Una delle spie della crisi finanziaria del calcio di casa nostra è il mercato di gennaio, che si è chiuso non solo senza botti, ma denotando un impetoso confronto con le altre leghe, o le medesime sessioni di mercato degli ultimi anni. Le formule per accaparrarsi giocatori (più o meno) funzionali al progetto sportivo o per scambiare (e aumentare il minutaggio di) quelli ai margini della rosa sono strutturate su una sfilza di bonus legati a presenze e successi individuali e leghe come la Premier hanno una forza economica di altra portata: la terz’ultima squadra inglese, il Bournemouth, era in procinto di investire 35 milioni + uno stipendio da 5 nell’affare Zaniolo, con l’area tecnica del Milan che si è invece vista negare dalla proprietà un extra-budget per offrire una cifra alla fine minore.
- Il calcio italiano ha 500 milioni di debiti con il Fisco
- Il mercato al ribasso della Serie A
- Serie A, il caso Samp è la punta dell'iceberg della crisi
Il calcio italiano ha 500 milioni di debiti con il Fisco
E’ la Serie A a farla da padrone tra i debitori con il Fisco: ai suoi 380 milioni, tra Irpef e contributi, si aggiunge il centinaio di milioni della Serie B e la trentina di milioni della Serie C, dove proliferano ‘avventurieri’: non è una situazione contingente, ma che coinvolge anche Club che ormai si caratterizzano come sostenibili.
Questa è la classifica delle società più indebitate pubblicata su Il Fatto Quotidiano a dicembre: Inter – 50 milioni di euro, Lazio – 40 milioni di euro, Roma – 38 milioni di euro, Juventus – 30 milioni di euro, Napoli – 25 milioni di euro, Fiorentina – 15 milioni di euro, Milan – 10 milioni di euro. Sarebbero quelle di Torino, Lazio, Sampdoria e Verona le situazioni più a rischio.
Il salvagente del Salva Calcio, proposto dal presidente della Lazio Claudio Lotito e osteggiato in particolare dal Ministro dell’Economia Giorgetti e da quello dello Sport Abodi, non è andato a buon fine e il sistema, che a livello mediatico è nell’occhio del ciclone per lo scandalo plusvalenze (la Juve è stata penalizzata di -15), rischia di implodere.
Il mercato al ribasso della Serie A
Sono i dati di Transfermarkt a far riflettere: sono state 16 le operazioni messe a segno (in media sfiorano i 2 milioni l’una) in gennaio che hanno portato a una spesa, tra acquisto o prestito oneroso, e solamente 9 quelle a titolo definitivo a fronte di 49 prestiti; era dalla stagione ’05-’06 che il mercato della Serie A non era così povero, allora la spesa era stata di 15,7 milioni di euro. Un anno fa, nel mercato caratterizzato dall’acquisto da parte della Juventus di Dusan Vlahovic, si erano spesi invece 185 milioni di euro.
Ora la Serie A ha speso tanto quanto la Championship, la Serie B inglese: la trentina di milioni investiti è dato che stride in particolar modo con gli 829 milioni di euro che le casse della società di Premier League hanno speso; la fanno da padrone i 329,5 milioni di euro della nuova proprietà del Chelsea targata Tedd Boehly. Superano la Serie A Ligue 1 (131 milioni) e Bundesliga (68 milioni).
Serie A, il caso Samp è la punta dell’iceberg della crisi
I debiti con il Fisco fotografano l’arretratezza della visione italiana che un tempo a livello economico e sportivo valeva la Premier di adesso: mancano infrastrutture e programmazione, si fa fatica a tirare avanti anzi, il dramma in atto alla Sampdoria è solo la punta dell’iceberg.
La scadenza del 16 febbraio è cruciale per i blucerchiati affossati dalla gestione Ferrero: occorrono 10 milioni per pagare gli stipendi dell’ultimo trimestre del 2022 per non incappare in una penalizzazione; le alternative per scongiurare il fallimento si chiamano domanda di ammissione alla procedura per una negoziazione per crisi d’impresa e richiesta al Tribunale di Genova delle misure protettive.