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Monica De Gennaro: capisco Egonu, anch'io discriminata perché venivo dal Sud

Il libero dell'Italvolley d'oro ricorda l'importanza della madre e accusa l'Italia di essere un paese ancora arretrato e malato di razzismo

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Dario Santoro

Dario Santoro

Giornalista

Scrive, commenta, racconta lo sport in tutte le sfaccettature. Tocca l'apice quando ha modo di concentrarsi sule interviste ai grandi protagonisti

Non c’è solo il razzismo nei confronti delle persone di colore: ci sono tante maniere e tanti motivi per discriminare le persone. Ne sa qualcosa Monica De Gennaro, libero della Nazionale femminile di pallavolo, che ha vinto alle Olimpiadi. Intervistata da La Repubblica l’azzurra racconta la sua triste esperienza.

La difficile integrazione di Monica De Gennaro al Nord

Trentasette anni, De Gennaro è di Sant’Agnello, Penisola sorrentina. E da donna del Sud dà la sua testimonianza di quello che ha dovuto subìre quando si è trasferita al Nord: «È stato duro il primo anno al Nord, lasciare la mia famiglia e Sant’Agnello dove ho trascorso i miei primi 14 anni. Sei piccola, ti ritrovi a dovere iniziare tutto daccapo. Mi sono trasferita a Vicenza, dove sono rimasta sette anni. Non c’era più mia mamma a pensare a me. Cucinare, rifare il letto, la spesa, diventano tutti tuoi impegni. Si cresce in fretta. Ho dovuto cambiare anche tipo di scuola, passando dal liceo al geometra, per conciliare i miei allenamenti con lo studio. Non riuscivo a integrarmi, non ero ben vista in classe. Ho subito discriminazioni perché venivo dal Sud, ma ormai è andata. Dal secondo anno le cose sono migliorate, mi ha raggiunto mia sorella gemella, poi la più grande che si è iscritta all’università a Padova. Adesso Conegliano è casa, sono qui da 12 anni. Più della metà della mia vita comunque l’ho trascorsa in giro, lontano dalla Penisola sorrentina».

Il rapporto stretto tra Monica De Gennato e la Egonu

Più facile per lei, dunque, capire cosa hanno provato le sue compagne di squadra vittime di razzismo: «Non so come sia possibile non considerarle italiane solo per il colore della pelle. È semplicemente assurdo, fuori dalla mia logica. Con Paola Egonu siamo anche molto amiche, ma la mia considerazione è a prescindere. Spero che lo sport possa aiutare contro la cattiveria nel nostro paese, l’Italia è molto indietro, nel 2024 c’è ancora troppo razzismo (Leggi qui: murale Paola Egonu imbrattato)».

Non ha rimpianti per le tante rinunce fatte, la De Gennaro: «È la vita che ho voluto sin da piccola. Non ho rimpianti. Certo ho ricordi diversi dagli altri della mia infanzia e adolescenza. In gita scolastica non sono mai andata. Quando i miei compagni di scuola partivano per la gita io dovevo allenarmi, restavo in palestra».

La dedica alla madre da parte di Monica De Gennaro

L’oro olimpico lo dedica alla mamma: «Devo alla sua generosità se ho avuto la vita che volevo. Lasciarmi andare via a 14 anni non è stato facile, ha sacrificato il suo amore per il mio futuro. Lei ha sempre amato lo sport, avrebbe voluto praticarlo. Ma è la seconda di una famiglia di sette figli, presto ha dovuto dedicarsi ai suoi fratelli, alla sua epoca funzionava così. È stata lei a portarmi in palestra da piccola con la mia gemella. Ci tirava dietro quando accompagnava mia sorella più grande. Che prima ha iniziato con il tennis, poi è passata alla pallavolo. È cominciata in questo modo, entrando in campo quando finivano gli allenamenti. Mi sono dedicata alla pallavolo per caso, avrei potuto fare basket o qualsiasi altro sport, a scuola mi piacevano tutti. Quando siamo diventate più grandi, altri sacrifici. Mamma ha viaggiato per seguirci. Oggi se voglio un consiglio o sto male chiedo a lei. È l’esempio da seguire. C’è sempre».

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