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Italia U19, non solo Pafundi e Camarda: ecco i nuovi baby talenti che si è segnato anche Spalletti

Dall'attaccante del Milan al gioiello scuola Udinese, fino ad arrivare a Zeroli, Mannini e Bartesaghi: le speranze azzurre per la rinascita

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Pietro De Conciliis

Pietro De Conciliis

Giornalista

Giornalista pubblicista e speaker radiofonico, per Virgilio Sport si occupa di calcio con uno sguardo attento e competente sui campionati di Serie B e Serie C

L’U19 di Bernardo Corradi ha dimostrato ancora una volta che al calcio italiano non mancano talenti pronti ad esplodere o a recitare un ruolo da protagonisti tra i grandi. L’Europeo, che ha visto gli azzurrini fermarsi soltanto in semifinale contro la Spagna, ha restituito una speranza al movimento nostrano, con la consapevolezza che bisogna ripartire proprio dalle selezioni giovanili, senza disperdere risorse. Da Camarda a Pafundi, passando per Zeroli e Bartesaghi, fino ad arrivare ad instancabili gregari come Di Maggio e Mannini. E Spalletti li osserva.

Italia U19, un Europeo che restituisce speranza e fiducia

Dopo la cocente delusione di Euro 2024, che ha visto l’Italia di Luciano Spalletti uscire nel peggiore dei modi agli ottavi di finale contro la Svizzera di Yakin, l’U19 di Bernardo Corradi è parsa come un’oasi nel deserto. A tratti, una luce in fondo al tunnel. Lo dimostrano i risultati, ma soprattutto l’autorevolezza con cui Pafundi e compagni hanno affrontato i primissimi impegni della kermesse europea, battendo la Norvegia e l’Irlanda del Nord, staccando il pass per le semifinali con un turno d’anticipo e guadagnandosi un posto nel prossimo Mondiale U20. Poi, la sconfitta indolore con l’Ucraina, prima di avvicinarsi alla super sfida con i pari categoria della Spagna.

I ragazzi di Corradi non hanno mai perso la loro identità. Contro la Spagna, nonostante il caldo e una stagione logorante alle spalle, l’Italia ha dimostrato un’organizzazione straordinaria: un gioco definito, chiaro, che non rinuncia alla giocata del singolo e all’isolamento della propria stella (sempre Pafundi, ndr), ma si ritrova sempre nel collettivo e nelle trame costruite nell’arco dei 90 minuti. Con le Furie Rosse, purtroppo, a condannare gli azzurrini sono stati i tempi supplementari, con quel gol di Pol Fortuny che è suonato come una beffa tanto crudele quanto immeritata, dopo le tante occasioni sprecate dall’undici guidato dall’ex attaccante della Lazio. A testa alta, più dei grandi, di sicuro.

Non solo Camarda, quanto Milan nell’U19

Un Europeo, quello disputato dall’Italia U19, che ha confermato le doti dei chiacchierati Camarda e Pafundi, protagonisti assoluti con la maglia azzurra, in attesa di vederli tra i grandi nei club di appartenenza. Il gioiellino scuola Udinese, peraltro, è dovuto emigrare in Svizzera per trovare fortuna, continuità e un pizzico di considerazione. Il classe 2008 di proprietà del Milan, invece, ha rinnovato con i rossoneri e non sembra avere intenzione di fermarsi, nonostante le attenzioni dei media e un futuro che non può essere compromesso dai riflettori. Il ragazzo, però, ha messo in vetrina una mentalità e una fame non comuni: ora sta a lui continuare a fare un percorso, senza bruciare necessariamente le tappe. Ha poco più di 16 anni.

Camarda e Pafundi, ma non solo. Son tanti gli azzurrini che hanno sfruttato il palcoscenico europeo per uscire dal guscio e farsi conoscere dal mondo dei grandi. Dalla visione di Zeroli, classe 2005 del Milan capace di galleggiare perfettamente tra le linee, alla gamba di Bartesaghi, anch’egli figlio del settore giovanile rossonero, che dal prossimo anno potrà sfruttare la formazione satellite del Milan Futuro in Serie C. Il laterale originario di Erba è stato disarmante per qualità e costanza di rendimento. L’uomo in più di Corradi in fase offensiva sul versante mancino.

C’è gioia anche sull’altra sponda di Milano, con l’interista Luca Di Maggio che ha rappresentato una diga essenziale davanti alla retroguardia azzurra. Con capitan Lipani, il cervello della mediana dell’U19, forma una coppia ben assortita, per caratteristiche e sagacia tattica. Aggressività senza rinunciare alla qualità. Propensione al recupero palla in avanti, ma con la consapevolezza di dover correre all’indietro per recuperare terreno contro avversari di spessore, già con esperienza internazionale.

E poi, c’è il jolly Mannini: tra i più giovani del gruppo che ha affrontato l’Europeo, essendo un classe 2006, il centrocampista della Roma è stato il migliore in campo della semifinale contro la Spagna. Per distacco, insieme allo stesso Bartesaghi. Schierato terzino destro, ha chiuso la partita da mezzala, dimostrando ancora una volta una sorprendente elasticità e una duttilità incredibile. Rispetto della posizione, cattiveria agonistica, polmoni d’acciaio e capacità di lettura dei momenti della gara. Questo ragazzo ha un futuro. È il classico giocatore che ogni allenatore vorrebbe a disposizione.

Italia, una difesa che gioca in Germania

Se non avevate mai sentito parlare di Filippo Mane e Fabio Chiarodia, non preoccupatevi. È normale, forse. Sono due giovanissimi talenti nostrani che non giocano in Italia. Sono già finiti in Germania, dove le operazioni di scouting sono ad uno step successivo. Mane, nato a Magenta l’8 marzo 2005, è uno dei pilastri della retroguardia del Borussia Dortmund II, che gioca nel terzo campionato professionistico tedesco. Chiarodia, invece, ha iniziato ad affacciarsi quest’anno in prima squadra al Borussia M’Gladbach, facendo la spola tra settore giovanile e mondo dei grandi.

Un tandem che ha guidato con sorprendente autorevolezza la difesa dell’Italia U19 all’Europeo, contenendo calciatori come Iker Bravo con estrema facilità. Fisicità e pragmatismo al servizio dei compagni, con Chiarodia a dirigere la linea come un navigato maestro d’orchestra e Mane a mordere le caviglie, tentando più volte l’anticipo. Peccato non averli ancora visti in Italia, ma la kermesse continentale potrebbe aver fatto aprire gli occhi ai top club del nostro campionato.

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