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Mondiali Atletica: chi sono i quattro eroi della staffetta azzurra

L'Italia della staffetta maschile 4x100 si laurea vicecampionessa del mondo. Conosciamo meglio Rigali, Jacobs, Patta e Tortu, i quattro alfieri azzurri protagonisti nei Mondiali di Atletica di Budapest

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu hanno dimostrato che l’impresa dei nostri staffettisti nella 4×100 a Tokyo 2020 non è stato un isolato fuoco di paglia. Il quartetto ha conquistato ieri l’argento ai Mondiali di Atletica di Budapest, cedendo giusto ai rivali degli Stati Uniti – trainati dal mattatore della velocità in questa edizione Noah Lyles – ma comunque vendendo carissima la pelle ed onorando la pista con cambi e prestazioni nelle frazioni impeccabili.

Le magnifiche sorti e progressive della 4×100 azzurra

Il trionfo totale sarebbe stato l’oro, inutile essere ipocriti. Ma in realtà l’impresa realizzata dai nostri quattro, come abbiamo detto, è stata di valore assoluto, dando prova di essere tra le potenze più in vista al mondo in questa disciplina, una delle attuali pietre angolari della specialità e con ulteriori margini di miglioramento visto che, per fare un esempio, il motore di Jacobs, ultimamente un po’ inceppato a causa degli infortuni, gara dopo gara sta tornando ai fasti del 2021. Ma conosciamo meglio i protagonisti della serata magiara, già distintisi nelle batterie del venerdì con una prestazione mirabolante.

Chi è Roberto Rigali, la novità della 4×100 a Budapest

In ordine di partenza dai blocchi, cominciamo da Roberto Rigali. La novità rispetto al quartetto delle Olimpiadi 2021, unico a non essere campione dei Giochi e chiamato per sostituire Fausto Desalu, non esattamente in forma per la 4×100.

Il 28enne velocista di Esine, nel Bresciano, ha ripagato la fiducia ripostagli con notevoli tempi di reazione dal blocco, contribuendo allo sfavillante 37.65 ottenuto nella batterie del secondo turno. Rigali arriva dallo sci alpino, poi abbandonato per un problema fisico. Nel 2011 l’atleta oggi tesserato per la Bergamo Stars Atletica è passato alla disciplina che lo ha poi visto protagonista a Budapest, ottenendo nel 2013 il bronzo assieme ai compagni di squadra della 4×100 agli Europei Juniores.

Rigali nelle batterie ha chiuso la propria frazione con un 10.60, ma il suo miglior risultato personale è il 10.25 con cui ha coronato i propri 100 metri al Challenge di Modena dello scorso 8 luglio. In questo modo il bresciano ha migliorato il proprio 10.31 risalente al 2018, uscendo da un periodo un po’ sottotono. L’Italia del selezionatore nella velocità Filippo di Mulo insomma ha puntato sul terzo miglior sprinter, riscontri cronometrici del 2023 alla mano, dopo Samuele Ceccarelli (a 10.13) e Jacobs (10.05).

La lenta rinascita di Marcell Jacobs

Proseguendo, il testimone passa al citato Marcell Jacobs. Gli ultimi mesi per il campione olimpico dei 100 metri sono stati abbastanza un calvario: dopo la medaglia di Tokyo una serie di guai fisici ha impedito al velocista di ripetersi, ottenendo come unici successi ai Mondiali indoor sui 60 metri e agli Europei del 2022, senza però replicare i 9.80 del trionfo olimpico.

Ai Mondiali di Eugene dello scorso anno, dopo la qualificazione alle semifinali con un tempo di 10.04, Jacobs dovette ritirarsi a causa di una una contrattura all’adduttore della coscia destra, dopo aver lamentato dei fastidi in precedenza anche al bicipite sinistro. Nel 2023 le piazze d’onore dietro Ceccarelli ai Campionati Italiani e agli Europei Indoor, ed una serie di forfait per guai fisici, in particolare alla coscia, al gluteo e al nervo sciatico (come il ritiro della propria partecipazione agli Europei a squadra di Chorzów, Polonia, dello scorso giugno).

Come ha ribadito lo stesso campione di Tokyo, soltanto riprendendo la mano con le gare potrà ritrovare la forma di un tempo. E così, dopo l’eliminazione in semifinale dei 100 ai Mondiali di Budapest con il tempo di 10.05, piano piano il velocista ha iniziato ad ingranare la giusta marcia per la staffetta. Con la speranza di riprendere la forma perfetta anche per le gare individuali in vista di Parigi 2024.

Patta, dagli infortuni all’argento mondiale

A proposito di medagliati olimpici, chiudiamo la nostra rassegna sui staffettisti vicecampioni del mondo con Lorenzo Patta e Filippo Tortu. Entrambi condividono origini sarde, più marcate per il primo che per il secondo (nelle cui vene scorre sangue isolano soltanto da parte di padre).

Patta, pur avendo un fisico più da fantino che sprinter, ha dato il proprio importante contributo alla medaglia di Tokyo con un’ottima partenza dai blocchi, ma in seguito dopo un biennio condizionato da problemi ed infortuni (ultimo dei quali a poco meno di un mese da Budapest, un guaio muscolare che lo ha tenuto lontano dagli Assoluti in Puglia e dopo la buona prestazione con la 4×100 a Grosseto con un tempo complessivo di 38.04) l’oristanese delle fiamme gialle ha via via modificato il proprio ruolo. Da lanciatore quindi si è calato nei panni del terzo staffettista, dando prova di tempi di reazione nel recupero e passaggio del testimone (0,15”) estremamente competitivi e tali da compensare la velocità in pista degli avversari.

Il riscatto di Tortu

Chiudiamo quindi con Tortu, che si è riscattato dopo l’amara e sconfortante eliminazione nelle batterie dei 200 in questi Mondiali. Lontano dai blocchi, il nativo di Milano, autore di parabole tra il trionfo (come il fresco titolo italiano nei 200 con un tempo di 20.14) e improvvide disfatte, nonché primo italiano nella storia a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri, ha dimostrato come a Tokyo di chiudere in maniera perfetta sul rettilineo la staffetta, facendo il vuoto nelle batterie di qualche giorno fa ed imprimendo la propria pressione a Lyles, uno che in questa edizione si è preso l’oro nei 100, 200 e poi ovviamente 4×100, in finale.

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