C’era una volta una pubblicità che diceva che una telefonata poteva allungare una vita. Nel caso di Inaki Williams, ad allungare la traiettoria di un sogno hanno contribuito una sequenza di concatenazioni da fare invidia a uno sceneggiatore di Hollywood. Al quale magari un giorno verrà in mente di fare un film sull’incredibile viaggio di ritorno dell’attaccante ghanese dell’Athletic Club di Bilbao (non è un refuso: è veramente ghanese e gioca a Bilbao, ma aspettate prima di credere che non possa essere vero) in tempo per disputare l’attesissimo quarto di finale di Copa del Rey contro il Barcellona. Un appuntamento che Inaki non poteva perdere, e sul quale ha impresso una firma in calce destinata ad essere tramandata ai posteri.
- L'Athletic Bilbao come Ancelotti: preferisce la coppa
- L'orgoglio basco di Inaki Williams
- La pazza idea di Inaki: dall'Africa ai Paesi Baschi
- Il volo e l'incredibile viaggio per essere in campo
- Il gol d'autore al Barcellona e l'apoteosi
L’Athletic Bilbao come Ancelotti: preferisce la coppa
Da cinque stagioni a questa parte, l’Athletic puntualmente raggiunge la semifinale della coppa nazionale spagnola. Non a caso è il trofeo che vanta più copie nella vetrina del club basco: 24 quelle conquistate in 125 anni di storia, anche se l’ultima è datata 1984. Perché gira che ti rigira agli zurigorri negli ultimi anni è sempre mancato l’acuto: due finali perse nel 2020 (contro la Real Sociedad, seppur giocata l’anno dopo su richiesta delle due società, sperando di poterlo fare davanti ai tifosi, anche se non fu comunque possibile) e 2021 contro il Barcellona, due eliminazioni in semifinale nel 2022 contro il Valencia e nel 2023 contro l’Osasuna.
Aspettando il nome dell’avversaria 2024, che sarà una tra Real Sociedad, Mallorca o Atletico Madrid, la “tradizionale” impresa è andata comunque a referto con l’estromissione dalla corsa del Barcellona, come già avvenuto nel 2020 (e nel 2022 fu il Real Madrid a pagare la cauzione al San Mames).
L’orgoglio basco di Inaki Williams
Inaki Williams di questo quinquennio di serate di gala di coppa è stato uno dei massimi esponenti. Solo che lui ieri sera non sarebbe dovuto scendere in campo, semplicemente perché fino a poche ore prima si trovava nel cuore del continente africano. Inaki è figlio di una coppia ghanese che s’è trasferita a Bilbao all’inizio degli anni ’90, e proprio nella città che sorge sulle sponde del Nervion è nato il 15 giugno 1994. È stato chiamato così per rendere omaggio a un volontario della Caritas locale che aiutò i suoi genitori a stabilirsi a Bilbao, e da subito il legame con la terra che ha accolto la sua famiglia s’è rivelato strettissimo.
La scelta di indossare la maglia della nazionale del Ghana è figlia però delle radici dei suoi genitori: Inaki ha vestito più volte la maglia delle selezioni giovanili spagnole, ma quando ha dovuto scegliere per quale nazionale giocare ha detto di no alla Spagna, accettando di unirsi a quella ghanese. Non così ha fatto suo fratello Nico, di 8 anni più giovane, che ha scelto di giocare anche nella nazionale maggiore spagnola dopo aver fatto a sua volta tutta la trafila nelle nazionali giovanili.
La pazza idea di Inaki: dall’Africa ai Paesi Baschi
Williams ha preso parte con il Ghana alla spedizione in Coppa d’Africa, chiusa inaspettatamente al primo turno con un’eliminazione che ha fatto rumore. Il Ghana ha perso all’esordio con Capo Verde (2-1), poi ha pareggiato 2-2 sia contro l’Egitto che contro il Mozambico, dovendo attendere una sorta di miracolo sportivo per poter accedere agli ottavi di finale: solo un pari tra Gambia-Camerun avrebbe permesso alle Black Stars di essere ripescate tra le migliori terze, proposito però svanito quando Wooh al 90’ ha segnato il gol del 3-2 che ha dato la vittoria al Camerun. A quel punto, con poco più di 24 ore di tempo per organizzare il tutto, Inaki e l’Athletic hanno tentato l’impossibile: riportare il giocatore a Bilbao in tempo per consentire a Ernesto Valverde di schierarlo contro il Barcellona.
Il volo e l’incredibile viaggio per essere in campo
Il piano elaborato dal club prevedeva un primo viaggio aereo da Abidjan a Parigi, con arrivo nella capitale francese alle 6 del mattino dopo 7 ore di volo, e un secondo dalla Francia a Bilbao, che entro mezzogiorno avrebbe riconsegnato Williams alla sua terra. Un piano dettagliato e minuzioso, “scoperto” da alcuni tifosi dell’Athletic che subito l’hanno spoilerato in rete, tanto che il volo charter che nella mattinata di mercoledì ha riportato Inaki a Bilbao è divenuto in fretta il volo più seguito tramite app a livello mondiale.
Così, dopo una traversata di 12 ore complessive, Williams è stato accolto a Lezama, quartier generale dell’Athletic, con Valverde che l’ha ritrovato dopo un paio di settimane, portandolo in panchina per l’attesissima sfida serale.
Il gol d’autore al Barcellona e l’apoteosi
Quella col Barcellona, più che una partita, è sembrato essere un romanzo. Athletic avanti dopo 40 secondi con Guruzeta, poi ribaltato in 5’ da Lewandowski (gol “di scarpetta”: Berchiche gli rinvia addosso, il polacco mette la gamba e il flipper lo premia) e Lamal. In avvio di ripresa Sancet, di testa, ristabilisce la parità e allo scoccare dell’ora di gioco ecco che arriva il momento di Williams, buttato dentro da Valverde al posto di Djalo.
La partita prosegue tra tante occasioni e un agonismo esasperato, protraendosi ai supplementari. Dove nel recupero del primo tempo Inaki si fa trovare pronto sull’invito dalla sinistra di Sancet: la prima conclusione termina sul palo, ma il destino ha deciso che questa deve essere la sua notte e puntuale la palla gli torna sui piedi, stavolta facile da depositare in rete. San Mames esplode e qualcuno non si vergogna di versare lacrime.
Per questa gente il calcio è passione e sentimento allo stato puro e l’avventuroso viaggio di ritorno di Inaki è una delle tante storie da tramandare ai posteri. La festa la completa un quarto d’ora più tardi il fratello minore Nico, che con una meravigliosa trivela fissa il punteggio sul 4-2, dopo che Inaki era andato anche a un passo dalla doppietta. Passando però dalla tristezza alla gioia nell’arco di sole 24 ore: se non le più pazze, di certo tra le più indimenticabili della sua esistenza terrena.