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Melissa Satta a Le Iene: perché insulti e offese per la sua relazione con Matteo Berrettini sono inaccettabili

La showgirl ha risposto pubblicamente con un monologo duro a quanti hanno puntato il dito contro di lei per i risultati deludenti di Berrettini

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Se un personaggio pubblico, come Melissa Satta, ha deciso di stendere e interpretare un monologo – un testo – che abbia come nucleo il ribadire rispetto e tutela della sua sfera privata, ovvero quel che attiene alla sua relazione con Matteo Berrettini, campione di tennis in una delicata fase della sua carriera, allora sì, abbiamo un problema.

A Le Iene, la conduttrice ha deciso di indossare una divisa nera per interpretare anche su quel palco il sentimento e le emozioni scaturite da una sequenza incomprensibile e alquanto preoccupante di insulti, che correlano lei all’andamento della stagione del tennista romano.

Melissa Satta, monologo a Le Iene

Sono frasi che alludono addirittura a condizioni, velate allusioni a fato e fortuna e distrazioni indotte: considerazioni sputate addosso a Melissa Satta, accusata in modo strisciante (e neanche troppo indiretto) di contribuire con un numero incomprensibile di demeriti alle prestazioni di uno sportivo, ovvero Berrettini chiamato già ad esporsi su cotanta l’ostilità degli haters.

Una sequenza di accuse che dovrebbero indurre, trascendendo la popolarità di entrambi (personaggi pubblici), a interrogarsi su quale presupposto socio-culturale muove simili affermazioni o commenti e post per dirla alla maniera degli haters, che imputano a Satta responsabilità sportive che non ha.

E che, ripulito da quel retropensiero di sessismo che inquina queste affermazioni che animano un dibattito inconsistente sui social, spostano la questione su quei condizionamenti, quelle sovrastrutture che ancora galleggiano. E che inducono Melissa Satta a lanciare simili messaggi nell’era contemporanea, in una società che vorrebbe evolversi verso l’inclusività e il superamento dell’ossessione per la performance. Ma deve misurarsi con il tema delle parole ostili – senza alcun filtro, senza alcuna differenziazione di spessore, provenienza, fondatezza – dalle piattaforme social su cui andrebbero effettuate riflessioni e interventi consoni alla loro incidenza in un presente che si chiude nei display.

Il suo testo: sessiamo e bullismo

Il testo interpretato da Melissa Satta è una sintesi di quanto già sostenuto, con estrema convinzione, contro quanti le hanno imputato responsabilità e addirittura avanzato accuse (come se uno sportivo non potesse subire conseguenze di un infortunio, ad esempio) per il semplice fatto di esserci, di vivere alla luce dei media una relazione.

In onda ora a “Le Iene” il monologo di Melissa Satta in cui la showgirl, ospite della diciassettesima puntata dello show nella prima serata di Italia 1, commenta la sensazione di essersi sentita insultata per via della sua relazione.

“Da tempo sono vittima di insinuazioni e insulti per la mia relazione. All’inizio erano solo commenti sui social e a quelli, purtroppo, ti ci abitui pure, ma quando il mio fidanzato è stato costretto a ritirarsi per infortunio da un torneo ho capito che il problema era ben più grosso.
Un importante quotidiano ha titolato: “Melissa Satta porta sfortuna”.
Un titolo che non solo è inaccettabile, ma che è indice del sessismo profondo che la nostra società ha interiorizzato”, il passaggio più forte del suo monologo.

La tentazione di imputare colpe

““Cherchez la femme” scriveva Dumas più di 160 anni fa, e questa espressione purtroppo descrive ancora molto bene la tentazione irresistibile, quando qualcosa nella vita di un uomo va storta, a dare la colpa alla sua donna, alla strega capace di prosciugargli talento e buona sorte.
Avete mai letto il contrario? Avete mai letto sui giornali un titolo in cui un uomo di successo è accusato di portare sfortuna alla sua compagna?
Ve lo dico io: no, perché quel titolo nessuno lo ha mai scritto.
Questa voglia d’incolpare, di distruggere l’altro, è la stessa a cui ogni giorno sono esposte
tante giovani sui social e che, da madre, non voglio che mio figlio debba mai conoscere”.

Quindi, dopo questa inesorabile fotografia di quel che sta affrontando con maggiore consapevolezza, di certo, maturata dopo gli anni vissuti sotto i riflettori, Satta rivolge un appello che vuole esser un richiamo a quanto pesino le parole, quanto possano essere ostili sui social:

“La prossima volta che vi verrà voglia di scrivere un commento di odio provate a fermarvi e a riflettere sui motivi per cui provate quell’odio. Potreste iniziare a scoprire molto su voi e, forse, a diventare persone migliori”.

Ha deciso di rompere il silenzio anche con questo spazio, a Le Iene martedì sera 25 aprile, in un contesto che non è di certo clemente con chiunque. Melissa, però, ha scelto di ripercorrere l’orrore verbale subito, proteggendosi dai media appena quel po’ che è stato necessario per gestire anche una comunicazione più corretta sulla natura del suo rapporto con Berro. Nulla che abbia, però placato l’onda anomala di cattiveria vomitata da e sui social. E che Satta ha stigmatizzato, sottolineando il sessismo e il bullismo che presuppone un certo modo anche di trattare questa storia. Perché se Berrettini vince o perde, non è certo da imputare a Melissa Satta.

Fonte: IPA
Lo sfogo di Melissa Satta

Prima del monologo a Le Iene, la conduttrice ed ex velina aveva esternato il proprio dissenso in forma pubblica:

“E’ da mesi che ricevo messaggi di insulti, che definisco di sessismo e bullismo, due temi ai quali sono molto sensibile – ha detto -. Vengo attaccata per la storia personale e sentimentale che sto vivendo, ma ci sono tante ragazze che vengono bullizzate per tanti altri motivi. Nel 2023 tutto questo non può esistere”, ha affermato Melissa la quale ha chiesto il supporto del suo legale, per alcuni titoli che ha letto e per i quali ha fatto scrivere una lettera di protesta da parte del suo avvocato.

Una scelta di difesa, ma anche un modo per ribadire la propria individualità, una rivendicazione di rispetto e tolleranza per la loro relazione nonché di tutela per la professionalità di un campione che sta affrontando una fase delicata della sua carriera, dopo infortuni e interventi dai quali si è ripreso con qualche intoppo inevitabile, a valle di quelle operazioni – condivise con il suo staff – che hanno inciso e non poco sul 2022 e che hanno ancora strascichi in questo avvio di stagione visto che Berrettini ha dovuto saltare Madrid.

Il bullismo nei suoi confronti

Ora che si apre la parte dedicata ai tornei sulla terra rossa, Berrettini fatica a ritrovarsi complice un problema che sta affrontando e che intende superare in vista di Roma e Parigi. E subire queste interferenze, chiamato a difendersi da attacchi superflui non è affatto di aiuto per chi deve ritrovare forma, concentrazione, risultati.

“Vi posso raccontare quello che sto vivendo io ma questo è un messaggio che voglio lanciare a tutte le ragazze che vivono ogni giorno situazioni del giorno – aveva già detto Satta -. Io vengo attaccata per la mia storia sentimentale però poi ci sono tantissime ragazze che ogni giorno vengono bullizzate per tantissimi altri motivi”.

Melissa Satta ha una sua carriera, un suo lavoro, una famiglia e un suo percorso – piaccia o meno – e ciò la rende unica. Anche considerando il suo compagno e il suo cammino tennistico.

Il sessismo assurdo in questa vicenda

Una condizione inspiegabile, paradossale che non trova equivalenti traslando i ruoli: perché attribuire a una professionista dello showbiz, come Satta, un ruolo nella preparazione, nelle scelte tecniche, di percorso e di preparazione di un talento che gode di uno staff superlativo che cura e vigila sul suo operato? E se, come afferma Melissa Satta, le parti fossero invertite? Sarebbe stato necessario arrivare a palesare questo male che continua a riemergere?

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