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Juventus, Fagioli rivela come è caduto nel tunnel della ludopatia: iniziai per noia, poi divenne malattia

Il giocatore parla agli studenti nel secondo incontro pubblico dei 10 cui dovrà sottoporsi per azzerare la parte di misure alternative a squalifica

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Era cominciata per noia, è diventata strada facendo un vizio e poi alla fine una malattia. Nicolò Fagioli si confessa nel secondo incontro pubblico dei dieci in cui dovrà sottoporsi per azzerare la parte di misure alternative alla squalifica. Il centrocampista della Juventus racconta agli studenti di Condove, in Piemonte, come è entrato nel tunnel della ludopatia. Perché quel vizio di scommettere, per il quale è stato squalificato, non era un giochino da ricchi viziati ma un ‘mostro’ con cui ha dovuto combattere e combatte tuttora.

Ludopatia, Fagioli non guadagnava le somme che perdeva al gioco

Fagioli non era neanche tanto ricco da potersi permettere certe perdite: il suo stipendio non era neanche lontanamente paragonabile a quello di Tonali, l’altro azzurro squalificato per scommesse, o di Zaniolo che pure è stato coinvolto nella vicenda. Ecco perché il suo dramma è diverso dagli altri. Ed ecco perché, probabilmente, l’essere stato preso con le mani nel sacco è stata una liberazione.

Juve, Fagioli spera di tornare a giocare il 26 maggio

Il tennis e il padel per distrarsi, la data del 26 maggio segnata in rosso (la Juve gioca col Monza e la sua squalifica scade il 19), l’imbarazzo di doversi mettere a nudo nel rivelare le sue debolezze. Fagioli ammette: “Non dico ancora di esserne già uscito, sicuramente è stato un periodo molto difficile e il percorso non si conclude in cinque mesi. Ma sicuramente sto facendo in modo di uscirne definitivamente“.

Il consiglio di Fagioli ai giovani per la ludopatia

Il giocatore risulta credibile nel ruolo di testimonial: “Sto bene, son felice di essere qua: dico ai giovani di non cominciare neanche a scommettere e di coltivare i loro sogni. Un anno fa è stato il periodo più difficile perché avevo problemi causati dal gioco. In quei casi diventa complesso gestire tutto da solo e a quel punto ho capito che dovevo chiedere aiuto. Cosa mi spingeva a mettere tanto denaro nel gioco? Forse avevo tanto tempo libero, la noia mi portava a giocare. Penso sia stata questa la principale causa: è cominciata così, ma dopo tempo è diventata una malattia”.
Nicolò ha raccontato di aver cominciato a scommettere per gioco con gli amici (“la prima schedina a 16 anni, solamente una volta alla settimana”), poi però è diventato un problema gestire l’adrenalina che lo spingeva a scommettere sempre di più: “Man mano perdi i soldi, vuoi nascondere le cose ai genitori e così è diventato un problema. Quando è diventata una malattia ho capito che potevo rischiare molto nella mia carriera, ma la paura veniva superata dall’adrenalina della giocata”.

Fagioli ringrazia i compagni di squadra della Juventus

Il centrocampista ci tiene anche a ringraziare i compagni di squadra con i quali continua ad allenarsi tutti i giorni. “Mi hanno aiutato molto nel periodo più duro della mia vita. A chi sono più legato? A Vlahovic, Gatti e Chiesa. Il gioco d’azzardo influiva negativamente sulla mia attività lavorativa? Penso di sì perché non mi allenavo al 100%, e dunque in partita non davo tutto quello che potrò dare più avanti dal mio rientro. Sapevo potesse esserci il rischio di perdere la Juve, ma in società tutti mi sono stati vicini dal primo giorno”.

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