Per due volte nominato miglior allenatore all’AIC e con una panchina d’oro alle spalle, il nome di Luciano Spalletti è da annoverare tra quelli dei più grandi tecnici della Serie A. La sua forte personalità e il suo duro lavoro sono gli elementi chiave che gli hanno permesso di essere decisivo dai suoi inizi a Empoli fino a Napoli, squadra di cui è allenatore in carica.
L’esordio da centrocampista
Cresce tra le giovanili del Cuoiopelli, società di Santa Croce sull’Arno, e della Fiorentina, ma solamente a metà degli anni ’80 riesce a fare il passo decisivo e a debuttare come professionista tra le fila del Castelfiorentino. Di ruolo centrocampista, la carriera da calciatore di Spalletti fatica ad affermarsi e si svolge principalmente nelle serie minori della Toscana e della Liguria. Dopo una breve avventura all’Entella Bacezza, dove conosce Gian Piero Ventura, passa allo Spezia in cui rimane per quattro anni. Agli inizi degli anni ’90 torna nella sua terra natale, la Toscana, e gioca rispettivamente per il Viareggio e l’Empoli. È proprio tra gli Azzurri che Spalletti tira i suoi ultimi calci al pallone come calciatore: a 34 anni decide di appendere le scarpette al chiodo.
Spalletti allenatore: tra Empoli e Sampdoria
Spalletti non perde tempo e decide di buttarsi a capofitto nel ruolo di tecnico. Decide di partire proprio da Empoli, iniziando ad allenare le giovanili. Subentrando, poi, ad Adriano Lombardi alla guida della prima squadra, conclude la sua prima stagione da tecnico con ottimi risultati, salvando la squadra dalla retrocessione. Alla guida degli Azzurri, l’allenatore toscano svolge un lavoro con i fiocchi: nella stagione 1995/96 vince la Coppa di Serie C, ottenendo la promozione in Serie B, e l’anno successivo riesce a condurre la squadra in massima serie.
Dopo aver assicurato ai toscani la permanenza in A, Spalletti saluta la terra toscana e apre una nuova parentesi in quella ligure accettando la chiamata della Sampdoria. Tuttavia, il suo inizio con i blucerchiati non è dei migliori: accumula troppe sconfitte e, dopo solo qualche mese di permanenza a Genova, viene esonerato. A seguito delle dimissioni di David Platt, due mesi più tardi fa ritorno sulla panchina del club ligure, ma non riesce ad ottenere i risultati sperati e a evitare la retrocessione della squadra.
Tra Venezia, Udinese e Ancona
Nel 1999 ecco la chiamata del Venezia, ma l’esperienza alla guida dei neroverdi dopo due mesi e una sola vittoria. L’esonero definitivo giunge nel febbraio del 2000. Dopo una stagione d’inattività , gli viene offerta la panchina dell’Udinese. Dopo una stagione in terra friulana chiusa al dodicesimo posto della classifica, a dicembre 2001 dà il suo arrivederci al club delle zebrette e firma con l’Ancona. Arriva nelle Marche con l’obiettivo di condurre i dorici alla salvezza nel torneo cadetto e termina il campionato riuscendo ad assicurare la squadra addirittura l’ottavo posto.
Dopo la breve parentesi ad Ancona ritorna a Udine, che diventa la sua casa per tre anni. Questa volta il suo lavoro con il club friulano è veramente decisivo: nel corso di tre stagioni riesce a stabilirsi nelle zone alte della classifica e a guadagnarsi prima l’accesso in Coppa UEFA e poi nel 2003/04 quello in Champions League.
Tra ‘’La Magica’’ e lo Zenit
Per Spalletti, la Roma rappresenta una delle tappe salienti della sua carriera da allenatore. Nella capitale si toglie tante soddisfazioni e vince la maggior parte dei suoi trofei. Durante la sua permanenza sulla panchina della Roma, Spalletti raggiunge molto spesso i vertici della classifica, guadagnandosi l’accesso alle principali competizioni europee e a tre finali consecutive di Coppa Italia. Alla guida dei giallorossi alza il suo primo trofeo, battendo l’Inter nella finale di Coppa Italia 2007. Il trionfo dona vigore all’allenatore fiorentino, che sembra non volersi fermare più: nella stagione successiva vince la Supercoppa italiana e una seconda Coppa Italia. Tuttavia, nel settembre 2009, a seguito di alcune sconfitte nelle prime giornate di campionato e per attriti con la dirifenza giallorossa, decide di rassegnare le sue dimissioni e di cambiare aria.
Biglietto aereo alla mano, a dicembre dello stesso anno si accasa in Russia, allo Zenit San Pietroburgo. In cinque anni di permanenza in terra russa, Spalletti aggiunge altri quattro titoli al suo palmarès: due campionati russi e una coppa e una supercoppa nazionali. La sua avventura fuori dall’Italia si conclude nel 2014 quando, dopo un inizio di stagione deludente, viene esonerato.
Nel 2016 la Roma lo richiama per rimpiazzare il partente Rudi Garcia e il tecnico fiorentino torna sulla panchina giallorossa ancora più agguerrito di prima, chiudendo il campionato al terzo posto della classifica.
La stagione successiva inizia un po’ con l’amaro in bocca: i giallorossi non riescono vengono eliminati ai preliminari di Champions League e in Europa League escono agli ottavi di finale per mano dell’Olympique Lione. A maggio 2017, dopo aver condotto la squadra a guadagnarsi il secondo posto in campionato, il tecnico fiorentino saluta definitivamente la capitale per accettare la chiamata in arrivo dal capoluogo lombardo.
L’Inter e il Napoli
A giugno dello stesso anno, Spalletti diventa il nuovo allenatore dell’Inter: nel biennio in neroazzurro, tra alti e bassi, riesce a riesce a riportare la squadra in Champions League dopo diversi anni. A maggio del 2019, nonostante l’obiettivo stagionale raggiunto (il quarto posto), l’Inter esonera Spalletti. Tornato a casa a mani vuote, decide di prendersi una pausa dalla panchina, concedendosi un periodo sabbatico.
A maggio 2021, però, gli si presenta un’occasione che non si sente di rifiutare: il Napoli. Gli anni di riposo sembrano aver giovato il tecnico toscano che, non appena arrivato tra i Partenopei, conquista un nuovo record: diventa il primo allenatore a vincere le prime cinque partite di campionato al suo esordio sulla panchina degli azzurri, superando anche Rafa Benitez che si era fermato a quattro. Inoltre, il 17 ottobre 2021, sconfiggendo in casa il Torino per 1-0, raggiunge otto vittorie consecutive in campionato eguagliando il primato di Maurizio Sarri.
L’importante è l’equilibrio
Il modulo cui più spesso si è affidato in carriera è il 4-2-3-1. Dispiegamento in campo che ha come caratteristica centrale la versatilità , si adatta a diverse situazioni di gioco e garantisce un buon equilibrio fra i reparti. È però anche un modulo dinamico che richiede un certo grado di coordinazione: i giocatori devono essere bravi a inserirsi e a svolgere i movimenti giusti anche senza palla.
Spalletti conosce tutti i punti di forza e di debolezza del suo sistema di gioco e la sua bravura sta proprio nel fatto di cambiarlo, ripiegando ad esempio su 4-3-3, sulla base dei giocatori che ha a disposizione. L’equilibrio, però, non è solo una peculiarità del modulo, ma anche del tecnico stesso: al mister fiorentino, infatti, è attribuito il merito di riuscire a valorizzare tutti i giocatori presenti in rosa. Tutti quanti durante la stagione hanno minutaggio, col risultato di esaltare il gruppo attraverso i singoli.