La “rondine” non vola più. Bernd Holzenbein, soprannominato anche “il mascalzone”, è morto all’età di 78 anni, circondato dall’affetto della sua famiglia, come scrive in un comunicato l’Eintracht Frankfurt. L’altra sua famiglia, dove l’attaccante tedesco ha giocato 420 partite dal 1967 al 1981 segnando 160 gol, vincendo la Coppa Uefa nel 1980 nella finale col Borussia Moenchengladbach e tre edizioni della Coppa di Germania (1974, 1975 e l’ultima nel 1981 alzata da capitano nel match d’addio all’Eintracht). Holzenbein fu anche campione del mondo con la Germania Ovest nel 1974.
- Il gol da seduto che fece diventare Holzenbein un idolo
- Il boom nell'Eintracht
- Le imprese di Holzenbein con la nazionale
- La "simulazione" di Holzenbein
- La carriera di Holzenbein
Il gol da seduto che fece diventare Holzenbein un idolo
Una rete di testa da seduto contro la Dinamo Bucarest il 7 novembre 1979 al 90′ nella gara di ritorno dei sedicesimi di Coppa Uefa che valse i supplementari (dove poi risolse un gol di Nickel) lo fece diventare un idolo. Suo anche il record di gol del club in Bundesliga, 160 in 420 gare. Classe 1946, nativo di Dehrn, una cinquantina di chilometri a nord-ovest di Francoforte, all’Eintracht non ci era arrivato da predestinato. Anzi. Nel 1966 il ct della Nazionale U-21 aveva invitato lui e Bernd Nickel, suo futuro compagno di squadra proprio in Assia, a un torneo per osservarli meglio. “Holz”, come lo conoscono tutti dalle parti del Waldstadion, rimane lì solo un giorno. “Nickel ha giocato benissimo– ha ricordato anni dopo in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung – io invece ho fatto così male da tornare subito a casa. Almeno potevo aiutare il TuS Dehrn (il suo club che militava tra i dilettanti n.d.R) in una partita di campionato”.
Il boom nell’Eintracht
Tre mesi dopo, però l’Eintracht lo prende. anche se inizialmente “Wolz ” nei primi anni di carriera ha alternato la sua carriera di calciatore a quella di giocatore di ping pong dilettante, ha qualche problema di autostima. L’attaccante, come l’Eintracht, però non vincerà mai né il Meisterschale e non riuscirà a laurearsi capocannoniere del torneo, neppure nell’anno d’oro 1976/1977, quello dei 26 gol, quando fu battuto dai due Müller, Dieter e Gerd.
Le imprese di Holzenbein con la nazionale
Che ruolo era Holzenbein? Oggi si direbbe seconda punta o attaccante esterno sinistro ma sapeva giocare benissimo anche all’ala in un’epoca in cui la Germania forniva ali per volare ogni anno, da Abramczik a Littbarski. E con la Nazionale Holz alternò successi indimenticabili a delusioni enormi. Prima la gioia, però, ovvero la vittoria del mondiale in casa nel ’74 quando fu protagonista assoluto. La Germania va in finale e trova l’Olanda. Conosciamo la storia, gol lampo degli orange con Neeskens su penalty poi al 25′ Hölzenbein tenta una percussione da sinistra, entra in area e cade per l’intervento di Wim Jansen.
La “simulazione” di Holzenbein
Per l’arbitro inglese Jack Taylor è rigore, che poi sarà trasformato da Paul Breitner. Ancora oggi, a 47 anni di distanza si discute se sia rigore o no. Per quell’episodio nella lingua olandese è entrata la parola “Schwalbe”, simulazione, prima inesistente. Finirà 2-1 col gol partita di Gerd Muller. La grande delusione due anni dopo, nella finale degli Europei nel ’76 persa ai rigori con la Cecoslovacchia. Vide con i suoi occhi il primo rigore “a cucchiaio” della storia del calcio, inventato e segnato dal ceko Panenka 24 anni prima di Totti a Euro2000. Aveva la maglia della nazionale anche ad Argentina ’78 quando nel girone a 4 con anche Olanda e Italia i tedeschi furono clamorosamente battuti ed estromessi anche dalla finale per il terzo posto dall’Austria (già eliminata prima del match) che vinse 3-2 con doppietta nel finale di uno scatenato Krankl. Avesse vinto, la Germania avrebbe preso il posto degli azzurri di Bearzot nella finalina per il terzo posto (poi persa dall’Italia con il Brasile).
La carriera di Holzenbein
La leggenda tedesca a fine carriera ha militato anche negli Stati Uniti, con le maglie dei Fort Lauderdale Strikers, dei Memphis Americans e dei Baltimore Blasts. Ha chiuso da calciatore in terza divisione con l’FSV Salmohr ottenendo una promozione in seconda divisione. Appesi gli scarpini al chiodo, era tornato all’Eintracht nel ruolo di dirigente, nel 1988 diventando vicepresidente dei rossoneri. Sfiorerà il Meisterschale nel 1992 nel ’94 diventerà team manager delle “Aquile”. Con lui nel ’96 le “Adler” conosceranno la prima retrocessione della loro Storia, con Hölzenbein che dà l’addio sl “suo” club e che sarà anche processato per irregolarità finanziarie nel 2001. Gli daranno una multa salatissima ma Bernd rientrerà nel suo Eintracht come consulente e dal 2004 come capo degli scout, prima di andare in pensione.