Ci sono le sentenze e poi ci sono le interpretazioni delle stesse. Quella della Corte di Giustizia Europea, ad esempio, vede due fronti completamente opposti tra i due contendenti: da un lato c’è la Uefa che ritiene che col provvedimento non si sia dato il via libera alla Superlega; dall’altro c’è A22 Sports che invece considera quanto emesso come una vittoria personale ed è pronto a istituire un proprio torneo. Il contrasto appare insanabile in una battaglia destinata a durare ancora a lungo.
- La lettera della Uefa alla Corte di Giustizia Europea
- I dubbi dell'UEFA sulla sentenza
- La reazione della Superlega
- La battaglia andrà avanti
La lettera della Uefa alla Corte di Giustizia Europea
Un nuovo elemento di dissidio è la lettera inviata dalla Uefa alla Corte di Giustizia Europea nella quale si chiedeva di modificare la sentenza rendendola più soft – come da interpretazione della Uefa stessa. Una notizia alla quale i fondatori della Superlega hanno reagito piuttosto male, continuando – dal loro punto di vista – a ritenere che il massimo organo del calcio europeo stia continuando ad esercitare quell’abuso di potere che gli è stato contestato.
I dubbi dell’UEFA sulla sentenza
In sostanza gli avvocati che lavorano per conto di Ceferin e dell’associazione che presiede, hanno rilevato delle incongruenze all’interno della sentenza manifestando a chi di dovere la necessità di una modifica. Ma quali sono gli aspetti dubbi evidenziati dall’UEFA? Anzitutto un comunicato stampa poco chiaro, che offre ai media e quindi al pubblico una visione distorta di quella che sarebbe stata invece la decisione del CGUE. In più l’espressione di “abuso di posizione dominante” non sarebbe mai venuta fuori in alcun modo nella sentenza.
La reazione della Superlega
“La Uefa non conosce giustizia” affermano i creatori della Superlega. Che aggiungono: “Non capisce che il suo monopolio è finito e che i suoi privilegi non trovano posto nell’Europa delle libertà“. Secondo il pensiero della nuova corrente del calcio europeo l‘Uefa starebbe continuando ad esercitare in maniera scorretta pressioni non soltanto sui club, ai quali vorrebbe vietare di prendere parte ad altre competizioni, ma pure sulla stessa Corte di Giustizia Europea, come certifica la lettera inviata.
La battaglia andrà avanti
Insomma, ne vedremo ancora delle belle. Il progetto del 2021 sembrava essere naufragato ancor prima di cominciare. Invece è soltanto servito più tempo ai club fondatori, ormai ufficialmente rimasti in due (Real e Barcellona), per portare avanti le loro idee. Chissà se nel tempo altre società avranno modo di ripensare al proprio no, in alcuni casi espresso pubblicamente, oppure se si continuerà in questa maniera. Sicuramente Bernd Reichart non mollerà nella sua guerra alle istituzioni del calcio.