Il razzismo torna ancora una volta a condizionare le gare di calcio. Nella giornata di ieri, venerdì 19 giugno, sono stati addirittura due i casi di sospensione di un incontro a causa di invettive a sfondo razziale contro i giocatori.
Questa volta, però, gli autori non sono stati i tifosi ma gli stessi avversari. I due episodi sono successi in due amichevoli che vedevano confrontarsi Nuova Zelanda-Qatar e Irlanda U.21-Kuwait U.22. Entrambe le partite si sono disputate in Austria.
- Cosa è successo in Nuova Zelanda-Qatar
- Cosa è successo in Irlanda U.21-Kuwait U.22
- La Fifa sempre in primo piano contro il razzismo
Cosa è successo in Nuova Zelanda-Qatar
L’amichevole tra Nuova Zelanda e Qatar è durata soltanto 45 minuti. Al momento di rientrare in campo i neozelandesi non si sono presentati, restando negli spogliatoi, nonostante fossero in vantaggio per 1-0. A spiegare la decisione è stata la federazione neozelandese con un breve comunicato.
“Michael Boxall ha subito insulti razzisti durante la prima metà della partita da un giocatore del Qatar. Non è stata intrapresa alcuna azione ufficiale, quindi la squadra ha deciso di non uscire per il secondo tempo della partita”.
Nel corso del primo tempo vi era stato uno scontro di gioco tra Michael Boxall (autore del fallo) e Yusuf Abdurisag. Tra i due vi è uno scambio di battute con il qatariota che ha attaccato l’avversario facendo riferimento alle sue origini kiwi e samoriane. Da qui era nata anche una mischia tra giocatori, ma per il direttore di gara Manuel Schuttengruber non c’è nulla da rilevare e così la gara prosegue normalmente.
“A quanto pare due giocatori in campo si sono scambiati delle parole – ha commentato il tecnico del Qatar, Carlos Quieroz, ai microfoni di Al Kass – i giocatori della Nuova Zelanda hanno deciso di sostenere il proprio compagno di squadra, come è ovvio che tutta la nostra squadra ha deciso di supportare il nostro giocatore. Hanno lasciato il campo senza dire niente, senza testimoni. L’arbitro non ha sentito niente, né le panchine, né gli allenatori. Solo una discussione tra due giocatori. Questo è il nuovo capitolo del calcio, qualcosa che nessuno può capire. Chiediamo alle autorità calcistiche di prendere una decisione su quanto accaduto. Penso che questo caso sarà sicuramente sotto osservazione della FIFA, perché ho chiesto all’allenatore, agli arbitri e nessuno ha sentito niente”.
Cosa è successo in Irlanda U.21-Kuwait U.22
Se in Nuova Zelanda-Qatar una delle due squadre non rientra, in Irlanda U.21-Kuwait U.22 una delle due esce nel corso del secondo tempo su ordine del commissario tecnico.
In questo caso a prendere la decisione di rientrare negli spogliatoi è il ct irlandese Jim Crawford con la sua squadra che sta vincendo per 3-0 (gol di Ollie O’Neill, Conor Carty e Aidomo Emakhu). Gli irlandesi hanno denunciato insulti razzisti contro un componente della squadra, ma senza specificare di chi si trattasse.
La Fifa sempre in primo piano contro il razzismo
La Fifa procederà con un’indagine su quanto successo, sentendo i diretti interessati prima di prendere una decisione in merito. Da sempre il governo mondiale del calcio è molto attento alla tematica razziale, che purtroppo si ripresenta puntualmente. I casi più eclatanti negli ultimi mesi sono quelli che hanno visti protagonisti Vinicius (Real Madrid) a Valencia e Lukaku durante Juventus-Inter di Coppa Italia.
Proprio in quest’ultima occasione, il presidente Gianni Infantino aveva dichiarato:
“La Fifa e il sottoscritto siamo al fianco di Romelu Lukaku, così come di qualsiasi altro giocatore, allenatore, ufficiale di gara, tifoso o partecipante a una partita di calcio che abbia sofferto di razzismo o di qualsiasi altra forma di discriminazione. Le vittime di questi abusi devono essere sostenute e i responsabili puniti severamente da tutte le autorità”. Il presidente della Fifa aveva poi rilanciato l’appello “affinché i tifosi si facciano sentire e mettano a tacere i razzisti. Allo stesso modo, nel calcio, dobbiamo garantire l’applicazione di severe sanzioni sportive per far fronte a tali incidenti e per fungere da deterrente. Una volta per tutte: No al razzismo. No a qualsiasi forma di discriminazione”.