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Juve: Arthur la chiave per il Sarrismo

Perché il brasiliano è il primo vero regalo per l’allenatore toscano   

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Juve: Arthur la chiave per il Sarrismo Fonte: ANSA

Alcuni l’hanno definito il primo vero acquisto “sarriano” della Juventus. Una definizione che non va troppo lontano dalla realtà: Arthur Henrique Ramos de Oliveira Melo, il quasi 24enne nato a Goiania, può essere davvero il giocatore della svolta per Maurizio Sarri che uno così, al suo arrivo in bianconero, non l’ha trovato.

Il brasiliano prossimo a lasciare il Barcellona è infatti un centrocampista diverso da tutti quelli attualmente a disposizione di Sarri, tecnicamente e anche sul piano delle motivazioni. È un giocatore ancora giovane, ma con esperienza in un grande club dove però non ha mai recitato un ruolo centrale: ruolo che, invece, potrebbe trovare nella Juventus finalmente “sarriana”.

Come lui nessuno nella Juve di oggi

Cresciuto nel Gremio, Arthur è un centrocampista più dinamico di Miralem Pjanic, di cui prenderà il posto, più abituato ad alzarsi in pressing sugli avversari, ad aggredire il portatore di palla per riconquistare immediatamente il pallone. Come Matuidi, Khedira e Ramsey è un centrocampista abile negli inserimenti – anche se privo di un gran feeling con il gol, appena 4 le sue reti nelle 2 stagioni in blaugrana – ma rispetto ai futuri colleghi di reparto in bianconero è molto più abile nel palleggio stretto, nel giocare a due tocchi e nella verticalizzazione in spazi ridotti.

In questo senso, lo juventino più simile ad Arthur è probabilmente Bentancur e proprio la loro collocazione tattica sarà il primo argomento da affrontare per Sarri: entrambi possono giocare sia davanti alla difesa, da registi, che da interni di centrocampo. Se uno starà in mezzo, l’altro farà la mezz’ala. Arthur dà probabilmente il meglio più dietro, nel ruolo che nel Napoli di Sarri fu di un altro brasiliano (seppur naturalizzato), Jorginho: identica la valutazione di mercato (anche il napoletano fu ceduto al Chelsea per 70 milioni), identici i dubbi delle tifoserie delle loro nuove squadre.

Aggressione della palla e gioco a due tocchi: l’Arthur “facilitatore”

Come Jorginho, Arthur dribbla poco, non segna tanto, non firma grandi quantità di assist. Il suo valore è nello svolgere al meglio un ruolo che nel calcio di oggi viene spesso definito di “facilitatore”: l’uomo che gioca a muro con la difesa per impostare la manovra, che dialoga rapidamente con gli interni in cerca del varco giusto, che all’occasione disegna laser-pass per servire gli esterni d’attacco, posizionatisi nei mezzi-spazi per sorprendere la difesa avversaria.

Immettere uno come lui in una squadra allenata da Sarri significa aiutarla a cambiare marcia, a muovere la palla più velocemente (il grande difetto della Juve di quest’anno), a guadagnare un tempo di gioco e, dunque, ad aumentare tempo e spazio a disposizione dei talenti offensivi della Juve.

Nel palmares di Arthur, infine, c’è un altro punto di contatto e una differenza con gli juventini di oggi. Come loro, il brasiliano è un vincente, lo dimostrano la Libertadores e la Sudamericana conquistate con il Gremio, o la Copa America del 2019 con il Brasile, vinta accanto ad un incontrista puro come Casemiro; Arthur, però, ha certamente più fame di quanta ne possano avere i suoi colleghi: in Europa ha vinto solo una Liga e una SuperCoppa di Spagna da comprimario, mentre nella Juve di Sarri potrebbe avere un ruolo centrale. È affamato e pronto a mettersi a disposizione del suo allenatore. Rapido, tecnico, tatticamente adeguato, motivato: con Arthur anche la Juve potrebbe conoscere il “sarrismo”.

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