Silvio Berlusconi e il Milan, un legame indissolubile. A tal punto che nel 2022 il Cavaliere provò a rientrare nel club con Adriano Galliani. Lo ha rivelato proprio l’ex ad rossonero in occasione del Festival della Serie A.
- Milan, il tentativo di Berlusconi e Galliani di rientrare nel club
- Ma poi ha scritto la storia col Monza centrando la promozione
- Milan indebitato, il retroscena dell'acquisto di Desailly
Milan, il tentativo di Berlusconi e Galliani di rientrare nel club
Sì, ci hanno provato sul serio, subito dopo lo scudetto conquistato nella stagione 2021/22. Incalzato dal giornalista Carlo Pellegatti, Galliani ha vuotato il sacco. A risvegliare la voglia dell’ex presidente del Consiglio scomparso all’età di 86 anni un anno fa dopo una lunga lotta con leucemia, fu l’accoglienza che gli riservarono i tifosi alla festa scudetto. “È vero, voleva comprare il 25% del club. C’era la festa, i tifosi urlavano c’è un presidente, solo un presidente. Poi ha parlato con Singer ma non se ne fece nulla”.
Ma poi ha scritto la storia col Monza centrando la promozione
Il racconto di Galliani continua. “Una settimana dopo il Monza andò in Serie A, un’impresa che solo Silvio Berlusconi poteva fare, visto che in 110 anni di storia non ci era mai riuscito. Il Monza non vedeva la Serie B da vent’anni e quando lo prese nel 2018 disse che sarebbe arrivato in Serie A”. Promessa mantenuta. E con risultati brillanti, dal momento che i brianzoli hanno mantenuto la categoria senza neppure soffrire, ma anzi volgendo lo sguardo alla parte alta della classifica. “Nessuno può immaginare cos’abbia fatto per gli altri – continua Galliani -. La sua generosità è stata qualcosa di incredibile”.
Milan indebitato, il retroscena dell’acquisto di Desailly
Berlusconi e Galliani hanno reso il Milan uno dei club più vincenti del pianeta e inevitabilmente gli aneddoti legati alla loro era sono innumerevoli. L’ex ad ne ricorda uno legato all’acquisto del forte centrocampista Marcel Desailly. “Nel 1993 la società era fortemente indebitata e ci era stato imposto un ad di gruppo, Tatò, per cui tutti gli ad dell’azienda dovevano avere la sua controfirma su tutte le spese fatte. Io ero in Francia: Desailly costava dieci miliardi e avevo capito che avrei incassato il no di Berlusconi, mentre se mi avesse detto di sì sarebbe stato un casino con l’ad di gruppo. Spesi 10 miliardi senza dire niente a nessuno e per 15 giorni non sentii più nessuno, avevo disatteso quello che mi era stato detto. Poi anche grazie a Marcel vincemmo campionato e coppa ricevendo l’amnistia di Berlusconi”.