Il calcio, come la vita, è fatto anche di sliding doors, di coincidenze e circostanze più o meno fortunose che possono orientare la carriera di un giocatore e le scelte di un club. Si prenda il caso di Gabriel Barbosa, per tutti Gabigol, oggi star in Brasile e fresco di gol decisivo nella finale di Copa Libertadores per il suo Flamengo, ma passato per una poco felice avventura in Italia all’Inter.
- Da crac a delusione: il fallimento italiano di Gabigol
- Due Libertadores per la leggenda: Gabigol nella storia del calcio brasiliano
- Gabigol, i perché del flop all'Inter e la festa con Arturo Vidal
Da crac a delusione: il fallimento italiano di Gabigol
Esattamente sei anni fa, il 30 ottobre 2016, la “sua” Inter affrontava la Sampdoria, proprio come in questo weekend di campionato, ma in trasferta. Dopo 10 partite da comparsa, con tanta panchina e uno scampolo di match contro il Bologna buono solo per registrarne il debutto in A sugli almanacchi, Frank De Boer, all’epoca tecnico dell’Inter, decise di lasciare fuori l’attaccante brasiliano anche dalla lista dei convocati. Il tecnico olandese perse quella partita e venne esonerato, ma il destino interista di Gabigol, acquistato pochi mesi prima per 30 milioni dalla gestione Thohir e annunciato come un potenziale crac di mercato, non cambiò neppure nelle due gestioni tecniche successive, con Stefano Vecchi e Stefano Pioli, visto che il brasiliano mise insieme un’ora scarsa in totale in una mezza dozzina di gare da subentrato, con appena un gol segnato, al Bologna nel girone di ritorno.
Due Libertadores per la leggenda: Gabigol nella storia del calcio brasiliano
L’Inter volle dare un’altra chance al ragazzo, cedendolo in prestito al Benfica, ma pure in Portogallo i numeri furono deludenti. Per rivedere sbocciare il talento capace di fare meraviglie da teenager al Santos servì quindi il ritorno in patria, proprio con il Peixe: la rinascita fu immediata, il bottino di 22 gol richiamò l’interesse del Flamengo e di colpo il mondo di Gabigol riprese a girare. Gol a grappoli, per legittimare finalmente il proprio soprannome storico, titoli nazionali in serie, il ritorno in nazionale e la cessione a titolo definitivo da parte dell’Inter, che chiuse quella poco felice parentesi quantomeno con 20 milioni di incasso. Il Predestinato però non si è accontentato, entrando definitivamente nella storia del Mengao e del calcio brasiliano decidendo due finali di Copa Libertadores: dopo quella del 2019, con tanto di titolo di capocannoniere oltre alla doppietta in finale al River Plate, ecco il gol decisivo all’Atletico Paranaense nella finale 2022, giocata proprio il 30 ottobre. Il Flamengo succede così nell’albo d’oro al Palmeiras e sale sul tetto d’Europa per la seconda volta in tre anni, dopo esserci riuscito appena una volta in precedenza, ma soprattutto Gabigol riesce ad andare a segno per la quarta volta in una finale di Libertadores, salendo a 29 reti nella competizione e diventando il brasiliano più prolifico insieme a Luizao.
Gabigol, i perché del flop all’Inter e la festa con Arturo Vidal
Chi l’avrebbe mai detto solo sei anni fa? I motivi della rinascita sono plurimi. Gabriel Barbosa non seppe reggere il confronto con le aspettative createsi su di sé a soli 20 anni e fu travolto dalle difficoltà dell’Inter, fallendo l’adattamento ad un calcio poco adatto alle proprie caratteristiche tecniche e non solo. Le recenti dichiarazioni della sorella Dhiovanna, che ha confessato come Gabi abbia sofferto di anemia e depressione durante il periodo interista, confermano come l’habitat naturale di Barbosa sia il natio Brasile, con il quale sogna di partecipare al Mondiale in Qatar. Intanto grazie al suo gol hanno esultato tante altre vecchie conoscenze del calcio italiano, dagli ex fiorentini Pedro e Pulgar fino ai più noti Diego, meteora alla Juve nel 2010, e Arturo Vidal, entrato in campo in finale solo nei minuti conclusivi, ma comunque in grado di coronare il proprio sogno, quello di giocare con la maglia dell’amato Flamengo e di vincere la Libertadores, discreta consolazione dopo aver inseguito a lungo invano per l’intera carriera la Champions League.