Quel che inizia oggi è un presente senza Mattia Giani, per la sua fidanzata, i suoi genitori e suo fratello Elia chiamati ad affrontare interrogativi inquietanti e sospesi – nel medesimo tempo – su quel che è avvenuto in quegli istanti interminabili che hanno segnato le loro esistenze. E deciso un cambio imprevedibile dell’indirizzo delle loro vite. C’è un prima e c’è un dopo. Ed è ciò che il padre del giovane calciatore 26ene del Castelfiorentino United esplicita nelle sue parole, dense di dolore ma altrettanto dignitose e lucide, a chi lo interpella su quel che è accaduto subito dopo il malore.
Per onorarne la memoria, la Figc ha deciso di osservare un minuto di raccoglimento prima delle gare in programma oggi e per l’intero fine settimana, inclusi anticipi e posticipi.
- La denuncia del padre di Mattia Giani
- Il malore: arresto cardiaco in campo
- Ambulanza e defibrillatore
- L'annuncio del sindaco
- Le reazioni della politica
La denuncia del padre di Mattia Giani
Erano presenti allo stadio, Sandro Giani e sua moglie Deborah, il nonno Loriano: una domenica simile a quelle trascorse da sempre sui campi a sostenere Mattia e Elia, che milita nel Legnago Salus in Serie C. Vite da calciatori, le loro con familiari al seguito. Nulla di eccezionale, per chi conosce queste dinamiche e i fine settimana trascorsi ad inseguire un sogno, una passione vera come quella del calcio.
Mattia Giani viveva da due giorni appena con la sua compagna, la quale sui social ha affidato a poche parole il suo strazio, la sua disperazione e anche quell’impreparazione con cui ciascuno di noi deve misurarsi quando è chiamato ad affrontare simili lutti, a quell’età. A due giorni dall’inizio di una convivenza che sarebbe diventata un percorso comune, stare insieme.
Ma c’è anche altro, in questo dolore in cui nessuno può scavare se non chi si aggrappa ad esso. Papà Sandro ha ancora la forza di denunciare quanto ha visto, su quel campo di calcio: “Siamo distrutti ma ora vogliamo la verità: presenteremo una querela perché vogliamo capire come è morto nostro figlio”, dice al Corriere della Sera e al Tirreno.
La famiglia Giani abita a Ponte a Egola: il papà ha un’attività che gestisce mentre i suoi ragazzi si sono dedicati al pallone. Mattia è il fratello di Elia Giani, che attualmente gioca nel Legnago Salus e che ha immediatamente espresso le proprie condoglianze al proprio giocatore e alla famiglia con un comunicato:
Il medesimo dolore di Gianluca Mancini, giocatore della Roma, e di sua moglie Elisa, legati alla famiglia Giani da un legame di parentela. Lui come altri giocatori, dirigenti, società che hanno avvertito l’urgenza di esprimere vicinanza.
Il malore: arresto cardiaco in campo
Al 14′ minuto di Lancilotto-Castelfiorentino, partita di Eccellenza, suo figlio Mattia accusa un malore, si capirà poi che è vittima di un arresto cardiaco. “Io so solo che il medico su quel campo non c’era. E che la prima ambulanza del 118 è arrivata senza medico dopo 15 minuti. E che nel frattempo il massaggiatore del Castelfiorentino ha provato a rianimare mio figlio e che poi è scesa una spettatrice dagli spalti che lavora come infermiera per dare una mano. Il defibrillatore c’era ma è stato usato solo dal medico trasportato dalla seconda ambulanza. Si può morire così?”.
Dalla sua, la società che giocava in casa – la Lancilotto – ha ribadito che era presente personale medico a bordocampo, al momento in cui si è consumato il dramma.
Una domanda la cui unica risposta può e deve essere no, non si può morire così dopo la morte in diretta a cui abbiamo assistito tutti di Piermario Morosini, dopo quanto avvenuto a Christian Eriksen, miracolato, e altri giocatori. La Procura dovrà stabilire, una volta aperta l’inchiesta, se ci sono state responsabilità. L’Asl spiega che l’ambulanza è arrivata in 8 minuti e il regolamento della Figc impone la presenza del medico a bordo campo oppure dell’ambulanza, riferisce il Corriere della Sera.
Ambulanza e defibrillatore
Stando alla ricostruzione effettuata dal papà di Mattia a Il Tirreno, il medico non c’era. Sandro Giani dice al quotidiano locale, che riporta anche il sito della testata, che a un certo punto ha visto un defibrillatore ma che nessuno lo ha utilizzato per tentare di rianimare Mattia. Addirittura sulla prima ambulanza non era presente un medico, stando a questo racconto, giunto con la seconda.
Al Careggi di Firenze, Giani è arrivato dopo circa 40 minuti secondo i suoi familiari. Erano tutti presenti e così tutti lo hanno seguito e atteso all’esterno del reparto, in attesa di un risveglio che non è mai arrivato. Ieri mattina, 15 aprile, la conferma del decesso. la fidanzata, sconvolta, avrebbe confidato a una sua amica: “Nella vita non si sa mai cosa ci si ritrova dietro l’angolo. Io ora mi ritrovo vedova”.
L’annuncio del sindaco
Il lutto colpisce in maniera particolare Castelfiorentino, per i cui colori il giovane militava e a cui si era legato. La partecipazione del primo cittadino e della comunità è stata tangibile, fin dai primi minuti successivi alla diffusione della notizia del malore di Mattia.
Nella mattinata di lunedì, il post del sindaco Alessio Falorni, che ha confermato la scomparsa del giovanissimo calciatore, dopo il primo appello di speranza e che ha provocato l’onda emotiva che leggiamo su facebook:
“Mi giunge, purtroppo, una terribile notizia. Mattia non ce l’ha fatta. In questi momenti mancano decisamente le parole. Una tragedia terribile. Un dolore straziante. Possiamo solo stringerci tutti assieme in un abbraccio fortissimo alla famiglia, e alla sua società di appartenenza. Riposa in pace. “, si legge.
Proprio sui social alcuni amici avevano denunciato, tra i commenti, quel che poi il padre di Giani ha messo in fila: ambulanza, defibrillatore, medico. Aspetti orribili di questa perdita, su cui dovrà dare risposte la magistratura.
Le reazioni della politica
In quest’ottica, il capogruppo delle liste di centrodestra Paolo Gandola a Campi ha chiesto di “verificare se i soccorsi del 118 siano stati tempestivi”. Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera e deputato Forza Italia, ha poi annunciato un’interrogazione perché “allo stadio di Campi Bisenzio c’era un defibrillatore ma pare non fosse a bordo campo come doveva”. La senatrice di Iv, Daniela Sbrollini, ha quindi annunciato un’interrogazione al ministro Abodi per far luce sui “casi di malori in campo in particolare nei campionati minori” che si sarebbero “moltiplicati”.
Richieste che devono concretizzarsi in quel che ha chiesto suo padre Sandro: che su ogni campo di calcio ci sia un defibrillatore e che ci sia personale formato perché, al momento necessario, venga utilizzato.