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Giro d'Italia 2024, si parte: tutti contro Pogacar, ma tra volate, cronometro e tappe per finisseur lo spettacolo è assicurato

L'edizione numero 107 del Giro pare fatta su misura per Tadej Pogacar, al debutto nella corsa rosa. Thomas il rivale più pericoloso. L'Italia confida in Tiberii, Ganna e Milan

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Bistrattato da molti, amato da praticamente da tutti. E poco importa se il Giro d’Italia 2024 ancora una volta non vedrà ai nastri di partenza i maggiori calibri del ciclismo internazionale. Tutto sommato ne basta uno per rendere il piatto piuttosto ricco: Tadej Pogacar la corsa rosa non l’ha mai disputata in carriera, ma a detta di praticamente tutti gli addetti ai lavori non dovrebbe avere grossi problemi a scrivere il proprio nome sull’albo d’oro nel giorno in cui Roma celebrerà l’erede di Primoz Roglic, assente sia perché infortunato, sia perché comunque intenzionato a dare l’assalto al Tour de France. Dove Pogacar, è bene ricordarlo, sarà comunque presente, puntando a una clamorosa doppietta che nel ciclismo manca dal 1998.

Pogacar strafavorito, ma Thomas non si da per vinto

Pogacar ha attirato su di se tutti i riflettori, come logica vuole. E anche i favori del pronostico, per certi versi mai stato così scontato. Chi potrebbe infastidirlo sulla via che conduce a Roma? Sulla carta, Geraint Thomas è il rivale maggiormente accreditato: lo scorso anno il capitano della Ineos Granadiers concluse alle spalle di Roglic, che gli sfilò la maglia rosa nella cronoscalata conclusiva sul Monte Lussari.

Quest’anno Thomas ci riprova, e a parole ha fatto capire di non volersi dare per vinto prima del tempo: “Non sarei qui se pensassi che Pogacar fosse imbattibile”. Lo sloveno certamente è più forte, e la primavera del pedale ha rimarcato il concetto, ma è anche vero che al Giro, come un po’ in tutte le corse (anche qui la memoria è piuttosto fresca, viste le tante cadute che si sono accavallate nei mesi passati), arrivare all’ultima tappa non è mai semplice e neppure scontato.

Aspiranti al podio: Martinez, Uijdtebroeks e O’Connr

Detto di Pogacar e Thomas, è possibile annoverare almeno altri 3-4 potenziali protagonisti, nonché degnissimi aspiranti al podio di Roma. In casa Ineos c’è il giovane Thymen Arensman (sesto lo scorso anno) che merita di essere seguito, atteso al salto di qualità su un percorso che potrebbe esaltarne le caratteristiche.

Poi c’è il capitano della Bora Hansgrohe, quel Daniel Martinez che ha mandato segnali importanti nel corso della primavera, e c’è anche l’unico faro da classifica per la Visma, ovvero Cian Uijdtebroeks, alla prima vera recita da capitano indiscusso (orfano di Van Aert, costretto a rinunciare al Giro dopo la caduta patita alla Dwaars a fine marzo, ma già sulla buona strada per rientrare in tempo per prendere parte al Tour de France), che pure ha detto di volersi concentrare maggiormente sulla maglia bianca (cioè quella degli Under 23, nati dopo il 1° gennaio 1999).

Ultimo nome forte, quello di Ben O’Connor: la primavera ha dato buoni segnali, adesso però bisognerà confermarli tutti (e non sarò semplice).

Gente da top ten: Bardet, Lopez e uno tra Tiberi e Caruso

Possibili outsider, nonché degni candidati a un posto in top 10, rispondono ai nomi di Juan Pedro Lopez (recente vincitore al Tour of the Alps), Romain Bardet (che a 34 anni cerca un ultimo acuto ad alto livello) ed Eddie Dunbar.

E poi ci sono i primi italiani della lista: Antonio Tiberi è la speranza più fulgida, il ragazzo attorno al quale costruire un percorso in grado di portarlo a diventare un uomo da corse a tappe (e pure competitivo). Come mentore avrà Damiano Caruso, che tre anni fa al Giro fece faville, chiudendo al secondo posto dietro a Egan Bernal e che lo scorso anno, pur senza ripetere le stesse ottime cose mostrate due anni prima, chiuse quarto dietro a Roglic, Thomas e Almeida.

Per i più nostalgici c’è anche Nairo Quintana, che il Giro l’ha vinto 10 anni fa e che dopo un biennio complicato proverà a far saltare il banco ancora una volta su qualche pendenza ripida.

Milan vuol essere re delle volate, Ganna delle cronometro

Il Giro da sempre è anche un terreno di caccia prediletto per i velocisti, con un italiano che è desideroso di dettare legge: Jonathan Milan ha già fatto bene alla Tirreno Adriatico due mesi fa e vuol puntare dritto sia alla maglia ciclamino (classifica a punti), sia a rivelarsi il re delle volate. La concorrenza non mancherà: da Tim Merlier a Olav Kooij, da Kaden Groves a Fabio Jakobsen, passando per Biniam Girmay fino ad arrivare a Phil Bauhaus, Caleb Ewan, Fernando Gaviria, Laurence Pithie e Alberto Dainese, certo di nomi per gli arrivi veloci se ne potranno avere a iosa.

Così come si preannuncia avvincente la lotta nelle due cronometro presenti nel percorso: Pogacar potrà fare la voce grossa, ma Filippo Ganna, Edoardo Affini, Ethan Vernon e Tobias Foss sono crono man che non necessitano di alcuna presentazione.

Anche tra i cacciatori di tappe il parterre è piuttosto rilevante: Julian Alaphilippe e Christophe Laporte portano in dote esperienza e doti da finisseur conclamati, mentre gli italiani che potrebbero mettersi in luce rispondono ai nomi di Simone Velasco, Filippo Zana, Giulio Pellizzari e Lorenzo Fortunato.

Il percorso: 3.400 km, due crono e lo Stelvio come Cima Coppi

Quanto al percorso, il Giro edizione numero 107 misura complessivamente 3.400 chilometri, con poco meno di 45.000 metri di dislivello. Due le cronometro in programma, lunghe rispettivamente 38 e 31 chilometri, poste nel corso della prima e della seconda settimana.

La partenza (Torino-Venaria Reale) potrebbe prestarsi subito a colpi di mano, mentre il Santuario di Oropa alla seconda tappa già potrebbe fare selezione nei piani alti. La tappa con gli sterrati (Viareggio-Terme di Rapolano) strizzerà l’occhio agli avventurieri (Pogacar ha stravinto alla Strade Bianche due mesi fa…), quella con arrivo posto a Prati di Tivo sarà già un bel test per gli scalatori.

Nella seconda settimana il clou sarà l’arrivo inedito a Livigno, poi alla ripartenza Cima Coppi sullo Stelvio e arrivo in Val Gardena, dove la frazione con Sella e Rolle e arrivo a Passo Brocon promette spettacolo e selezione. L’ultima grossa asperità sarà il Monte Grappa, da scalare due volte alla penultima tappa, prima del trasferimento a Roma per la passerella ai fori imperiali.

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