Su Larissa Iapichino c’è ancora tutto da scrivere soprattutto adesso che Parigi le ha dato ciò che Tokyo le ha negato. Il quarto posto comporterà riflessioni in altre sedi, ma allo Stade de France ha speso il meglio che si potesse su quella pedana. Perché è un talento purissimo, e ce lo dicono i risultati anche alle Olimpiadi e agli Europei di Roma e non solo i cromosomi, e la testa, la preparazione, l’attitudine.
Tratti che le appartengono, per quanto accennati e quasi celati da una timidezza imprevedibile in una atleta nata e cresciuta sotto i riflettori sempre accesi, da quando sua madre Fiona May e suo padre (nonché suo allenatore) Gianni hanno deciso di diventare genitori.
- Larissa Iapichino, un destino nel nome
- L'incontro con il salto in lungo
- La carriera di una predestinata ma non solo
- Il punto di svolta
- L'infortunio prima di Tokyo
- L'argento a Roma
- Il numero di Parigi
- Lo studio
Larissa Iapichino, un destino nel nome
Come sua madre britannica di nascita ma azzurra per scelta, Larissa ha preferito dedicarsi al salto in lungo dopo aver attraversato qualche incertezza. Una sequenza di esperienze che le hanno consentito di mettersi alla prova, divertirsi e poi assecondare quell’inclinazione.
Quel destino che, però, non era solo nelle ascendenze genitoriali: lo aveva nel nome perché a ispirare i suoi genitori è stata la lunghista ucraina Berezhnaya, amica e avversaria in pedana di Fiona May.
Larissa ha seguito sua madre e suo padre sulle piste e, poi, sul set, quando Fiona ha deciso di tentare e accettare le offerte che insistentemente le giungevano da un mondo distante da quello dello sport e dell’atletica, in particolare.
Un ambiente che l’ha accolta, a testimonianza dell’amore e della stima che il suo pubblico ha nutrito e alimentato nei suoi riguardi grazie alla generosità atletica dimostrata e che ha portato sotto l’azzurro dei successi indimenticabili.
L’incontro con il salto in lungo
Anche Larissa lo ha provato, quell’amore assoluto ma non è stato subito il salto in lungo il suo primo obiettivo. Da bambina si è avvicinata allo sport praticando danza, nuoto e in particolare ginnastica artistica per otto anni. Nell’estate 2015, a 13 anni, ha deciso di provare con l’atletica, dopo aver assistito – come regalo di compleanno – al meeting di Montecarlo insieme alla mamma Fiona.
Era già una celebrità, per via dei suoi altrettanto noti genitori e per uno spot divenuto celebre, in cui compariva anche lei, bambina, intenta nella scelta della merenda pomeridiana.
Un episodio che non rifletteva il temperamento di Larissa. La stessa lunghista si descrive come una ragazza timidissima da piccola, quasi a disagio sul set e durante le riprese quando accompagnava la madre, pratagonista della serie “Butta la luna”, serie prodotta dalla Rai di successo.
Oggi la ammiriamo sicura e strutturata nei meeting e nelle gare, come a Roma: agli ultimi Europei, dopo infortuni e complicazioni, finalmente ha conquistato un magnifico argento che le ha dato soddisfazione e lustro, come avrebbe già meritato.
La carriera di una predestinata ma non solo
Dall’incontro con l’atletica è partita una carriera che pareva inevitabile, ma così non è stato fino a quando non lo ha scelto Larissa. La sua pecualiarità sta tutta qua: riflessiva, estremamente razionale ma dotata anche di una maturità agonistica che raramente compete a una atleta come lei, classe 2002.
Il suo primo tecnico a Calenzano è stato Enrico Mancini, nella velocità e poi sugli ostacoli. Nel 2016 si è aggiudicata il tricolore cadette dei 300hs confermandosi nell’edizione successiva. Talento in pista ma anche in pedana coltivato allo stadio Ridolfi di Firenze da Gianni Cecconi nei salti e Ilaria Ceccarelli sugli ostacoli.
Quando arriviamo nel 2018 il primo acuto nel lungo con il 6.36 della migliore prestazione nazionale under 20 al coperto e il 6.38 della stagione estiva. Un punto fermo dato che da quel risultato è incominciato quello che racconta la sua bio da atleta.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA A VIRGILIO SPORT
Il punto di svolta
Il decollo nel 2019 ai tricolori di Agropoli con un volo a 6.64 l’ha resa primatista italiana tra le allieve e anche tra le juniores battendo il record di Maria Chiara Baccini (6.55) che resisteva dal 1998. Ha conquistato l’oro, già vinto dalla mamma nel 1987 a Birmingham con la maglia della Gran Bretagna, agli Europei under 20 di Borås dove ha sconfitto avversarie più grandi anche di due anni. Nel 2020 ha cominciato a dedicarsi soltanto al lungo con il tecnico Gianni Cecconi ed è atterrata a 6.80 al meeting di Savona, seconda italiana di sempre.
Nel 2021 è cresciuta ancora con il clamoroso 6.91 ad Ancona, primato mondiale under 20 indoor, eguagliando il record nazionale assoluto al coperto di Fiona May, la mamma che aveva scelto di vestire l’azzurro.
L’infortunio prima di Tokyo
A impedirle di volare per Tokyo è stato, però, un infortunio. Non a caso, dopo le qualificazioni Larissa si è espressa accennando a quell’evento che ha deciso la sua partecipazione ai Giochi.
“Sono molto felice della qualificazione, centrata al secondo salto. Ho fatto quello che dovevo, mi sono comportata bene. Mi sono concentrata su rincorsa e salto e ho raggiunto subito l’obiettivo”, ha detto ai microfoni di Rai Sport dopo il 6.87 nel salto in lungo che le ha regalato la finale alle Olimpiadi di Parigi.
“In assoluto non è stata una gara facile – ha aggiunto l’azzurra- ci sono ragazze molto quotate che non hanno fatto la misura. Per la finale comunque si ripartirà tutte da zero, le altre saranno agguerrite ma anche io voglio dire la mia. L’atmosfera è bellissima e io sono felice di essere alle Olimpiadi”.
Un dispiacere, quello relativo alla mancata partecipazione a Tokyo, che ha fissato e condiviso con papà Gianni, diventato nel frattempo il suo allenatore. Nel 2023 è tornata a migliorarsi con il primato italiano al coperto di 6.97 dopo averlo di nuovo pareggiato per la medaglia d’argento agli Europei indoor di Istanbul. All’aperto ha debuttato con il personale di 6.83 controvento e ha vinto tre tappe della Diamond League: Golden Gala a Firenze, Stoccolma e Montecarlo arrivando a 6.95 dopo aver conquistato il titolo europeo U23 a Espoo con 6.93.
A Roma, Europei, Larissa ha affrontato una finale incredibile dopo aver salto benissimo nelle qualificazioni a 6,71. E in finale non si smentita.
L’argento di Roma agli Europei
L’argento a Roma
Nella calda notte rimana, mentre il pubblico attendeva il ripetersi dell’incanto della staffetta olimpica 4x100m, Iapichino studiava e si confrontava con Larissa in una gara che, a questo punto della stagione, era decisiva per Parigi.
E così è stato. Anche se l’argento si è deciso all’ultimo salto, come spesso ci ha abituati Larissa, e a tenere salda la concentrazione è stato Gianni – atleta, allenatore e musicista – capace di trovare la chiave perché sua figlia arrivasse fin qui con il pieno dispiegamento delle sue potenzialità, atletiche e mentali.
Fiona May era lontana, a soffrire in un punto remoto dell’Olimpico per non manifestare la tensione, l’ansia. E poi dopo il verdetto sciogliersi in un abbraccio, in un pianto che forse non aveva capito di poter esprimere se non prima di mercoledì 12 giugno.
Ci hanno regalato la scena più piena, vera, di questi Europei offrendo un abbraccio che sa di tanto, che sa di autentico. Che sa di loro.
Larissa Iapichino si è aggiudicata l’argento all’ultimo tentativo volando a 6.94 e mettendosi dietro tutte le avversarie tranne l’inarrivabile tedesca Malaika Mihambo, oro con 7.22. Bronzo alla portoghese De Sousa con 6.91.
Il numero di Parigi
Il podio olimpico lo ha sfiorato davvero Larissa, con quel 6.87 nella finale di salto in lungo che aveva già centrato durante le qualificazioni e aveva provocato la reazione di papà Gianni.
Vince la statunitense Davis Woodhall con 7.10, ma Larissa con i suoi pochi anni impressiona restando fino alla fine con il gruppo delle migliori senza riuscire ad eguagliare i numeri prodigiosi delle statunitensi.
Ma come per i big azzurri dell’atletica, Iapichino è stata superata solo dalle top della specialità ovvero Tara Davis Woodhall, Mihambo (6,98) e Moore con 6,96 che con quelle lunghezze mettono la distanza dall’azzurra.
Lo studio
Parigi le lascerà le dovute analisi da fare, una volta rientrata in Italia. Arriverà il tempo, dopo questa medaglia sfiorata nel lungo femminile e che ha invece stupito, nel caso, di Mattia Furlani.
Troverà il tempo di dedicarsi al resto, a ciò che le riempie il suo presente oltre all’atletica. Attenta allo studio, che non ha mai trascurato, si è diplomata al liceo scientifico a Firenze. Ha deciso di proseguire poi gli studi e di iscriversi alla facoltà di giurisprudenza, percorso univeristario che prosegue parallelamente agli impegni in pedana, e fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro. Testimonial per Valentino, i rapporti con la moda sono intensi ma sempre secondari allo sport.
La testa, dopo Roma, era solo alle Olimpiadi di Parigi. L’abbraccio di mamma Fiona May c’è, la guida solida di papà Gianni anche. La testa, però, è e appartiene solo a Larissa.