Ne compie “solo” 39 Vincenzo Iaquinta oggi ma per l’ex attaccante della Juventus sembra sia passata più di una vita, almeno tre. Dall’infanzia calabrese ai primi calci. Dal campetto di Reggiolo all’Olympiastadion di Berlino. Da brutto anatroccolo, scartato anche dalla Reggiana, a campione del mondo. Dalla maglia della Juventus alle accuse che gli sono costate la condanna in primo grado a due anni di carcere nell’ambito del processo di ‘ndrangheta “Aemilia” per possesso illegale di armi . Il primo salto dal Sud al nord, dai campetti di Cutro alla Primavera del Brescia. In quella squadra c’erano Pirlo (suo compagno in azzurro successivamente) e Bonazzoli ma finì presto. Tornò al Reggiolo. Fece un provino con il Parma, anche con la Reggiana ma venne scartato perché dissero che aveva una muscolatura con poche fibre bianche. Da allora ancora sacrifici, il Padova prima e il Castel di Sangro, in C1 poi. Quindi il grande salto, all’Udinese in serie A , dove, dopo un anno come riserva di Muzzi, Margiotta e Sosa (faceva anche l’autista a Pinzi che non aveva la macchina), diventa titolare. In sei stagioni a Udine Iaquinta segna 44 gol in 151 partite con un record di 13 gol nella stagione 2004-2005, in coppia con Di Natale, portando i friulani in Champions League, dove segna una tripletta allo Sporting Lisbona.
LA CARRIERA – Iaquinta ha giocato nella nazionale Under 21 (10 presenze e 1 gol), esordendo nella nazionale maggiore il 30 marzo 2005 a Padova (amichevole Italia-Islanda). E proprio con la maglia dell’Italia arriva il top. Il 2006 è l’anno di grazia dell’attaccante calabrese: al termine di un ottimo campionato con l’Udinese, vola con gli azzurri di Lippi al Mondiale, grazie anche alla sua duttilità tattica e all’assenza per infortunio di Christian Vieri. Ed è proprio di Iaquinta il gol del 2-0 nel match di esordio tra Italia e Ghana. In quella competizione arriveranno altre presenze contro Stati Uniti, Australia, Germania in semifinale e Francia nella finalissima che lo consacrerà campione del mondo. Iaquinta rimane all’Udinese anche nella stagione 2006-2007 al termine della quale, dopo 14 reti, firma per la Juventus che lo acquista per oltre 10 milioni di euro. In bianconero fa il suo esordio il 25 agosto 2007 contro il Livorno. Come gli è spesso accaduto in carriera, anche in questa occasione segna al debutto realizzando una doppietta. Chiuderà il campionato con otto reti e diversi infortuni. Va un po’ meglio la stagione successiva, nella quale segna 12 gol in 28 partite. Chiude la sua avventura con la Juventus nella stagione 2010-2011 con un complessivo di 30 gol in 86 presenze. La sua ultima squadra in carriera è il Cesena, dove gioca sette match nel 2012. Ritorna alla Juventus nel 2013, ma senza mai scendere in campo. Nell’estate del 2014, a trentaquattro anni, dopo due anni di inattività, annuncia il ritiro dal calcio giocato.
LE SUE PAROLE – Per lui Spalletti, che ebbe all’Udinese, è il top: “Lo considero il miglior allenatore italiano, ha una preparazione che pochi hanno. Le sue squadre fanno un bel calcio, ha grande personalità. Ricordo che una volta ero molto nervoso e dopo un rimprovero gli risposi male. Non ce le siamo mandate a dire, stavamo arrivando alle mani. Per poco non abbiamo fatto a botte, eravamo testa contro testa. Luciano però aveva un debole per me, lui sa capire le situazioni e raccontando questo episodio voglio far capire come sia bravo a gestire il gruppo. In ritiro giocavamo a braccio di ferro, vincevo sempre e spezzavo a tutti il braccino. Una sera Spalletti mi sfida e mi butta giù. Non sembra ma ha una forza incredibile”. Ora il suo nemico non è più un avversario in campo ma dimostrare la sua innocenza. Alle Iene, dopo la condanna in primo grado, ha detto davanti alle telecamere: “Siamo innocenti, sia io sia mio padre. È chiaro che lui conosceva tante persone, ma Cutro è piccola, ci si conosce tutti: conoscere è reato forse? La parola ‘ndrangheta mi fa paura. Lui non ha fatto niente, le armi le aveva prese per sicurezza, sono stato io a spiegarlo a quelli della Dda. Un giorno mi sono fermato al McDonald’s. La signora alla cassa mi ha riconosciuto: ‘Ah, c’è Iaquinta’. E quello che lavava i piatti ha detto: ‘Ah, quel mafioso!’. E io c’avevo i bambini in macchina, vi rendete conto?..”.