Sono tasselli importanti, quelli che si aggiungono al quadro complessivo dell’inchiesta Prisma sulla Juventus, condotta dalla procura di Torino che ha scardinato quei presunti meccanismi aprendo un varco tra incongruenze e quella manovra stipendi che ha indotto i vertici della società ad optare per le dimissioni in blocco.
Via Andrea Agnelli e quanto era stato il suo blocco, le indagini proseguono e così anche nuovi dettagli resi dagli attori di questa intricata e complessa vicenda, ormai protagonista della cronaca giudiziaria, si sommano ai precedenti. Oggi sia La Stampa, sia il Corriere della sera riportano dichiarazioni rese ai magistrati centrali, nel quadro della ricostruzione di quanto avvenuto.
- Inchiesta Juve: il ruolo di Daniela Marilungo
- L'audizione di Cherubini
- La difesa di Cherubini: Agnelli lascia autonomia
- Il mistero della carta Ronaldo
Inchiesta Juve: il ruolo di Daniela Marilungo
Daniela Marilungo a fine novembre aveva dato le dimissioni dal cda della Juve — con dichiarazione separata rispetto agli altri consiglieri — e il 12 gennaio l’ex consigliera è stata ascoltata, per oltre otto ore, dai magistrati della procura torinese che indagano sui conti della società.
Come persona informata sui fatti, da sette anni era consigliere non esecutivo e indipendente della società, ha ricostruito le riunioni degli ultimi mesi e le discussioni sui rilievi della Consob. Nel comunicato che ne annunciava le dimissioni, Marilungo aveva spiegato «l’impossibilità di esercitare il proprio mandato con la dovuta serenità e indipendenza anche, ma non solo, per il fatto di ritenere di non essere stata messa nella posizione di poter pienamente “agire informata” a fronte di temi di sicura complessità».
Parole che pesarono allora come un macigno, oggi paiono la conferma di una divergenza interna molto profonda, un vero solco che ha indotto Marilungo a discostarsi.
L’audizione di Cherubini
Dagli atti depositati dell’inchiesta condotta dalla giustizia ordinaria (per quel che riguarda quella sportiva, questo il parere dell’avv. Traini), riferisce il Corsera alcuni passaggi chiave del verbale dell’audizione di Federico Cherubini (non indagato) che aveva guidato il periodo di transizione della Juventus, dopo l’uscita dalla società di Fabio Paratici al centro dell’operazione che ha portato Cristiano in Serie A e che potrebbe essere attore nella vicenda ormai nota come “carta Ronaldo”.
È il 27 novembre 2021, il giorno dopo le perquisizioni della guardia di finanza, quando il direttore sportivo del club bianconero si presenta davanti all’aggiunto Marco Gianoglio e ai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello. Una testimonianza fiume, non senza essere incalzato dagli investigatori, tra cui due militari del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle.
Secondo quel che riporta il Corsera, al centro di tante domande e interrogativi vi sarebbe la questione legata al vocabolo «finte», utilizzato rispetto alle plusvalenze, nelle intercettazioni:
«Io più volte mi sono lamentato con Fabio che il valore che stavamo dando a quei giocatori non erano congrui».
Stando a quanto cita il Corriere, uno dei giudici cita un’altra telefonata: «Ci hanno detto de non fa’ le plusvalenze finte». Chi?, chiedono i pm, ma Cherubini: «Nessuno mi ha detto di smettere, ma il cambio di progetto tecnico è avvenuto a luglio 2021, questo ricordo». Non basta rileggere la conversazione: «Prendo atto». E così anche in una diversa circostanza, a un’altra domanda: «Prendo atto, ribadisco quanto detto».
La difesa di Cherubini: Agnelli lascia autonomia
Cherubini avrebbe anche difeso i vertici della società, della Juventus:
«Le nostre strategie sono sempre all’interno dell’area sportiva. Agnelli, Nedved e il cda vedevano le plusvalenze quando venivano realizzate, ma non c’è mai stata un’indicazione in tal senso», riporta il Corriere. Domanda dei magistrati: quindi Paratici ha deciso di aumentare il ricorso alle plusvalenze da scambio in autonomia? «Per quanto è a mia conoscenza, non so se si sia confrontato con Agnelli: il presidente lascia autonomia alle persone che lavorano nell’area sportiva. L’ho sperimentato io stesso in questo periodo, dopo l’avvicendamento che c’è stato con Paratici».
Il mistero della carta Ronaldo
Sulla carta Ronaldo, uno dei pm avrebbe insistito con Cherubini: «È inverosimile che il direttore sportivo subentrato a Paratici non conosca gli impegni presi dal predecessore e non conosca carte sottoscritte». Si tratta di stipendi sospesi, da pagare anche in caso di trasferimento: «Non sono in grado di spiegare perché questa carta avrebbe impatto sul bilancio… L’impegno comporta un obbligo e doveva essere riportata in bilancio».