È il giorno della memoria. E del dolore. Esattamente quarant’anni fa fu scritta la pagina più nera della storia del calcio, quando, il 29 maggio 1985, prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool a Bruxelles, si registrò un bollettino di guerra di 39 morti e oltre 600 feriti. La battaglia infinita dell’associazione Familiari Vittime dell’Heysel e le iniziative in programma.
- Juventus, 40 anni fa la tragedia dell'Heysel: la cerimonia
- La battaglia dell'associazione Familiari Vittime dell’Heysel
- Una strage annunciata: la ricostruzione
- Chi è Andrea Lorentini e la storia del medico eroe
Juventus, 40 anni fa la tragedia dell’Heysel: la cerimonia
Roberto Lorentini e Giusy Conti. Ecco i nomi dei due tifosi aretini che persero la vita nella calca generata dopo l’assalto degli hooligan inglesi al settore Z occupato dai sostenitori della Juventus e il crollo del muro di contenimento dello stadio Heysel. In occasione del quarantesimo anniversario della tragedia, la sezione AIA di Arezzo, con il patrocinio del Comune, e in collaborazione con Figc, Coni, Unvs, Panathlon e Associazione Familiari Vittime dell’Heysel, ha promosso una giornata con tre momenti significativi nell’ambito dell’iniziativa “1985–2025. Arezzo nel ricordo dell’Heysel. La memoria oltre il tempo”.
Nel pomeriggio, a partire dalle 17:00, presso il campo sportivo “Giusy Conti” di Rigutino sarà deposto un mazzo di fiori in sua memoria. A seguire, il campo sportivo “Roberto Lorentini” ospiterà l’inaugurazione di un bassorilievo dedicato al medico aretino, simbolo di altruismo e coraggio. Concluderà la giornata, alle 18:00 presso la sede AIA di via Gramsci, una tavola rotonda dal titolo “L’Heysel 40 anni dopo”, in cui istituzioni e rappresentanti sportivi dialogheranno con i ragazzi delle squadre giovanili del territorio.
La battaglia dell’associazione Familiari Vittime dell’Heysel
Da nonno a nipote non solo per non dimenticare, ma anche per stabilire la verità e ottenere giustizia. L’associazione Familiari Vittime dell’Heysel è oggi presieduta Andrea Lorentini, ma in realtà fu fondata poco dopo la strage dal nonno Otello, che a Bruxelles c’era. Insieme al figlio Roberto, giovane medico e tifosissimo della Juventus, che non riuscì a tornare a casa.
Grazie all’impegno di Otello e dell’Associazione, la lunga battaglia in aula portò a una sentenza storica: l’Uefa, infatti fu condannata anche in appello al processo di Bruxelles. “E ciò ha cambiato le regole dell’organizzazione degli eventi, poiché prima dell’Heysel la Uefa non era responsabile degli eventi che organizzava, mentre oggi lo è” ha spiegato Andrea Lorentini in una lunga intervista a ‘Il Bianconero’. Insomma, un altro Heysel non è possibile.
Una strage annunciata: la ricostruzione
“L’Heysel non accade per caso, non accade per un evento fortuito, ma per una serie di negligenze. È una strage perché ci sono degli assassini materiali che sono gli hooligans inglesi, che hanno potuto agire in maniera indisturbata perché l’ordine pubblico belga era totalmente inadeguato” ricostruisce Lorentini”.
“I due settori, infatti, erano divisi da una rete da pollaio con pochissimi gendarmi fare da scudo. E sulla di scelta di far disputare una finale di Coppa dei Campioni in uno stadio assolutamente inadeguato e fatiscente entra in gioco la responsabilità della Uefa”.
Chi è Andrea Lorentini e la storia del medico eroe
Andrea Lorentini, classe 1982, è figlio di Roberto, il medico morto all’Heysel per salvare la vita a un bambino ferito. Già, la sua storia è stata ricostruita grazie alle testimonianze dei sopravvissuti all’inferno che costò la vita a 39 persone. Roberto Lorentini era al sicuro dopo la prima carica degli hooligans, ma poi tornò indietro per praticare la respirazione artificiale a un piccolo tifoso ferito, finendo per essere travolto dalla calca.
Il figlio Andrea ha ricostituito l’Associazione Familiari Vittime dell’Heysel nel 2015 con l’obiettivo di “allenare la memoria” attraverso iniziative rivolte soprattutto alle scuole e quindi ai giovani. Ma, quella dell’Associazione, è anche una battaglia di civiltà contro cori e striscioni indegni che ancora si sentono e si vedono fuori e dentro gli stadi italiani. “Spesso si mischia la rivalità sportiva con l’inciviltà, offendono in maniera gratuita le vittime dell’Heysel. Non c’è assolutamente necessità di tirare in ballo 39 innocenti che hanno perso la vita per una partita di pallone” ha ricordato a Il Bianconero.
