Ammiccare ormai è diventata un’esigenza. Specie nel mondo del ciclismo, dove le competizioni crescono un po’ come i funghi, a volte calpestando anche il fascino e la storicità di corse che in passato rappresentavano autentiche eccellenze, ma che oggi devono farsi largo per ritrovare un po’ di quell’aurea perduta.
Il Giro d’Italia, inutile girarci intorno, è forse una delle gare più “attaccate” dal nuovo “ordine” del ciclismo mondiale. Perché quella che fino a una ventina d’anni fa era la seconda gara più importante del pianeta, seconda solo al Tour, adesso si ritrova a fare i conti con una concorrenza spietata, dettata in primis dal soldi che ASO (l’organizzazione del Tour) ha riversato sulla Vuelta, ma soprattutto sulla “compressione” sfavorevole di un calendario che quella corsa di tre settimane a maggio sembra quasi detestarla.
Perché se il Tour rimane la madre di tutte le corse a tappe, per prepararlo bene non c’è altro modo che rinunciare a correre il Giro. Tanto che ormai l’universo dei ciclisti si divide in une tronconi: chi punta alla maglia gialla per poi tentare (se necessario) la prova d’appello alla Vuelta, che parte un mese dopo, e chi fa sapere deliberatamente di voler ambire alla doppietta Giro-Vuelta, godendo di tre mesi di stacco tra le due corse. Solo che al Tour tutti vogliono andare, anche su “gentile” invito degli sponsor. E così facendo, scelgono inevitabilmente di sacrificare il Giro.
- Perfetto per i Fab4
- Salvate gli scalatori
- Fari su Almeida e Thomas
- Pippo, vogliamo sognare?
- Van Aert Uomo Jumbo?
Perfetto per i Fab4
È per questo che da anni RCS sta tentando l’impossibile pur di accattivarsi le simpatie dei big del pedale, così da comporre nel limite del possibile un parterre in grado di stimolare la fantasia e rende la competizione accesa ed entusiasmante come avviene nei restanti due grandi giri. Solo che Vingegaard e Pogacar, coloro che si sono spartiti gli ultimi 4 Tour, al Giro non si sono mai schierati al via, e questo è un bel problema.
Fino allo scorso anno non s’era mai visto neppure Evenepoel, che peraltro è rimasto in corsa solo 8 giorni, salutando quando era addirittura in maglia rosa (ufficialmente per Covid, poi, chissà). E Roglic, il vincitore dell’ultima edizione, cambiando squadra ha cambiato anche obiettivi, facendo sapere a mari e monti di volersela giocare di nuovo al Tour, unico grande giro mancante nella sua collezione di trionfi da mostrare in vetrina.
Cambiare percorso è diventata un’esigenza, alternando annate dure, per scalatori pure, ad altre più morbide, tali da strizzare l’occhio ai crono man. Un Giro come quello disegnato per l’edizione 2024 sarebbe perfetto per i 4 nomi appena citati: tutti sono ottimi scalatori, chi più chi meno (Vingegaard probabilmente il migliore), e tutti a cronometro sanno andare forte, a cominciare da Evenepoel, che in salita è forse quello destinato a pagare dazio maggiormente.
Ma i 4 moschettieri salvo sorprese si ritroveranno tutti ai nastri di partenza del Tour che partirà proprio dall’Italia, con le prime tre tappe che da Firenze porteranno la carovana fino a Torino (da dove partirà il Giro: Turin Caput Mundi), passando per Rimini, Bologna, Cesenatico e Piacenza tra sedi di arrivo e di partenza. E così facendo lasceranno orfana la corsa rosa dei fuoriclasse più attesi.
Salvate gli scalatori
Se è presto per dire oggi chi sarà protagonista della prossima edizione del Giro, di sicuro è possibile individuare coloro che, note le caratteristiche del percorso, risulterebbe sulla carta maggiormente avvantaggiato dalla composizione delle 21 tappe. Che rispetto al passato prevedono meno tapponi di montagna, più arrivi per velocisti (almeno 6, ma forse anche 8) e soprattutto molti più chilometri contro il tempo.
Le due crono di Foligno-Perugia (37 km) e Castiglione delle Stiviere-Desenzano del Garda (31) non possono che strizzare l’occhio agli specialisti: Evenepoel e Roglic avrebbero potuto banchettare e guadagnare secondi preziosi, anche perché poi le salite, benché alcune durissime (Forcola di Livigno, Stelvio, Grappa), potrebbero non bastare agli scalatori puri per recuperare il terreno perso.
Anche Pocagar, che dei Fab4 è l’unico che ha tenuto una porticina aperta per provare a presentarsi al via, avrebbe terreno fertile per garantirsi un buon margine di sicurezza in vista delle tappe di montagna. Cosa che non si potrebbe dire di Vingegaard, che a cronometro va forte, ma solitamente quando contempla parecchia salita (come successo quest’anno al Tour), e questo non è propriamente il caso. Gente come Carapaz, Hindley (che pure sarà capitano della Bora Hansgrohe), Mas, Ciccone, Vlasov e Landa sembrerebbe essere tagliata fuori prima ancora di cominciare a pedalare.
Fari su Almeida e Thomas
Auspicando che Pogacar voglia tentare l’azzardo di giocarsi la doppietta Giro-Tour (dovrebbe sacrificare però qualche classica di primavera, anche se da uno come lui ci si può aspettare di tutto), il Giro 2024 potrebbe strizzare l’occhio a Juan Ayuso, giovane spagnolo forte in salita e che a cronometro sta imparando a difendersi, così come a Joao Almeida, che a cronometro non va affatto male (quando vuole…), ma che pure pare l’eterno incompiuto. Segni particolari? Tutti e tre corrono con gli UAE Team Emirates, che dovrà decidere su chi puntare (ci sarebbe anche Adam Yates, ma anche per lui le crono sembrano essere troppe).
Geraint Thomas, dopo la beffa dell’ultimo Giro, perso nella cronoscalata di Lussari, teoricamente sarebbe un altro cavallo da battaglia mica da ridere, perché potrebbe sfruttare i tanti km a cronometro. Ma 38 anni sulle spalle si sentono, e allora la domanda sorge spontanea: ma alla Ineos Granadiers qualcuno che voglia puntare su Filippo Ganna non c’è?
Pippo, vogliamo sognare?
Ora che Nibali è sceso di bicicletta, l’Italia cerca disperatamente un nuovo corridore da corse a tappe in grado di colmarne il vuoto che ha lasciato. Ganna in verità in questo momento sta tenendo sulle spalle il peso di buona parte del movimento italiano, ma un percorso come quello designato da RCS meriterebbe da parte sua e della Ineos un ragionamento concreto. Pippo va fortissimo a cronometro, sa difendersi in salita e addirittura ha cominciato a specializzarsi anche nelle volate di gruppo.
Chi dice che questo Giro potrebbe rappresentare l’occasione di una vita per il verbanese, un po’ come lo fu il Tour 2019 per Alaphilippe, probabilmente lo dice a ragion veduta. Ma dovrà crederci intanto Pippo, che a parole, durante la presentazione, ha dribblato ogni previsione, limitandosi a dire di volersi concentrare sulle due crono (oltre al Tour c’è anche e soprattutto Parigi 2024, dove in pista punterà a confermare l’oro di Tokyo col quartetto). E anche la Ineos dovrà dimostrare di voler credere nell’impresa, sebben con un parterre non di primissimo piano, la suggestione Ganna in rosa a Roma non sarebbe poi così lontana.
Van Aert Uomo Jumbo?
Una prospettiva che in Belgio potrebbero anche pensare di tagliare su misura per Wout Van Aert, che ha fatto sapere di voler partecipare per la prima volta al Giro (se non si rimangia la parola), e che per caratteristiche tecniche potrebbe a sua volta pensare di sfruttare le cronometro e poi giocarsela sulle montagne, lui che come Ganna (anche più di Ganna) come gregario in salita ha spesso fatto la fortuna di tanti compagni di squadra (chiedere a Vingegaard e Roglic).
Tra l’altro la Jumbo Visma non sa a chi affidare i gradi di capitano: se a Sepp Kuss, recente vincitore alla Vuelta (improbabile), o se a uno tra Keldermann o Kruijswijk. Il problema è sempre lo stesso: correre in Italia a maggio per vincere significa dover poi sacrificare la gamba buona per il Tour (e Parigi 2024), e magari Wout (che punta alla maglia verde, come sempre) non può permettersi il lusso di relegare la grande boucle a corsa secondaria nel calendario della sua stagione. Però, un Giro così potrebbe non ricapitargli più, anche se dopo lo zero nelle vittorie stagionali nelle classiche monumento la voglia di rivalsa a primavera sarà fortissima. E se ci sarà qualcosa da sacrificare, come sempre sarà il Giro. Che di questo passo non saprà più cosa inventarsi per attirare tutti i campioni possibili.