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Italia contro gli arbitri, il Cio fa quadrato e il Coni abbassa i toni. Cosa sta accadendo alle Olimpiadi

Adesso è il momento di riportare l'attenzione sui Giochi. Le polemiche che hanno tenuto banco nelle ultime 48 ore hanno portato a una dura presa di posizione delle federazioni internazionali. Diktat: abbassare i toni

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

A Parigi si sta giocando – anzi, diciamolo al passato: si è giocata per qualche giorno, ora i toni si abbasseranno e ci sarà un ragionevole ricompattamento – una partita che va oltre i torti e le ragioni. L’Italia s’è sentita sotto attacco: la presa di posizione (con toni nemmeno troppo pacati) contro gli arbitraggi della boxe, del judo e della scherma è figlia di una serie di decisioni che si sono abbattute sulla spedizione azzurra a distanza troppo ravvicinata per lasciarle passare in cavalleria.

Boxe, judo e scherma: l’Italia protesta

Poco più di 48 ore di tempesta perfetta sono state sufficienti per portare in emersione il fastidio: prima la stoccata finale di Arianna Errigo, poi il verdetto che ha eliminato Mouhiidine nel pugilato, a ruota Odette Giuffrida e Manuel Lombardo messi fuori per somma di penalità, il Var che ha negato per tre volte l’oro a Filippo Macchi, qualcuno dice anche che Irma Testa non meritasse di uscire al primo turno. Chi più chi meno.

I referenti federali delle discipline hanno interrotto il corso diplomatico per avanzare proteste formali e informali: boxe e judo, per dire, ci sono andate giù dure, palesando un disagio fatto di interrogativi. A pensare bene, tanto per dirla semplice, si è trattato di sviste e congiunture sfavorevoli. Ma quando la concatenazione di eventi e decisioni avverse cominciano a essere così tante e in rapida sequenza, la sensazione che non si tratti solo di sviste ovviamente c’è.

La reazione internazionale: il judo contrattacca

La tutela del movimento è parsa elemento irrinunciabile: i toni si sono alzati e anche la scelta delle parole spesso è arrivata a caldo. Senza pensarci troppo. Il problema è semmai l’inconciliabilità di quei toni con il contesto: sono pur sempre le Olimpiadi, lo spirito dei Giochi si porta dietro un galateo cui diventa impensabile rinunciare.

In soldoni: mentre l’Italia subiva torti evidenti e manifestava u fastidio non più taciuto, quello stesso fastidio s’è traslato a livello internazionale e ha generato reazioni a tratti durissime: ne è un esempio la netta presa di posizione della Federazione internazionale di judo che, tramite comunicato, ha messo a tacere ogni velleità italiana catalogandole, detta alla spiccia, come illazioni. Nessun complotto, insomma.

Il Cio e Giovanni Malagò

E il Cio? Parlare del Cio senza tirare dentro il Coni sarebbe solo un esercizio di stile perché uno dei membri del Cio è Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico italiano. Malagò non ha taciuto neppure lui: differente nei modi e nei toni, la presa di posizione del Presidente, ma pubblica e chiara. Rispetto alla sconfitta di Macchi in finale e alla maniera in cui si è concretizzata, per esempio, ha parlato di credibilità ed è parsa una esposizione molto netta. A Parigi, si diceva, la partita è andata oltre i torti e le ragioni, passando dal piano sportivo a quello politico.

Con il fresco oro vinto dalla spada femminile, poi, insistere sulla linea della penalizzazione rischia di portare su un terreno ancora più scivoloso. Ecco perché si proverà – lo si sta già facendo in realtà: l’anello di congiunzione è diventato l’inquinamento delle acque della Senna: scrive Repubblica che la linea dettata dal Coni agli atleti azzurri è quella di evitare polemiche – Gregorio Paltrinieri è avvisato – e che l’Italia resta senza equivoco alcuno allineata a ogni posizione del Cio.

La sconfitta di Irma Testa

È parso un segnale di cambiamento nell’approccio (quantomeno dei vertici federali), a proposito dell’ultimo episodio utile, anche il post sconfitta di Irma Testa che ha perso per verdetto l’incontro del primo turno contro la cinese Xu Zichun. La decisione dei giudici, anche in questo caso, lascia più di un dubbio ma le proteste si sono limitate alla voce grossa del Direttore tecnico azzurro, Emanuele Renzini, che ha parlato di incompetenza dei giudici in quella che, in ottica boxe, è la “peggior Olimpiade di sempre: ci hanno tolto due medaglie”.

Testa, evidentemente delusa, ha parlato di decisioni che fanno male al pugilato ma qualche responsabilità, per l’approccio al match, Irma se la porta dietro. Non è parsa brillante, avrebbe dovuto gestire meglio.

Torniamo a parlare di sport

Restano gli errori, i dubbi, le decisioni poco chiare e anche qualche cosa di più ma la protesta azzurra difficilmente avrà seguito: non solo perché – a oggi – siamo la nazione che più sta calcando la mano su tasti delicati ma anche perché sono pur sempre tasti delicati su un terreno scivoloso.

Le Olimpiadi non possono trasformarsi in un momento nel quale polemiche e proteste tolgono spazio allo sport e agli elementi valoriali che si porta dietro. Resterà semmai una partita aperta – più politica che agonistica – ma si consumerà altrove: non in Francia, non durante i Giochi.

Italia contro gli arbitri, il Cio fa quadrato e il Coni abbassa i toni. Cosa sta accadendo alle Olimpiadi Fonte: Getty

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