Un report dalla provenienza decisamente sospetta, la decisione dell’IBA e la rabbia di Martina Navratilova: a distanza di mesi dalle Olimpiadi di Parigi, il caso di Imane Khelif torna di grande attualità soprattutto negli Stati Uniti dove c’è un grande fermento a riguardo a seguito della decisione del presidente Trump.
La decisione dell’IBA
Nessun passo indietro da parte dell’IBA, la federazione che organizza i Mondiali ma non è riconosciuta dal CIO continua a mantenere la stessa posizione adottata nel 2023 e decide di escludere Imane Khelif dalla rassegna iridata in program in Serbia dall’8 al 16 marzo. E dall’organizzazione sembra arrivare anche un avvertimento per altre atlete dalle parole del Ceo Chris Roberts: “Imane Khelif non è idonea per i nostri campionati del mondo, non soddisfa i criteri di ammissibilità. Il nostro regolamento tecnico stabilisce chiaramente i requisiti e i criteri per l’evento. Conduciamo test di idoneità di genere in modo casuale e li condurremo anche durante i campionati del mondo”.
La discussione negli States
Un tema quello dell’identità di genere che in questi giorni è molto discusso negli Stati Uniti e la mancata presenza dell’algerina ai Mondiali riporta a galla un report clinico sull’atleta sulla cui provenienza però non c’è nessuna certezza. Si tratta di un documento pubblicato già da qualche mese che fa riferimento a una risonanza magnetica a cui si è sottoposta Imane Khelif e che avrebbe rivelato l’assenza di un utero e la presenza di testicoli interni e di un “micropene”. La provenienza del documento però non è mai stata accertata e rimane tutta da verificare la fondatezza dello stesso.
La rabbia di Martina Navratilova
Sul fronte “identità di genere” Martina Navratilova è in prima linea già da diverso tempo e ora torna all’attacco: “Il Cio e Thomas Bach dovrebbero vergognarsi per aver permesso questa giustizia distorta”. Il tema negli Stati Uniti è particolarmente caldo dopo la decisione del nuovo presidente Donald Trump di firmare un atto che vieta la possibilità alle atlete transgender di gareggiare con le donne, una decisione presa anche in vista di Los Angeles 2028 e che ha avuto applicazione immediata attraverso la NCAA che ha subito messo in atto il divieto.