La tensione, alla vigilia dell’esordio, non è solo palpabile ma concreta, manifesta ed è sufficiente una domanda perché esploda il portoghese Carlos Queiroz , ct dell’Iran al centro di una diatriba internazionale che ha mosso un consistente nucleo di intellettuali dissidenti e la Federazione ucraina per ribadire come e quanto il mancato rispetto dei diritti internazionali debba indignare anche la Fifa.
E come sia inaccettabile che l’Iran , a due mesi e più dall’orribile morte di Masha Amini e la repressione nei confronti delle proteste seguite, possa occupare un posto a questi Mondiali con l’avallo della Fifa , che pure ha un regolamento. Un moto di indignazione sui social che ha smosso un giornalista in conferenza stampa e che anche in Italia ha le sue ripercussioni.
Italia, Roberto Mancini confessa la delusione mondiale
Non più tardi di martedì, il ct azzurro Roberto Mancini ha manifestato la propria delusione rispetto all’esclusione da questa edizione dei Mondiali: “Sarà un mese difficile”, ha spiegato nel corso della conferenza stampa che ha anticipato la sfida contro l’Albania.
Trenta giorni che metteranno davanti agli azzurri anche due situazioni limite, che abbiamo seguito in quesiti mesi: la partecipazione dell’Ecuador e il caso Byron Castillo e la presenza nel tabellone dell’Iran che ha suscitato la reazione da parte di dissidenti, esponenti della società civile e anche della Federazione Ucraina .
Mondiali Qatar 2022, l’infortunio di Byron Castillo alla vigilia dell’esordio
Com’è noto dal calendario del Mondiale, la partita d’esordio in programma il 20 dicembre è Qatar-Ecuador , rappresentativa al centro delle cronache per via della contestazione da parte di Cile e Perù di irregolarità legata alle origini di Byron Castillo .
Castillo ci sarà in Qatar, ma dovrebbe saltare il match d’apertura contro i padroni di casa: il terzino destro si è sfortunato alla mezz’ora dell’amichevole disputata dalla Nazionale contro l’Iraq . Il 24enne ha subito un brutto fatto alla caviglia ed è uscito dal terreno di gioco, zoppicando vistosamente inducendo, in via prudenziale, il team tecnico a tenerlo fuori almeno in questo primo appuntamento.
Proprio il calciatore è stato al centro di un’inchiesta molto dibattuta e controversa, a ridosso dell’evento, che si è conclusa con la partecipazione comunque dell’Ecuador , nazione che ha visto riconosciuto il proprio diritto a partecipare da parte della Fifa e dagli organi competenti.
L’Iran e la violazione dei diritti umani
L’Iran è inserita nel Gruppo B dei Mondiali in Qatar con Inghilterra, Stati Uniti e Galles: lunedì prossimo ci sarà l’esordio con i Tre Leoni, una sfida già opprimente, quasi scritta per l’Iran che sulla carta non ha molte opportunità di brillare dal punto di vista del gioco. In conferenza stampa, per quanto l’allenatore si sforzi di lasciare fuori le cose che non riguardano direttamente il campo non può evitare di misurarsi con i quesiti posti dai giornalisti accreditati e pronti a interpellarlo, vista la drammatica situazione del Paese attraversato da moti di protesta trasverali che hanno investito, come prevedibile anche il calcio e la partecipazione in Qatar della rappresentativa.
Quando gli viene rivolta una domanda scomoda, sulla condizione della donna e la violazione dei diritti civili in Iran, Queiroz assume un tono molto diverso, decisamente difensivo e di palese difficoltà e tensione. Il ct tenta la strada della replica con una punta di ironia, per sviare da temi complessi che lo avrebbero posto in una posizione difficile e dalle conseguenze impreviste.
Il giornalista di Sky Sports, autore del quesito ritenuto provocatorio, gli aveva domandato:
“Si sente sereno a rappresentare in questo Mondiale un paese come l’Iran che reprime i diritti delle donne?”.
Scende il gelo: “Per chi lavori? Quanto mi potete pagare per rispondere a questa domanda? Alla fine dei Mondiali potrò in caso darle una risposta adeguata… ma prima parla col tuo capo e fammi sapere se mi potete fare una buona offerta”.
A questo punto, il tecnico sembra volersi alzare e andar via, anche per evitare che ci sia una risposta e che questa sua esternazione susciti ulteriori quesiti ai quali sarebbe chiamato a rispondere.
“Non mettetemi in bocca parole che non ho detto – ha aggiunto -. Sto solo chiedendo quanto siete disposti a pagarmi per rispondere a queste domande”. La discussione finisce lì, non senza una stoccata ulteriore da parte dell’allenatore: “Penso che dovrebbe fermarsi a riflettere su quello che è successo con gli immigrati in Inghilterra. Ci pensi…”.
La situazione in Iran: la richiesta alla Fifa degli intellettuali
In Iran, le forme di repressione attuate dalla “polizia della morale” hanno suscitato grande sconcerto e indignazione per quel che è riuscito a trapelare attraverso i media. Queiroz se l’era cavata facendo riferimento ai suggerimenti della Fifa sull’opportunità di non badare a questioni extra-calcistiche, di tipo politico e religioso in Qatar:
“I giocatori sono liberi di protestare come farebbero se provenissero da qualsiasi altro paese – ha ammesso il ct -. A patto che il loro atteggiamento rispetti i regolamenti della Coppa del Mondo e sia nello spirito del gioco. I miei calciatori hanno solo una cosa in mente ed è lottare per qualificarsi per il secondo turno”.
Il movimento che chiede l’esclusione dell’Iran dai Mondiali
Oltre alla missiva stesa dagli avvocati incaricati, dietro sollecito di un gruppo di intellettuali dissidenti e distanti da quanto sta accadendo nei confronti della popolazione che partecipa alle proteste, anche la Federazione Ucraina aveva sollevato il tema all’attenzione della Fifa della legittimità e della compatibilità con il regolamento della partecipazione dell’Iran ai Mondiali.
Una questione sulla quale non si è intervenuti in maniera netta, affidando la soluzione al piano delle qualifiche e, de facto, lasciando che l’Iran partecipasse. Sui social la richiesta, e ancor più, la replica della Fifa avevano destano reazioni assai disparate tra i tifosi: gli azzurri speravano in un ripescaggio, improbabile, dell’Italia con l’esclusione dell’Iran e così anche i più accesi sostenitori del rispetto dei diritti umani che sostenevano la necessità di evitare la partecipazione ai Mondiali della rappresentativa di un Paese in cui i diritti fondamentali fossero negati in una simile condizione.