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Madrid, la favola di Arnaldi continua: batte Tiafoe e vola ai quarti contro Draper. "Sto ritrovando il mio gioco"

Non solo Musetti: gli italiani di Madrid fanno proseliti anche con Matteo Arnaldi, che dopo Djokovic fa fuori anche Tiafoe e ora sfida Draper nei quarti

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Quando tornerà Sinner, storia ormai di una manciata di giorni appena, l’Italia del tennis saprà di essere stata comunque in buone mani. E Matteo Arnaldi è uno di quei motivi che danno ragione a chi sostiene che il futuro, Jannik o non Jannik, non può che essere radioso per il tennis italiano. La corsa del sanremese a Madrid ne è una riprova: anche Frances Tiafoe l’ha scoperto a proprie spese, battuto in due set da un giocatore che sembra aver tratto anche giovamento dall’altitudine madrilena, ripensando alle difficoltà palesate tanto a Monte Carlo, quanto a Barcellona.

Tiafoe battuto in due set: “Ho ritrovato il mio gioco”

Le prospettive di ranking, sempre più accattivanti (intanto è rientrato in top 40: avanzasse fino alle semifinali sarebbe a un passo dalla top 30, quindi dal suo best ranking) dimostrano che sul rosso c’è tanto da dire e da fare per Arnaldi, che in vista soprattutto degli appuntamenti di Roma e Parigi potrebbe fungere da carta a sorpresa alle spalle dei più blasonato Sinner, Musetti e Berrettini.

Intanto però la gioia per aver centrato una vittoria pesante come uno dei giocatori più in vista del circuito (pur sempre numero 16 al mondo, anche se non propriamente amante della terra) è tale da aver rimesso Matteo al centro del villaggio. “So di aver giocato una buona partita. Conosco bene Frances, sapevo cosa aspettarmi, perché il ricordo della partita disputata a Wimbledon ce l’avevo ancora bene in mente.

Ho gestito i momenti importanti e ne sono venuto via con grande serenità e convinzione. Nel secondo set, quando ho subito il break sul 5-4, avrei potuto mollare… invece sono ripartito forte e ho chiuso il match come meglio non avrei potuto. Questo mi da fiducia per poter sperare di crescere ancora nel corso del torneo”. Il 6-3 7-5 finale, maturato in poco più di un’ora e mezzo di gioco, è una cambiale in vista di un test comunque altrettanto tosto.

Contro Draper un piccolo esame di maturità

La sfida nei quarti con Draper, con il quale sarà una prima volta assoluta, rappresenta un’opportunità unica per entrare per la prima volta in una semifinale di un Masters 1000. “Quello che conta è prendere confidenza con il proprio gioco e cercare di fare sempre un passettino avanti. Non arrivavo da un periodo felice, quindi Madrid si sta rivelando una tappa importante nel mio percorso stagionale. Aver battuto Djokovic prima e adesso Tiafoe mi ha dato tanta fiducia. Anche la vittoria contro Dzumhur è stata importante: soprattutto lo è stato aver avuto l’opportunità di portare a termine il match, evitando di doverlo completare il giorno seguente in uno scenario totalmente cambiato”.

Proprio la pazza giornata di lunedì, con il blackout e tutto ciò che ne è conseguito, ha convinto Arnaldi del fatto che questo è più che mai un momento buono per spingere sull’acceleratore. “Sensazione strana, anche se per una parte anche un po’ piacevole. Mi spiego: essere tornati a piedi in albergo è qualcosa di talmente inusuale che ho provato comunque un senso di libertà diverso dal solito. E poi eravamo tutti noi giocatori che tornavamo assieme: è stato strano, ma anche appunto piacevole”.

AAA superficie preferita cercasi: “Mi vanno bene tutte…”

Come lo sarebbe andare oltre, e quindi battere un cliente ostico come Draper, rivelazione di questa prima parte di stagione. Draper che è specialista soprattutto dell’erba e del cemento, mentre Arnaldi è ancora in cerca di una “vocazione”, come lui stesso ha ammesso.

“In realtà riesco a esprimermi bene in tutte e tre le superfici. Certo, sull’erba ho ancora molto da fare e da imparare, però penso di poter dire la mia, come ho fatto al Queen’s lo scorso anno. Però terra e cemento le sento mie alla stessa maniera. L’importante è star bene e sentirsi bene, proprio quello che sta succedendo ora”.

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