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Marelli: Falso che arbitri hanno paura del Var, ecco la verità

L'ex fischietto comasco smonta un luogo comune

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Marelli: Falso che arbitri hanno paura del Var, ecco la verità Fonte: Ansa

Ha deciso di interrompere la sua analisi settimanale sugli episodi dubbi delle partite ma l’ex arbitro Luca Marelli è tornato a scrivere sul suo blog per fare chiarezza su un aspetto legato al mancato utilizzo del Var dopo le tante polemiche di questi giorni. L’ex fischietto comasco punta il dito sui commentatori improvvisati e smonta le tesi che circolano da tempo.

LA TEORIA – Da tempo si ascolta la teoria secondo la quale gli arbitri tenderebbero a non andare a rivedere le azioni a bordo campo per tutelare la propria immagine ma per Marelli sarebbero solo sciocchezze.

LE PROVE – Marelli contesta anche i retropensieri sui favori volutamente fatti alle squadre: “Siamo passati dalla FIAT sponsor degli arbitri all’assicurazione partecipata da Exor, con veloci puntatine a Lazio favorita perché Lotito muove i fili del calcio. Peccato che, due anni fa, Lotito era nella medesima posizione ma per un intero campionato la Lazio si lamentò di torti arbitrali. Due anni fa erano tutti contro la Lazio, oggi tutti favoriscono la Lazio. Eppure gli arbitri sono più o meno gli stessi…Prove a supporto? Nessuna, ovviamente.

IL PUNTO – Marelli viene al punto e dice: “Un arbitro che utilizza il VAR ottiene un decremento dell’immagine? Ed in che modo, precisamente? Come può difendere la propria immagine un arbitro che non utilizza il video per ovviare ad un proprio errore? Al limite è esattamente il contrario: un arbitro dovrebbe visionare ogni azione proprio per tutelare l’immagine. Nella collettività si fissa più l’immagine di un arbitro che ha cambiato la propria opinione con una “on field review” oppure quella di un direttore di gara che non ha posto rimedio ad un errore? Chi dei due finisce nel tritacarne delle polemiche?”.

LA FAVOLA – Marelli continua: “Passiamo ad un’altra meravigliosa favoletta: gli arbitri vengono penalizzati se cambiano una propria decisione. Ci sono due tipi di errore:
– errori evitabili che comportano una penalizzazione dell’arbitro (o dell’assistente);
– errori inevitabili (che non comportano una penalizzazione dell’arbitro).

Passiamo ad alcuni esempi.

Verona-Juventus, fallo di mano di Bonucci: Questo fa parte degli errori inevitabili perché Massa, al momento del tocco di mano di Bonucci, non poteva vedere nulla:, l’arbitro non può essere penalizzato.
Prendiamo un altro esempio famoso. Due settimane fa, Juventus-Fiorentina.
Pasqua assegna un calcio di rigore alla Juventus, generoso ma più tecnicamente completamente inventato. Calvarese richiama Pasqua alla “on field review” ma l’arbitro, dopo un sacco di tempo (troppo) decide di confermare la sua scelta. Risultato? Calvarese designato per la semifinale di Coppa Italia tra Inter e Napoli, Pasqua rimasto a casa nell’ultimo turno. Non credo che si possa dire che Pasqua abbia difeso con risultato rilevanti per la propria immagine.

CASO MILIK – Arriviamo all’episodio centrale di domenica scorsa, Napoli-Lecce con Milik ammonito per simulazione, anche in questo caso si è letto veramente di tutto, in primo luogo che Giua non sia voluto andare al monitor. Probabilmente (probabilmente? Mmmmh…) è andata così:
“Che hai visto, Antonio?”
“Ho visto Milik volare a terra simulando”
“Un contatto c’è”
“E’ da calcio di rigore?”
“Ha accentuato molto ma secondo me non è simulazione”
“E’ da rigore?”
“Non so, diciamo che la tua decisione è sostenibile tecnicamente ma l’ammonizione mi lascia dubbi sulla OFR. Va bene, continua pure”.

Insomma, la responsabilità è di entrambi: di Giua per aver ammonito Milik per qualcosa di mai avvenuto (la simulazione) e di Abisso per non aver richiamato alla OFR con decisione l’arbitro.
Poi, chiaramente, Giua deve essere più “furbo”: una frase come “Milik ha fatto un carpiato” la può al limite pensare, non certo dire ai calciatori.
Detto ciò, prestazione poco convincente sulla quale non può non pesare uno 0,10 in meno per la gestione complessiva di tutta la dinamica.
Ha tutelato la propria immagine? Diciamo che ha ottenuto esattamente il risultato contrario”.

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