Esistono giocatori e allenatori che sono adatti solo per un tipo di calcio. Esistono giocatori e allenatori che sono re indiscussi in certe categorie e faticano ad esprimersi quando il livello si alza nonostante le incredibili doti. Esistono personaggi, invece, legati alla propria terra e che, a prescindere dalla categoria, rinunciano a tutto pur di continuare a vivere nel posto in cui sono nati e stare accanto alle proprie famiglie. In quest’ultimo caso rientra senza alcun dubbio Luigi Castaldo.
- Chi è Luigi Castaldo
- L’esordio con la Puteolana e l’approdo alla Juve Stabia
- Il triennio a Benevento di Castaldo
- La storica Nocerina
- L’Avellino: la consacrazione di Castaldo
- Gli ultimi anni di Castaldo
Chi è Luigi Castaldo
Gigi nasce a Giugliano in Campania, comune di quasi 125 mila anime e distante da Napoli appena 15 km. Attaccante di spessore che ha vestito le maglie di Avellino, Juve Stabia, Benevento, Nocerina, Casertana, Puteolana, Paganese e Ancona. A scanso di equivoci parliamo di un attaccante che in carriera ha realizzato più di 150 reti. Non solo. Miglior marcatore della storia dell’Avellino con 70 gol e secondo miglior marcatore della Juve Stabia.
Si è spesso visto Castaldo esultare per un gol e nella maggior parte dei casi, oltre al gesto tecnico, lo si è visto festeggiare ricordando qualcuno. A volte si è inginocchiato a terra e ha dedicato il gol al padre, scomparso nell’ottobre del 2017 quando era un giocatore dell’Avellino. Altre volte, invece, aveva i volti della moglie e figlia stampati sulla maglia. Gigi per amore della sua terra ha spesso rinunciato a delle opportunità fuori regione e in club più blasonati. Lo ricorda Francesco Maglione, ex DS Avellino, in questa maniera: “Lo presi dalla Puteolana, in C2 e lo portai ad Ancona, in serie B, quando aveva diciotto anni. Però l’esperienza durò poco: aveva nostalgia dei suoi affetti, della famiglia e preferì tornare a casa”.
Oppure quando aveva l’opportunità di indossare la casacca del Siena in Serie A: “Anche in questo caso andò come ad Ancona. Dopo pochi giorni Gigi decise di fare ritorno in Campania, in preda alla nostalgia, e fu allora che, dopo aver lasciato Avellino, lo portai con me a Benevento, dove è rimasto per tre stagioni”. Il Siena, nel comunicato ufficiale, ha spiegato con franchezza e forse con un po’ di amarezza la scelta di non proseguire il suo percorso in Toscana: “Luigi Castaldo ha abbandonato, di sua volontà e senza autorizzazione alcuna, il ritiro del Siena avendo manifestato seri problemi di adattamento alla realtà professionale che compete a un club di Serie A”.
Sarebbe troppo facile giudicarlo o etichettarlo così facilmente. Castaldo non lo si può odiare ma solo apprezzare perché ha realizzato gol decisivi, quelli di estrema fattura e a volte difficili solo a pensarci. Gli addetti ai lavori lo hanno sempre descritto come un attaccante fisico, bravo nel gioco aereo e in possesso di una visione di gioco non da poco. Dicono che sia un giocatore eccezionale nel controllo e guida della palla. Eziolino Capuano, quando i due hanno lavorato insieme nella Juve Stabia, lo chiamava addirittura Castaldović (in riferimento a Zlatan Ibrahimovic). Ma Eziolino è andato anche oltre: “Un fenomeno spalle alla porta, ha progressione, è bravissimo a servire anche i compagni di reparto e ad inserirsi. Un misto tra Cavani e Gomez, o forse anche un po’ Van Persie”.
L’esordio con la Puteolana e l’approdo alla Juve Stabia
Gigi ha sempre amato il calcio: “Quando ero bambino giocavo con gli amici per strada, nel nostro campetto. A 15 anni ho fatto il mio primo anno di scuola calcio con il Villaricca per poi passare alla Puteolana. Li ho capito che potevo fare qualcosa di importante”. Lo aveva capito anche mister Eziolino Capuano che a soli 18 anni lo introduce nella mischia del grande calcio. Era il 24 settembre del 2000, Capuano guidava la Puteolana e l’allenatore campano decide di inserirlo a dieci minuti dalla fine del match contro la Turris.
Una partita che alla fine fu decisa da Vincenzo Migliaccio. Concluderà quel primo campionato di Serie C2 con 10 presenze complessive e un gol, quello decisivo realizzato il 17 dicembre contro l’Acireale. Capuano ha un posto speciale nel cuore di Gigi: “Voglio ringraziare Eziolino Capuano perché è stato il mio primo allenatore. Io venivo da un settore giovanile quindi sapevo ben poco a livello tattico. Lui mi ha dato tanto e ha avuto la personalità di mettermi in campo a 17 anni. Sono migliorato tantissimo con il suo lavoro”.
A gennaio del 2001 passa all’Ancona, in Serie B. Il ragazzo ha potenziale. Venne acquistato dal club marchigiano per una cifra importante: un miliardo e duecento milioni delle vecchie lire. Firma un contratto quadriennale e il 22 aprile fa il suo esordio in B, contro il Piacenza di Walter Novellino.
Arriva alla Juve Stabia nella stagione 2004/05. É il club che gli permetterà di dargli uno spazio davvero importante e vivendo tre stagioni in cui sarà assoluto protagonista. Era un ragazzo molto giovane ma riuscì subito ad incidere, grazie anche all’accoglienza del popolo di Castellammare di Stabia. É un club – come spesso ha ribadito – a cui Castaldo deve molto. La prima annata si conclude con la vittoria del campionato di C2 e con Gigi che mette a segno una decina di gol.
Nel luglio 2006 lascia la Juve Stabia per andare in Serie A a Siena. Ma non andò esattamente così perché rientrò subito in Campania. Dopo sei giorni e alla vigilia della partenza per il ritiro decide di non proseguire quel percorso che probabilmente avrebbe cambiato la sua carriera: “Rifarei tutte le scelte che poi ho fatto. Non rimpiango nulla. Sì, c’è stata un po’ di nostalgia ma anche perché all’epoca si parlava di un possibile prestito al Foggia in Serie C. Mi rifiutai a priori ma c’erano anche altre vicissitudini”. Dopo tre stagioni caratterizzate da 90 presenze e 26 gol lascia la Juve Stabia.
Il triennio a Benevento di Castaldo
Dopo la parentesi con la Juve Stabia, Gigi ha modo di restare in Campania e firmare con il Benevento di Vigorito. Anche l’esperienza con le Streghe non fu per niente male con una promozione in Serie C e una Serie B sfiorata per mano del Crotone. Stagione 2008/09, Castaldo era reduce da un primo anno in cui era andato a segno 8 volte. Il Benevento conclude la stagione dietro al Gallipoli conquistando di fatto la possibilità di ottenere la promozione solo attraverso i play-off. In semifinale la squadra di Antonio Soda arriva in finale ottenendo due pareggi (0-0 dell’andata e 2-2 al ritorno).
Il miglior piazzamento in classifica, trascinando i campani in finale. Ad attenderli c’è il Crotone che, dopo il pareggio per 1-1 in Calabria, espugna il “Ciro Vigorito” grazie alla rete di Caetano Calil. Il ricordo di Gigi: “É mancata un po’ di fortuna. Ricordo ancora quella finale: pareggiammo a Crotone e in casa abbiamo giocato davvero bene. Abbiamo preso l’unico tiro in porta e ci hanno fatto gol. Ho preso un palo e poi c’è stato un assedio che ha fatto sì che il Benevento rimanesse in C. Peccato, avevamo tutto per vincere.” Un sogno sfiorato per Castaldo che ci riproverà l’anno successivo ma deve arrendersi già al primo turno dei play-off contro il Varese.
Un’esperienza caratterizzata anche da un evento che poteva costare caro a Castaldo. Nel 2008 fu vittima di un incidente stradale. Il 12 gennaio, Castaldo era di ritorno dalla trasferta di Atessa e perse il controllo della sua Mercedes Coupe. Fu soccorso subito da David Masciantonio, compagno di squadra. Uno spiacevole evento che costringe Castaldo a subire un intervento chirurgico alla schiena: “Tornammo dalla trasferta e successe questo incidente. Sono stato fortunato perché poteva andare anche peggio. Vigorito mi è stato vicino in tutti i momenti. Lo ringrazierò per sempre. Un’esperienza brutta ma anche “positiva” perché da lì in poi ci ho messo più cattiveria nel tornare e mi sentivo di dover dare qualcosa a qualcuno. Sono stato sfortunato ma poi ho avuto grandi successi”.
La storica Nocerina
La stagione 2010/11 è quella dell’approdo alla Nocerina di Gaetano Auteri. Squadra che disputa il campionato di Serie C senza i favori del pronostico ma quel campionato fu proprio vinto dai rossoneri. Un primo posto conquistato a quota 72 punti, davanti al Benevento. Castaldo arriva in doppia cifra in quel magnifico anno mettendo a segno 10 gol. L’anno dopo, in Serie B, la squadra ottenne subito la retrocessione.
Il ricordo di Castaldo: “Il primo anno vincemmo subito il campionato poi sappiamo tutti come è andata in Serie B. Siamo retrocessi alla penultima giornata, si poteva fare qualcosa in più perché avevamo fatto una rincorsa splendida. Avevamo una grande società e tifoseria”.
Con i tre club c’è una cosa che accomuna le varie esperienze, ovvero gli addii: “Mi sono lasciato male con Juve Stabia, Benevento e Nocerina. Anche per le bugie che sono state dette e per incomprensioni. Sono andato via da Castellammare e sono andato a Nocera ed è stato detto che ho rifiutato di tornare. Non c’è stata nessuna trattativa prima di Nocera, l’unica squadra che mi voleva a tutti i costi era la Nocerina. A Benevento mi sono trovato malissimo perché ero bersagliato dalla tifoseria, come se la colpa fosse solo di Castaldo”.
L’Avellino: la consacrazione di Castaldo
Per Gigi si apriranno le porte dell’Avellino. Sei stagioni d’oro per il bomber di Giugliano in Campania. Tante gioie per lui come per esempio la promozione in B, la vittoria della Supercoppa e il record di gol. Ma anche alcune delusioni, come quella Serie A sfiorata nel giugno del 2015. Nella semifinale contro il Bologna, al minuto 94’ Castaldo colpisce una clamorosa traversa: “Continuo a pensarci. Di continuo. Ne parlo in famiglia. Se quel pallone fosse entrato avrebbe potuto cambiare la vita di tutti. Saremmo andati in finale playoff e credo che avremmo riportato l’Avellino in Serie A. Eravamo in forma, forti, tosti”.
Castaldo, anche qui, non si è lasciato benissimo. Attaccante che è stato messo al centro di molte discussioni e accusato molto spesso di essere il principale colpevole quando le cose andavano male. Ma a Castaldo la personalità non è mai mancata, nemmeno quando doveva far capire al proprio popolo che lui dava sempre se stesso. L’8 aprile del 2016 segna la rete del momentaneo 1-1 contro il Pescara, al Partenio-Adriano Lombardi. Lui non esulta ma sfida i suoi tifosi mettendosi le mani dietro le orecchie come a dire: “Scusate, non vi sento”. Al termine della partita ha avuto un chiarimento con alcuni esponenti della Curva ma per Castaldo quelle critiche, nonostante le prestazioni non fossero brillanti, erano troppo eccessive. Un calciatore che ha sempre dato tutto se stesso tanto che è entrato nella storia del club per il maggior numero di gol segnati.
Gli ultimi anni di Castaldo
Gigi è poi ripartito dalla Casertana. Nella stagione 2018/19 ottiene un piazzamento nei play-off di Serie C con l’attaccante che vince la classifica marcatori con 17 reti segnate, facendo meglio dei due giocatori del Catanzaro Eugenio D’Ursi (14) e Manuel Fischnaller (13). A Caserta lo ricordano per le sue immense doti tecniche e atletiche nonostante i suoi 36 anni. Anche qui non sono passate inosservate alcune dichiarazioni. Torniamo indietro nel tempo quando il mondo fu colpito dal Covid. La sua squadra gioca in 9 la partita contro la Viterbese a causa di un focolaio presente nel gruppo.
Al termine della partita non le manda di certo a dire: “Lo dicevo anche in campo durante la partita. Mi vergogno di essere italiano e calciatore. Si è toccato il fondo. Si è giocato con la vita delle persone. Durante la gara mi veniva da ridere. Forse da capitano ho sbagliato a non radunare la squadra dicendo di non scendere in campo. Si è messa una partita di calcio davanti alla vita. Siamo rappresentati malissimo. La speranza è che i tre ragazzi che stavano male risultino negativi“. Si è poi scagliato con il presidente degli avversari: “Se si è sbagliato qualcuno deve pur pagare. Non c’è stato buonsenso. Devono vergognarsi tutti. Si è toccato il fondo. Il presidente della Viterbese guarda il proprio tornaconto, ma è una vergogna spingere per scendere in campo nonostante un focolaio del genere. Non parliamo di una partita persa. Qui si è giocato sulla salute delle persone. Devono vergognarsi. Forse una partita di calcio viene prima di tutto”.
Nell’estate del 2021 viene annunciato dalla Paganese, quella che è ad oggi la sua ultima squadra. Una stagione, quella di C, che si conclude con la retrocessione in D dopo aver perso i play-out contro la Fidelis Andria. Castaldo rimane e resta un bomber di tutto rispetto, uno che ha messo l’amore per la propria terra e famiglia davanti a tutto. Spesso ha rinunciato al blasone e ad una fama più grande, una rarità in una società che nella maggior parte dei casi fa l’esatto opposto.