Un po’ per se stesso, un po’ per la sua Nazionale: la notte appena trascorsa è stata quella del riscatto personale di Weston McKennie con la maglia degli USA, in un match fondamentale per la qualificazione ai prossimi Mondiali.
La formazione guidata dal commissario tecnico Berhalter era chiamata, alla vigilia, a un’importante vittoria contro il Messico, che fino a quel momento guidava a quota 14 punti la classifica della zona della Concacaf, quella relativa alle Nazionali dell’America del Nord, del Centro e delle regioni caraibiche.
Gli USA non hanno sbagliato: 2-0 al TQL Stadium di Cincinnati e aggancio in vetta: tutto nella ripresa. Prima il goal di Christian Pulisic, poi, a cinque minuti dalla fine, quello di McKennie, abile a sfruttare un rimpallo e un’incertezza della difesa messicana.
Ciò che segue è un gesto istintivo e di pancia: prima porta il dito al naso, zittendo i tifosi presenti, poi fa roteare lo stesso simboleggiando un “Tutti”, portando la mano all’orecchio. Le radici sono non troppo lontane.
Il centrocampista juventino negli scorsi mesi è stato aspramente criticato in patria per il comportamento tenuto in occasione della sosta dello scorso settembre, quando McKennie ha violato il protocollo Covid-19, venendo così escluso dalla Nazionale proprio a ridosso delle sfide importanti contro il Canada e l’Honduras.
Persino Landon Donovan, leggenda statunitense, si era espresso in termini non proprio lusinghieri sul bianconero: “Sono incredibilmente deluso da Weston. Gli Stati Uniti avrebbero vinto con lui in campo? Non lo so, ma le possibilità di battere l’Honduras sarebbero aumentate. Deve imparare da quanto accaduto, perché è una faccenda che non potrà più accadere. Quasi irreparabile, e adesso deve lavorare molto, perché così perdi la fiducia dei tuoi compagni. I ragazzi vogliono andare ai Mondiali”.
Nella notte McKennie si è tolto qualche sassolino, regalando la vittoria ai suoi: un gesto che non è passato inosservato, ma che, se il suo goal servirà agli USA a qualificarsi ai Mondiali, magari verrà interpretato diversamente, un giorno.