tifosi e al sindaco. All’inizio tutto bene, fui anche promosso technical manager, con lo stesso stipendio. Settemila euro netti al mese. Briciole, se pensi ai soldi che girano, ma io con la Fiorentina non ho mai fatto questione di soldi“.

Le accuse a Commisso e Barone

E l’addio è avvenuto in circostanze singolari, come ricorda Antognoni: “Il giorno prima della scadenza mi chiama Barone e mi fa: ‘Siamo intenzionati a mandarti al settore giovanile’. Non l’ho presa bene. Ci sono rimasto di merda. Mi sono sentito declassato, era un modo per dire vattene. La peggiore delusione nel calcio. Il modo poi… Mi hanno trattato come fossi il magazziniere. Storia definitivamente interrotta? Direi di sì”. Allo stesso modo quando venne escluso da incarichi all’interno della Figc: “Mi piacerebbe tornare in Nazionale. Non pretendo la prima squadra, mi starebbe bene ripartire da quello che facevo prima. Sono stato capo delegazione dell’Under 21. Quando si trattò di scegliere per la maggiore, Tavecchio optò per Oriali. Ci rimasi male. Pensavo di meritarla quella chance”.

Amarcord Antognoni: io vicino a Juve e Roma

Antognoni ha anche ricordato i tempi in cui calcava i campi di gioco, e di quando fu vicino a lasciare la Fiorentina: “La Juve nel ’77 e la Roma nell’80. Il presidente Viola m’invitò a casa sua. Nella Fiorentina erano entrati i Pontello. Liedholm, allenatore della Roma, mi voleva a tutti i costi. All’epoca c’era ancora il vincolo. Viola arrivò a offrirmi anche un attico a Piazza di Spagna. Mia moglie Rita, che è romana, spingeva perché accettassi il trasferimento. Con la Juve, invece, erano gli anni di piombo. Melloni, il presidente di allora, mi chiamò d’urgenza. Avevano minacciato di fargli saltare in aria la casa. Rimasi scioccato. L’affare saltò. La Juventus poi prese Platini”.

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