Dopo circa un anno e mezzo dall’ultima volta, Vincenzo Montella torna a parlare. Lo fa al ‘Corriere dello Sport’ e si racconta senza peli sulla lingua e senza nascondersi, in attesa di una nuova chiamata.
Parte proprio da questo tema, Montella, che racconta il periodo di ‘astinenza’ dal calcio:
“Sono fasi che capitano in una carriera. Probabilmente il problema del Covid ha influito. Ma adesso che la stagione sta finendo mi è venuta la voglia di ricominciare da capo. Aspetto un nuovo percorso. Ho utilizzato il
break per crescere. Quando vivi un momento di difficoltà professionale, passi dall’altra parte: migliori il tuo carattere, i tuoi punti deboli. Vedi le cose in maniera più distaccata. E’ un intermezzo fondamentale”.
Si passa poi subito ad alcuni ricordi da calciatore, come il burrascoso rapporto con Fabio Capello ai tempi della Roma.
“Indubbiamente da calciatore ero una testa calda, volevo giocare sempre , soprattutto in quel periodo. Stavamo vincendo lo scudetto e io mi sentivo più forte degli altri. Ma gestendomi in quel modo, facendomi incavolare, Capello seppe tirare fuori il meglio da me . Andai via dalla Roma quando mi resi conto che non mi arrabbiavo più”.
Ha definito per lui la Roma “un percorso incompiuto”, ed in effetti il sogno di realizzare fino in fondo questo percorso non lo ha abbandonato.
“Due volte. Nel primo caso speravo di rimanere come allenatore e non è stato possibile. Peccato, mi sarebbe piaciuto impostare un progetto dall’inizio. Nel secondo, hanno scelto un altro (Zeman), dopo vari sondaggi. Ci lasciammo male perché ci avevo creduto. Sì, nel 2012 mi sentivo l’allenatore della Roma. Ammetto che la Roma è una sorta di punto debole. E’ parte di me. Qui ho giocato, vinto, allenato. Magari non è troppo tardi per riprovarci. Ranieri a quanti anni ha realizzato il sogno di allenarla? 58? Ecco, a me resta una decina d’anni per sperare… “
Conclusione con il progetto, per adesso arenato, della Superlega.
“Lo sport è divertimento. Se non c’è competizione al cento per cento, manca un piede della sedia. Capisco che i giovani preferiscano vedere in tv Real Madrid-Juventus perché sono abituati alla Playstation. Ma bisogna valutare chi c’è dietro, i sogni e la poesia di chi aspira ad arrivare con la fatica. E’ meglio che sia finita così. Meglio per il calcio “.