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Immobile ha fatto la storia della Serie A, perché non ha mai convinto Juve, Milan e Inter

Il bomber della Lazio continua a battere record ma nonostante tanti gol in carriera non lo cercano le big dopo l'occasione persa con il Borussia Dortmund

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“Ranieri mi lanciò, Zeman mi crebbe, Klopp mi rapì e ora mi tiene Sarri”, parafrasando Virgilio potrebbe essere questa l’epigrafe perfetta per Ciro Immobile, il re del gol che da ieri ha fatto un altro passo avanti nella storia della serie A. 188 gol in A, meglio di lui solo in otto – il gotha di tutti i tempi – da Totti a Nordhal fino a Baggio – come lui altri tre fenomeni come Gilardino, Del Piero e un altro laziale doc come Beppe Signori. Che sono stati tra i primi a congratularsi con lui.

Immobile, arrivano i complimenti di Gilardino e Signori

Sui social la festa è iniziata presto per Immiobile. Dopo il 4-0 alla Fiorentina condito da un altro sui gol ecco la marea di complimenti. “Grande Ciro ben arrivato” firmato Gilardino. “Ben arrivato ai 188 gol in serie A”, firmato Beppe Signori. E poi via via in tanti, tifosi comuni ed ex calciatori. La sesta rete stagionale in campionato vale a Immobile anche l’aggancio ad Arnautovic in testa alla classifica cannonieri.

Immobile verso il record di vittorie nella classifica cannonieri

Una classifica che Immobile conosce molto bene, avendola vinta quattro volte (miglior italiano di sempre a imporsi in serie A) e che punta a centrare per la quinta volta per raggiungere il leggendario Nordhal, ex stella del Milan del Gre-No-Li. Una serie iniziata nel campionato 2013/2014, quando Immobile si laureò capocannoniere per la prima volta in A, realizzando 22 gol con la maglia del Torino. Poi alla Lazio un tris storico: 29 gol nel 2017-2018, 36 gol – con record assoluto in A di Higuain pareggiato- nel 2019-2020 e 27 gol l’anno scorso.

Immobile e il destino di non giocare in un top-club

Sono numeri che per ora neanche Haaland o Mbappè possono contare, eppure il bomber nato a Torre Annunziata e cresciuto nelle giovanili del Sorrento, ha solo annusato l’aria delle grandissime squadre. La sua carriera ha vissuto l’apice tra il Pescara, il Torino e ora la Lazio. Più dolori che gioie in Nazionale (15 gol in 55 gare), comprese le polemiche recenti sul suo abbandono dal ritiro con la complicità di Lotito per poi giocare puntualmente in campionato, e l’appuntamento con le big sempre rimandato.

Un destino, forse, che si poteva intravedere da subito. Il primo provino, Ciro lo ha fatto quando aveva 10 anni, con il Milan. La sua prestazione aveva soddisfatto le aspettative, ma per poter essere preso avrebbe dovuto trasferire la sua residenza a Milano. I suoi genitori ai tempi decisero di rinunciare a questa incredibile occasione.

Ferrara lo portò alla Juve, Ranieri fece debuttare Immobile in A

Il postino però suona sempre due volte. Al Sorrento lo nota Ciro Ferrara che in breve tempo lo porta alla Juventus dove in Primavera si mette in gran mostra, fino a centrare l’esordio tra i grandi con la prima squadra. Che c’entrano Ranieri, Zeman e Klopp? Presto detto. Fu Claudio Ranieri a farlo debuttare in A in Juve-Bologna 4-1 del 2012. Entra al posto di Del Piero ma questo non sarà un segno del destino. Alla Juve non rimane. Inizia un prestito dietro l’altro fino alla consacrazione con il Pescara di Zeman dei tre fenomeni: Ciro Immobile appunto, Lorenzo Insigne e Marco Verratti.

Immobile fallisce l’occasione con Borussia Dortmund e Siviglia

Insigne andrà al Napoli, Verratti al Psg ma per Immobile le porte delle grandi restano chiuse. C’è il Genoa, dove dimostra di poter giocare alla grande anche in A, e soprattutto il Torino dove vince appunto la sua prima classifica dei cannonieri. Eccola allora la grande occasione: lo compra il Borussia Dortmund vice-campione d’Europa, finalmente una big. Ma Immobile in Bundesliga fa flop: non lega con Klopp. Solo 3 gol in 24 spezzoni e subito addio. Ci riprova all’estero, con il Siviglia e va ancora peggio: dopo 2 gol in 8 presenza lascia e torna nell’amato Torino prima dell’avventura alla Lazio dove con Inzaghi prima e Sarri ora torna il re del gol. Come mai in questi anni nè Juve, nè Milan, nè Inter l’hanno mai cercato? Difficile da dire, il Napoli l’ha inseguito a lungo ma si è sempre fermato un momento prima dell’accordo, le altre lo hanno considerato un goleador quasi di provincia, spaventate un po’ dal carattere e dall’impressione che soffrisse le pressioni e anche dal rendimento in Nazionale (eppure ha vinto anche una classifica di bomber in Europa League). Lui alla Lazio si sente un re, giustamente. E’ un po’ il Totti della Lazio, capitano, bandiera e goleador.

Essere in una classifica con tanti altri nomi importanti mi riempie di orgoglioha confessato, senza nascondere l’emozione – quando la guardo, mi rendo conto che sto facendo cose bellissime. Ogni anno punto a migliorarmi, l’età avanza ma ho dei compagni che mi mettono nelle condizioni di esprimere il mio massimo potenziale, sanno dove voglio la palla. E io, maturando, sto riuscendo a inserirmi in alcuni meccanismi mentre in passato facevo fatica.

È bello far parte della storia di questa squadra, mi hanno sempre fatto sentire una parte importante del progetto e questo è fondamentale per ognuno di noi, quando ti senti bene in un posto riesci a dare di più”.

E se questo posto non è una big, pazienza. Lui se n’è fatta una ragione. E conta di lasciare ancora un segno anche in Nazionale, dove pure aveva pensato di smettere. L’ultimo sfizio dello scugnizzo del gol.

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