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Morto Beckenbauer: perchè si chiama Kaiser, la rivalità con Cruijff, il ruolo inventato

Si è spento a 78 anni il leggendario fuoriclasse del Bayern e della nazionale tedesca: il Kaiser era malato da tempo. In carriera vinse tutto

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

L’allarme era stato lanciato dal fratello Walter nei giorni scorsi ma nessuno pensava che la situazione fosse già ai minimi termini. Si è spento a 78 anni Franz Beckenbauer, leggenda del Bayern e della nazionale tedesca. L’ex fuoriclasse è morto ieri ma l’annuncio è stato dato dalla famiglia a un’agenzia tedesca solamente oggi.

Beckenbauer era malato da tempo

Il 1 gennaio il fatello Walter, in occasione del documentario sulla vita del calciatore, aveva iniziato ad avvertire tutti: “Se adesso dicessi che va tutto bene, mentirei e non mi piace mentire. Non si sente bene. È un continuo alti e bassi”. L’ex dirigente del calcio tedesco era scomparso dall’attività ufficiale lo scorso aprile e le complicazioni del suo stato clinico erano già note da tempo. “Ho avuto un presunto infarto oculare in un occhio. Purtroppo non riesco più a vedere nulla con la destra. E devo stare attento”. Aveva detto lui. Lascia un vuoto incolmabile in quel mondo del calcio dove ha vinto tutto.

In carriera Beckenbauer ha vinto tutto

In carriera ha vestito la maglia del Bayern dal 1964 al 1977 vincendo quattro Coppe nazionali (1965-1966, 1966-1967, 1968-1969, 1970-1971), quattro campionati (1968-1969, 1971-1972, 1972-1973, 1973-1974) una Coppa delle Coppe (1966-1967), tre Coppe dei Campioni (1973-1974, 1974-1975, 1975-1976) e una Coppa Intercontinentale (1976). Questi successi gli valsero la vittoria di due Palloni d’oro nel 1972 e nel 1976.

Nel 1977, ormai trentaduenne e considerato a fine carriera, passò ai N.Y. Cosmos, dove rimase per tre stagioni, vincendo tre campionati nordamericani (1977-1978, 1978-1979, 1979-1980). Rientrato in patria nel 1980, giocò ancora due anni con l’Amburgo, con il quale conquistò un campionato (1981-1982), per poi concludere la carriera nuovamente con i Cosmos nel 1983. Con la nazionale vinse Europei ’72 e Mondiali 74, conquistando ancora la coppa del Mondo da allenatore nel ’90 in Italia come ct della Germania.

La partita col braccio al collo immagine di un mito

Nell’immaginario collettivo la grinta di Franz Beckenbauer è tutta rappresentata nella gara di semifinale dei Mondiali ’70 in Messico contro l’Italia quando giocò con il braccio al collo a causa di una lussazione alla spalla rimediata nei minuti iniziali.

L’infanzia in povertà del piccolo Franz

Nato subito dopo la guerra, l’11 settembre del 1945, a Monaco in quello che i tedeschi definiscono ‘stunde null’, letteralmente ‘ora zero’, termine che usano per indicare la difficile ripartenza: le città sono ridotte in macerie e il suo territorio è occupato militarmente dagli eserciti delle potenze vincitrici. Franz è il secondo genito di papà Franz Senior, che di mestiere fa il postino, e di mamma Antoine, casalinga. Suo fratello Walter è di 4 anni più grande di lui. Trascorre l’infanzia in povertà ma trova subito nel pallone il suo miglior amico.

La scalata da promessa a Kaiser

Cresciuto nelle giovanili del Bayern, dopo un amore mai sbocciato con l’altra squadra della sua città, il Monaco 1860, Beckenbauer si impone subito nel suo club come mediano, dopo aver iniziato la carriera da ala sinistra. Elegante, potente, continuo, dalla falcata ampia e dalla battuta quasi sempre d’esterno. A vent’anni fu protagonista del Mondiale 1966 in Inghilterra, che la Germania perse in finale.

Nell’agosto del 1971 Franz si guadagna il soprannome di ‘Kaiser’. Il Bayern Monaco viene invitato dall’Austria Vienna nella capitale austriaca per giocare una partita amichevole e celebrare i suoi cinquant’anni di vita. I bavaresi ne approfittano per fare anche un po’ i turisti. Durante la visita Beckenbauer indugia su un busto di Francesco Giuseppe, l’imperatore che rimase in carica per 68 anni, tra il 1848 e il 1916. Mentre posa accanto al busto Franz sorride e il momento è catturato dal fotografo austriaco Herbert Sündhofer. Lo scatto finisce sul tavolo della rivista ‘Kicker’ e il 16 agosto 1971 esce un articolo nella prima pagina della sua rubrica ‘Immer am Ball’ (Sempre sul pallone) con foto e un titolo, destinato a fare Storia: “Due imperatori si incontrano all’Hofburg”. Da quel momento Beckenbauer sarà per tutti ‘Il Kaiser’.

La svolta nel ’72: reinventò il ruolo di libero

Nel giugno del 1972 la mossa del Ct. tedesco Schön di trasformare Franz da mediano di impostazione a libero con licenza di costruire il gioco e portarsi all’occorrenza in attacco si rivelerà quanto mai azzeccata. Beckenbauer modificò questo ruolo, fino ad allora interpretato in chiave quasi esclusivamente difensiva e di rottura, in uno di regia e di costruzione.

Sono gli anni della rivalità con Cruijff, il poeta del gol dell’Olanda che domina in coppa Campioni con l’Ajax. Beckenbauer si prende la rivincita con i Mondiali del ’74 quando la Germania spense i tulipani in finale (2-1)

A 32 anni Beckenbauer lascia infatti il Bayern Monaco (75 goal in 575 presenze) e la Nazionale tedesca occidentale (14 goal in 103 presenze) per trasferirsi negli Stati Uniti e firmare con i New York Cosmos, diventando un ambasciatore del calcio a stelle e strisce, sulla scia di quanto fatto da altri grandi campioni. Dopo il ritiro, Beckenbauer intraprende con successo la carriera da allenatore. Perde la finale dei Mondiali ’86 contro l’Argentina di Maradona ma vince nel ’90 nella rivincita ai Mondiali italiani.

La malattia e gli ultimi anni

Il declino fisico arriva negli ultimi anni: “Per la prima volta comincio a pensare alla morte. – aveva rivelato alla ‘Bild’ nel 2021 – Intravedo la fine. Spero che il buon Dio mi dia ancora molti anni, ma a questa età non lo sai. Ti rendi conto che il tempo è limitato. E questo ovviamente ti fa riflettere. Non mi agito per qualcosa che non posso cambiare. So che capiterà, morirò. Solo che a questa età ci pensi più spesso rispetto a prima. Non vado più spesso in chiesa, ma prego regolarmente. Ringrazio per la bella vita che ho avuto. Credo sia giusto ringraziare Dio ogni giorno”.

Morto Beckenbauer: perchè si chiama Kaiser, la rivalità con Cruijff, il ruolo inventato Fonte: ANSA

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