I bagordi bolognesi sono già lontani anni luce. Perché da domenica a mercoledì l’orizzonte del tennis italiano s’è fatalmente oscurato: spenti i riflettori della Davis, ecco che in serie sono arrivate delusioni che hanno riportato un po’ tutto l’ambiente tricolore con i piedi per terra. E che non sembrano preannunciare nulla di buono, in attesa che i big conclamati della racchetta italica facciano nuovamente la loro comparsa sulla scena (Sinner su tutti: tornerà a fine mese a Pechino, dove difenderà il titolo vinto lo scorso anno).
- Nardi, il 2024 ha le sembianze di un incubo
- Sonego, che peccato: sorpreso da Taro Daniel
- Darderi si spegne troppo presto. Ora tocca a Bellucci
Nardi, il 2024 ha le sembianze di un incubo
In Cina sono già salpati i vari Sonego, Darderi e Nardi. E tutti e tre hanno inaugurato la loro campagna d’oriente con altrettante sconfitte, alcune (per modo e forma) anche abbastanza inattese. Il caso di Luca Nardi è forse il più eloquente di tutti: vero, Fabian Maroszan, attuale numero 49 del mondo, è un cliente scomodo soprattutto sul cemento, ma da qui a pensare di poter portare a casa appena due game forse ce ne passava.
Il 6-0 6-2 incassato dal pesarese è piuttosto pesante da mandar giù: al di là del problemi al gomito che ne hanno condizionato il rendimento negli ultimi mesi, preoccupa l’involuzione tecnica di Nardi, che ha vinto il 45% con la prima e appena il 32% con la seconda, mettendoci sopra ben 8 doppi falli (tantissimi, pensando a quanto poco si è giocato). Per Nardi è il settimo ko. consecutivo: non vince una partita dal torneo di s-Hertogenbosch (doppio 7-5 a Goffin), con un bilancio stagionale fatto di 11 sconfitte in 15 gare ATP.
Sonego, che peccato: sorpreso da Taro Daniel
Di sicuro ci si aspettava tanto da Lorenzo Sonego, che a Chengdu ha esordito cedendo in due set a Taro Daniel. Che ha sfruttato la giornata magica al servizio (80% di punti vinti sia con la prima che con la seconda) riuscendo a cogliere le poche occasioni che il torinese gli ha concesso.
Difficile dire quanti rimpianti possa accampare Sonny: certo con la seconda le percentuali nel suo caso sono state un po’ rivedibili (appena il 54% di punti vinto), ma in generale la prestazione di Lorenzo non è stata così malvagia da dar adito a un ko. tanto netto (6-4 7-5 il finale). Per il recente vincitore di Winston-Salem è un passo indietro che un po’ preoccupa, anche pensando a quelle che sono le “trame” che si vanno componendo in vista di una possibile chiamata di Davis Cup per le finali di Malaga.
Da più parti c’è chi ritiene che Volandri farebbe meglio a chiamare Sonego e a lasciare a casa la coppia di doppio composta da Bolelli e Vavassori, forse poco adatta al veloce indoor, puntando forte sul torinese in un eventuale doppio con Sinner (come successo lo scorso anno) e dando così maggiori opportunità di scelta ai singolaristi, con lo stesso Sinner, Berrettini, Musetti e uno tra Cobolli e Arnaldi pronti a completare il quintetto. Intanto per lo stop cinese non fa propriamente bene.
Darderi si spegne troppo presto. Ora tocca a Bellucci
Un altro che ha esordito subito con un ko. è stato Luciano Darderi, che a Hangzhou ha ceduto 6-3 6-4 a Michail Kukuskin. Il kazako ha giocato d’astuzia e d’esperienza per avere la meglio sull’italo-argentino, peraltro testa di serie numero 5 del torneo. Il tutto in coda a una partita che era cominciata benissimo per il ragazzo di Villa Gesell, che aveva trovato il break in apertura ed è andato vicinissimo a coglierne un altro per scappare sul 4-0. Poi però Kukuskin è risalito e ha sfruttato un po’ di nervosismo mostrato da Darderi, che non ha sfruttato altre due opportunità per fare break e s’è ritrovato sotto 6-3 nel primo parziale.
Nel secondo il break decisivo è arrivato nel terzo gioco, poi è stata una rincorsa senza esiti che non ha premiato l’azzurro, che certo sperava di aprire la sua campagna asiatica in modo differente. Ad Hangzhou rimane ancora una carta da giocare per l’Italia: giovedì esordirà Mattia Bellucci, opposto al russo Alex Karatsev, con l’obiettivo di riprendere il filo del discorso interrotto dopo la buona estate sul cemento americano.