Il conflitto in corso in terra ucraina, dopo l’attacco militare dell’esercito russo, ha portato conseguenze a livello economico che hanno impattato il mondo del calcio (e continueranno a produrre effetti negativi).
Sin dai primi giorni, i risvolti a livello sportivo sono stati molteplici: dal cambio sede della finale di Champions League fino alla querelle Gazprom che ha coinvolto dapprima l’Uefa e poi lo Schalke 04, senza dimenticare l’esclusione da tutte le competizioni europee ed internazionali della Nazionale Russa e dei club.
A livello micro, così definibili solo in comparazione ai risvolti più grandi che andremo ad elencare, quelle sopra riportate sono state le primissime decisioni del calcio europeo ed internazionale che hanno impattato aziende e squadre legate a Putin, con conseguenze sotto il punto di vista economico.
Non è da sottovalutare, però, quanto sta accadendo in Premier League con le decisioni che il governo inglese sta assumendo nei confronti degli oligarchi che hanno interessi economici nel Regno Unito e sono storicamente legati alla figura di Vladimir Putin.
Gli uomini più ricchi di Russia nel 2021
La lista dei miliardari stilata dalla rivista Forbes ci consente di conoscere i nomi dei più ricchi oligarchi russi, alcuni dei quali vedono parte del loro patrimonio a rischio come conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina.
La lista degli oligarchi russi
Di seguito la top 15 dei miliardari russi alla fine dello scorso anno, con il rispettivo patrimonio calcolato:
- Alexey Mordashov – 29,1 miliardi di dollari
- Vladimir Potanin – 27 miliardi di dollari
- Vladimir Lisin – 26,2 miliardi di dollari
- Vagit Alekperov – 24,9 miliardi di dollari
- Leonid Mikhelson – 24,9 miliardi di dollari
- Gennady Timchenko – 22 miliardi di dollari
- Alisher Usmanov – 18,4 miliardi di dollari
- Andrey Melnichenko – 17,9 miliardi di dollari
- Pavel Durov – 17,2 miliardi di dollari
- Suleiman Kerimov e famiglia – 15,8 miliardi di dollari
- Mikhail Fridman – 15,5 miliardi di dollari
- Roman Abramovich – 14,5 miliardi di dollari
- Tatyana Bakalchuk – 13 miliardi di dollari
- Mikhail Prokhorov – 11,4 miliardi di dollari
- Viktor Rashnikov – 11,2 miliardi di dollari
La classifica si riferisce ai patrimoni calcolati al 2021 e quindi prima che scoppiasse il conflitto Russia-Ucraina.. Secondo una stima sempre di Forbes, la guerra in corso avrebbe già “bruciato” oltre 126 miliardi di dollari del patrimonio dei miliardari.
Tra i nomi presenti in questa lista troviamo alcuni soggetti legati al mondo dello sport, e del calcio nello specifico.
Ancora prima di Roman Abramovich, in classifica compare il nome di Alisher Usmanov, che con il suo patrimonio di 18,4 miliardi di dollari si posiziona al 7° posto. L’oligarca è stato legato all’Arsenal fino al 2018, e successivamente ha mantenuto rapporti di sponsorizzazione con l’Everton.
I Toffees, però, la scorsa settimana hanno sospeso gli accordi di sponsorizzazione con le aziende legate alla Russia e quindi anche con la società di Usmanov.
Una situazione che sta suscitando maggior clamore da parte dell’opinione pubblica internazionale è però legata al ben più noto Roman Abramovich. L’attuale, ancora per poco, proprietario del Chelsea si posiziona al 12° posto nella lista degli imprenditori russi più ricchi, contando, a fine 2021, su un patrimonio di 14,5 miliardi di dollari.
Le sanzione del Governo Inglese
Il clima di tensione che oggi si respira in Inghilterra nei confronti degli imprenditori russi non è una novità.
Nel 2018, quando Vladimir Putin fu rieletto presidente per la quarta volta vincendo le elezioni con oltre il 75% dei voti, i rapporti tra Russia e Inghilterra divennero tesi a seguito del caso di avvelenamento dell’ex agente dell’intelligence russa Serghei Skripal.
In quell’occasione la Premier inglese Theresa May, come risposta all’espulsione dalla Russia di 23 diplomatici britannici, promise un giro di vite contro gli oligarchi russi proprietari di club della Premier League e legati proprio a Putin.
Anche in quell’occasione i nome finiti sul tavolo furono quelli di Roman Abramovich e dello stesso Alisher Usmanov, ai tempi azionista di minoranza dell’Arsenal.
I 7 oligarchi sanzionati
Di seguito si riporta la lista dei sette oligarchi russi sanzionati dal governo inglese che ha bloccato tutte le attività economiche di questi imprenditori in terra britannica.
Da Abramovich all’AD di Gazprom, fino al presidente della banca VTB: ecco gli oligarchi russi che non possono più portare avanti i loro affari in Inghilterra.
- Roman Abramovic: patron Chelsea;
- Oleg Deripaska, ex socio di Abramovic;
- Igor Sechin: amministratore delegato di Rosneft, compagnia petrolifera statale russa;
- Andrey Kostin: presidente della banca russa VTB;
- Alexei Miller: AD di Gazprom;
- Nikolai Tokarev: presidente della compagnia di oleodotti statale russa Transneft;
- Dmitri Lebedev: presidente della Banca Rossiya.
«Non possono esserci rifugi sicuri per coloro che hanno sostenuto il feroce assalto di Putin all’Ucraina. Le sanzioni di oggi sono l’ultimo passo nel sostegno incrollabile del Regno Unito al popolo ucraino. Saremo spietati nel perseguire coloro che consentono l’uccisione di civili, la distruzione di ospedali e l’occupazione illegale di alleati sovrani».
Con queste dichiarazioni, il Premier Boris Johnson ha annunciato le sanzioni ai sette principali oligarchi russi con possedimenti nel Regno Unito.
Un blocco di patrimoni per una cifra complessiva di 15 miliardi di sterline, circa 18 miliardi di euro.
La situazione del Chelsea
Il mirino principale è certamente puntato su Roman Abramovich, che si è visto sequestrare tutti i beni e imporre un bando totale dalla Gran Bretagna. Nessuna persona o società potrà concludere affari col magnate proprietario del Chelsea né con gli altri sei imprenditori sanzionati dal governo inglese per i loro rapporti con Vladimir Putin.
Il permesso del governo inglese
Il governo britannico ha, però, emanato una licenza speciale per consentire al Chelsea di continuare regolarmente la stagione di Premier League, con il solo scopo di proteggere i tifosi dei Blues.
“La licenza è una rete di sicurezza per proteggere lo sport, la Premier League, e i tifosi. Il governo terrà costantemente sotto controllo la situazione e lavorerà a stretto contatto con le autorità calcistiche competenti e il club per proteggerlo da danni irreparabili che gli impedirebbero di partecipare alle competizione”, ha spiegato il governo in una nota.
Il Chelsea potrà continuare ad operare ma con delle limitazioni che potranno avere degli effetti negativi pesanti sui conti del club.
Costi certi e ricavi incerti
La licenza consentirà di svolgere le partite, pagare il personale e permettere ai tifosi che hanno già acquistato i biglietti di assistere alle gare.
Importante sottolineare, però, che i Blues non potranno, al momento, vendere biglietti per le prossime partite di Premier. Così come saranno inibite, fino al 31 maggio (data di scadenza della licenza ad oggi), tutte le operazioni legate al calciomercato e quindi anche i rinnovi di contratto dei giocatori in scadenza.
Parliamo di Rudiger, Azpilicueta e Christensen, in scadenza di contratto, oltre a Saul, acquistato la scorsa estate in prestito con diritto di riscatto dall’Atletico Madrid. Le operazioni di rinnovo e riscatto di questi giocatori risultano, quindi, al momento bloccate fino al 31 maggio 2022.
Le concessioni del governo inglese, però, permettono ai Blues di continuare a ricevere i pagamenti legati ai diritti tv, ai premi per le competizioni internazionali e incassare le cifre legate “agli obblighi esistenti in base agli accordi di prestito o vendita di giocatori”.
L’obiettivo del governo è quello di lavorare con Premier League e club per continuare a giocare, ma allo stesso tempo assicurare che le sanzioni vengano applicate.
La scorsa settimana Abramovich aveva annunciato la volontà di vendere la squadra e destinare i proventi alle vittime della guerra. Un tentativo, probabilmente, di evitare le sanzioni annunciate e adesso diventate ufficiali, ma proprio per via della decisione del governo inglese, è stata bloccata anche la vendita del Chelsea.
Articolo a cura di Marco Pino