Dici Team USA e pensi alla grande favorita per la rincorsa all’oro. Ma il basket mondiale ormai ha saputo affrancarsi dal concetto che quando ci sono gli americani agli altri restano soltanto le briciole: la storia recente è piena di delusioni a stelle e strisce, vedi l’ultima edizione del 2019 quando gli eredi del Dream Team 1992 non riuscirono ad andare oltre un deludente settimo posto, sbattuti fuori dalla rassegna dalla Francia nei quarti di finale.
E, sebbene Steve Kerr resti uno dei migliori allenatori al mondo, fautore della dinastia Warriors, la selezione 2023, seppur di tutto rispetto, sa bene che dovrà sgomitare e non poco per riuscire a sbaragliare una concorrenza che appare sempre più nutrita e agguerrita. Tanto che è possibile individuare almeno altre 4 candidate al titolo, sebbene poi si potrebbe (o dovrebbe) allargare ulteriormente l’elenco ad altre nazionali ben capaci di vestire i panni delle outsider (e perché no, anche l’Italia potrebbe essere una di queste).
- Spagna, il giusto mix
- Francia, l'ora delle rivincite
- Canada, l'ora del destino
- Slovenia, tutto su Doncic
Spagna, il giusto mix
Impossibile non ripartire dai campioni in carica della Spagna. Che è vero, nell’ultimo quadriennio hanno svecchiato e pure parecchio l’intelaiatura della nazionale che ha dominato in Europa e (spesso) anche fuori nell’ultimo decennio, ma che resta una delle formazioni meglio assortite del torneo.
Certo, Sergio Scariolo avrebbe volentieri evitato di dover fare i conti con l’assenza di Lorenzo Brown, il giocatore che più di ogni altro aveva guidato la Roja nel corso degli Europei 2022, vinti un po’ a sorpresa dopo il robusto cambio generazionale operato dal coach della Virtus (che in Spagna è assurto al ruolo di autentico guru: 4 ori europei, uno mondiale, un argento e un bronzo olimpici). E, soprattutto, a Ricky Rubio, che ha deciso di interrompere momentaneamente la sua carriera per poter curare meglio una forma di depressione che l’attanaglia da un po’ di tempo.
La squadra, però, ha un anno in più d’esperienza e gente che sul parquet sa vendere l’anima: i fratelli Willy e Juancho Hernangomez su tutti, ma anche Santi Aldama e Usman Garuba (due enfant prodige dei Thunder) e Joel Parra, oltre agli eterni Victor Claver, Sergio Llull e Rudy Fernandez. Giovani e veterani che insieme hanno già dimostrato di saper funzionare.
Francia, l’ora delle rivincite
Nessuna pretattica: sono due mesi che la Francia ha reso noti i 12 convocati per i mondiali, e Vincent Collet ha sfruttato le settimane successive per amalgamare bene un gruppo che vuol prendersi una rivincita dopo le delusioni delle ultime rassegne (argento alle olimpiadi e agli europei, bronzo nel 2019 al mondiale).
La stella conclamata è Rudy Gobert, il gigante dei Wolves che promette di spazzar via ogni foglia che passerà sotto canestra. Dal mondo NBA arrivano anche Evan Fournier, tiratore dei Knicks che sa il fatto suo, Nicolas Batum (Clippers) e pure Frank Ntikilina, che per quello che lasciava intravedere quando venne chiamato da New York nel 2017 con l’ottava scelta assoluta ha un po’ tradito le attese (oggi gioca a Dallas).
Collet non ha voluto rinunciare all’esperienza di Nando De Colo, realizzatore seriale che promette di regalarsi ancora un altro paio d’anni ad altissimo livello. Fall e Yabusele completano il quadro di una nazionale che appare forte in tutti i reparti, e che al solito è destinata ad arrivare in fondo. Poi, come sempre, saranno i dettagli a fare la differenza.
Canada, l’ora del destino
Ci fosse stato anche Jamal Murray, fresco campione NBA con la maglia dei Denver Nuggets, allora forse il pronostico le avrebbe assegnato persino il numero 1 del seeding. Perché il Canada mai come stavolta è pronto a stupire: l’America è vicina e si vede, con tanti prospetti che in NBA fanno le fortune delle squadre che li hanno accolti.
Un nome su tutti? Shai Gilgeous-Alexander, prima punta dei Thunder e primo realizzatore di una squadra che finalmente, dopo lunga attesa, ha riunito gran parte dei migliori giocatori disponibili sotto lo stesso tetto. SGA punta a diventare la stella del mondiale: nei test estivi ha fatto faville, ora è atteso alla prova che conta. E avrà in RJ Barrett dei Knicks un perfetto secondo violino, oltre a Dwight Powell dei Mavs e Dillon Brooks dei Rockets come pretoriani scelti.
Jordi Fernandez, che ha ereditato la panchina della nazionale da Nick Nurse (campione NBA nel 2019 con i Toronto Raptors, oggi finito nella “bollente” Philadelphia), sa di avere tutte le carte in regola per piazzare la sorpresa. Che poi, roster alla mano, tanto sorpresa nemmeno sarebbe.
Slovenia, tutto su Doncic
Luka Doncic ha già stupito abbondantemente il mondo, portando la Slovenia sul tetto d’Europa nel 2017 quando all’epoca aveva appena 18 anni. Oggi non è più un ragazzino, a Dallas qualche occasione per diventare grande l’ha sprecata (più per colpe altrui che sue), adesso però ha un’opportunità per regalare al proprio paese un’altra esaltante cavalcata.
Farlo senza Vlatko Cancar renderà le cose più difficili: l’ala dei Nuggets s’è rotto il crociato nei test premondiali, e il disappunto del commissario tecnico Aleksander Sekulic è stato grande. Accanto a Luka Magic allora servirà un lavoro di squadra certosino, con tanti buoni giocatori che a turno dovranno elevare il loro livello di gioco e prestazioni. Gregor Glas, Zoran Dragic e Aleksej Nikolic sono quelli che più di altri potranno recitare un ruolo da protagonisti: arrivare tra le prime 4 sarebbe già tanta roba.