La fase della stagione è di quelle calde e appassionanti: il Parma sempre più capolista, la bagarre per il secondo posto che vale la promozione diretta e una serie di club che navigano tra l’orizzonte della zona playoff e la paura degli spareggi playout.
La Serie BKT entra nel vivo di una stagione che sta mettendo in mostra tanti talenti, italiani e non, e realtà capaci di stupire con gioco e risultati.
L’obiettivo di tanti, però, è il salto nella massima serie. Dal Parma che con Pecchia alla seconda stagione in panchina vuole raggiungere il tanto agognato ritorno in Serie A fino al Palermo che grazie agli investimenti del City Football Group vuole aggiungere un altro step di crescita al suo ambizioso progetto.
Senza dimenticare le mire della proprietà più ricca d’Italia parlando del Como o squadre come Cremonese e Venezia che dopo aver toccato con mano il palcoscenico della massima serie vogliono tornarci per essere protagoniste.
Tante storie e tanti percorsi accomunati dalla stessa precisa e chiara volontà: la promozione in Serie A.
Un obiettivo importante sotto il punto di vista sportivo che però ha anche dei risvolti economici importanti in termini di incassi maggiori per la quota di diritti TV spettante e maggiori introiti per i ricavi da stadio. Due voci che compongono una parte importante del fatturato di tanti club e che su un teatro come quello della massima serie possono raggiungere livelli decisamente più elevati.
Ma quanto vale la promozione in Serie A?
Analizzando i numeri è possibile avere contezza di quanto e quale sia l’effetto positivo di una promozione dalla Serie A alla Serie A.
Partiamo quindi con l’analizzare le variazioni avvenute per quanto riguarda le due voci di ricavo maggiormente impattate dal cambio di categoria: incassi da diritti TV e ricavi da stadio.
Serie A vs Serie B: quanto valgono i diritti TV?
Se da un lato per chi retrocede dalla B alla A il paracadute rappresenta una somma interessante da guadagnare per affrontare il cambio di categoria, per chi fa il percorso opposto alcune voci del fatturato vengono impattate maggiormente.
Un incremento tangibile per i club che ottengono la promozione dalla Serie B alla Serie A fa riferimento certamente ai compensi spettanti per quanto riguarda la ripartizione dei diritti TV.
Secondo quanto stabilito dalle Legge Melandri, norma che ha rivoluzionato completamente la negoziazione dei diritti TV e la sua redistribuzione con il fine di avere maggiore equità e sostenibilità nel sistema.
Una quota importante nella crescita del fatturato di un club promosso in Serie A fa quindi riferimento ai diritti TV della massima serie, per cui la prossima stagione si entrerà nel prossimo quinquennio negoziato tra i broadcaster e la Lega Serie A.
Nello specifico la distribuzione avviene secondo quanto definitivo dalla Legge Melandri e con lo schema seguente:
- Una quota pari al 50% è suddivisa in misura identica tra tutte le società partecipanti al campionato di Serie A;
- Una quota pari al 15% suddivisa in base alla classifica e ai punti conseguiti nell’ultimo campionato;
- Una quota pari al 10%, è suddivisa in base ai risultati conseguiti nelle ultime cinque stagioni sportive;
- Una quota pari al 5%, è suddivisa in base alla graduatoria stilata tenendo conto dei risultati sportivi conseguiti a livello nazionale e internazionale dalla stagione sportiva 1946/47 alla sesta antecedente a quella di riferimento;
- Una quota pari all’8%, è suddivisa in base all’audience televisiva certificata da Auditel;
- Una quota pari al 12%, è suddivisa in base agli spettatori paganti che hanno acquistato il biglietto per le gare casalinghe disputate negli ultimi tre campionati: le cifre degli spettatori in questo caso sono riferite al triennio 2017/18, 2018/19 e 2019/20 come deciso dai club della Lega Serie A.
Per capire come cambiano le quote di diritti TV per le squadre promosse, prendiamo come esempio le ultime stagioni concluse, la 2021-2022 e la 2022-2023, e le squadre che hanno incassato di meno dai broadcaster in queste annate.
Nella stagione 2021-2022 le squadre che hanno incassato di meno sono state Spezia, Salernitana e Venezia, con un totale di 27-29 milioni di euro come compenso a fine anno.
Nella stagione 2022-2023, invece, le squadre che hanno guadagnato una quota parte minore sono state Spezia e Cremonese con 29-30 milioni di euro di incasso da broadcaster.
Considerato un range tra i 27 e i 30 milioni, per valutare l’impatto della promozione in Serie A bisogna vedere quanto incassavano l’anno precedente per questa voce di ricavo le squadre in questione. Vediamolo di seguito.
Il caso Salernitana
- Salernitana: ricavi diritti TV Serie B 2020-2021 -> 2,1 milioni
- Salernitana: ricavi diritti TV Serie A 2021-2022 -> 28,4 milioni
Il caso Cremonese
- Cremonese: ricavi diritti TV Serie B 2021-2022 -> 2,7 milioni
- Cremonese: ricavi diritti TV Serie A 2022-2023 -> 30,2 milioni
Analizzando le casistiche sopra descritte possiamo veder come sia evidente la crescita di questa porzione di fatturato relativi ai proventi audiovisivi, con una crescita dalla B alla A che si attesta tra i 26 e i 27,5 milioni di euro.
Un aumento che pesa sensibilmente sul fatturato totale di un club. Se prendiamo ad esempio il caso della Salernitana, nel bilancio chiuso al 30.06.2022 il totale del fatturato è stato pari a 46 milioni di euro totale (rispetto ai 13,96 dell’anno precedente).
La crescita di circa 32 milioni è stata sospinta da un +27,3 milioni per quanto riguarda gli incassi da diritti TV e questo fa ben capire come il fatturato di un club neopromosso sia fortemente influenzato da questa voce di ricavo.
Dalla B alla A: come cambiamo i ricavi da stadio
Un’altra voce di ricavo da considerare come importante a livello di variazione positiva è senz’altro quella che fa riferimento ai ricavi da stadio.
Questo perché, a parità di partite disputate ed escludendo eventuali playoff e playout, il numero di partite giocate durante un campionato di Serie B è il medesimo della Serie A, ma nel campionato di massima serie le partite disputate con squadre blasonate consentono di applicare un livello di prezzo dei biglietti più alto con la conseguenza di incrementare notevolmente la voce “botteghino” a conto economico.
Per permetterci di analizzare un paragone tra due stagioni consecutive che considerino un’anno in B e il seguente in A, abbiamo sviluppato la raccolta dati su annate che non sono state condizionate dal Covid c0n conseguente afflusso limitato allo stadio.
Il caso Frosinone
Considerate queste premesse, e al fine di rendere l’analisi completa, abbiamo preso in considerazione i dati relativi al Frosinone.
Nella stagione 2017-2018 i ciociari hanno ottenuto la promozione in Serie A vincendo la finale playoff di B contro il Palermo e nella stagione seguente hanno partecipato alla massima serie.
- Frosinone: ricavi da stadio Serie B 2017-2018 -> 2,54 milioni
- Frosinone: ricavi da stadio Serie A 2018-2019 -> 4,61 milioni
Anche in questo caso, come per i ricavi da diritti TV, è apprezzabile un incremento che si sostanzia in valore assoluto in poco più di 2 milioni di euro e nell’81% di crescita in termini percentuali.
Nel caso di specie del Frosinone, i ciociari tra la stagione in B e quella in A hanno visto decrescere il valore dei ricavi per biglietti singoli venduti vedendo però un impatto positivo sugli abbonamenti. Nel 2018-2019 (anno della Serie A) i totale degli abbonamenti venduti fu pari a 3,7 milioni di euro, mentre nella stagione precedente (in Serie B) la stessa voce presentava un importo di 1,28 milioni di euro.
L’analisi svolta vuole valorizzare, in termini numerici e il più possibile attendibili prospetticamente, quanto può valere il salto di categoria per le squadre promosse sulla base delle due voci di ricavo principali per le piccole-medio squadre italiane: diritti TV e ricavi da stadio.
La crescita dalla B alla A è certamente importante e fa capire quanto divario a livello di introiti ci sia tra le due categorie, il tutto da soppesare ovviamente con livelli di spesa per ingaggi e cartellini che possono essere decisamente superiori per affrontare la competitività della massima serie.