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Covid, Fausto Gresini non ce l'ha fatta. Il figlio: "Ciao Bà!"

L'annuncio del Gresing Racing dopo la smentita della sua scomparsa: Fausto Gresini è scomparso a 60 anni a causa del Covid

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Fausto Gresini è mancato. La sua lotta, esemplare, assoluta e straziante contro il Covid ha compromesso le funzionalità vitali, in particolare i polmoni, e il due volte campione della 125 è spirato all’Ospedale Maggiore di Bologna dove era ricoverato, nel reparto di terapia intensiva, dalla fine dello scorso dicembre.

Il comunicato, Grasini Racing annuncia l’addio a Fausto

Gresini non ce l’ha fatta, è morto all’ospedale Maggiore per le complicazioni legate all’infezione da Covid-19, a cui era risultato positivo a dicembre. La conferma, dopo una sequenze di conferme e smentite durante la serata di lunedì, è giunta dallo stesso team Gresini Racing con un comunicato diffuso sui social poco fa, concluso con un messaggio di cordoglio alla famiglia:
“La notizia che non avremmo mai voluto darvi e che siamo costretti a scrivere. Dopo due mesi di lotta al covid, Fausto Gresini ci lascia con 60 anni appena compiuti, Ciao Fausto”.
“Tutta la Gresini Racing si stringe intorno alla famiglia, la moglie Nadia e i figli Lorenzo, Luca, Alice e Agnese… e alle innumerevoli persone che hanno avuto l’occasione di conoscerlo e apprezzarlo”.
L’annuncio tragico della sua scomparsa interrompe il filo della speranza che continuava ad essere alimentato dall’abnorme affetto che la famiglia, gli amici, i colleghi e gli appassionati avevano continuato ad alimentare in questi due mesi di malattia, di continui bollettini altalenanti. Tra riprese e aggravamenti, Fausto aveva sempre dimostrato il suo coraggio, contro il Covid che lo aveva colpito in maniera spietata, più di due mesi fa.

Il messaggio di addio del figlio Lorenzo su facebook

L’ultimo post, pubblicato dal figlio Lorenzo, condensa quanto aveva costruito Fausto negli affetti, nel privato:

⚠️ Fonte:
Ultimo Aggiornamento
⚠️ Fonte:

Il nostro campione ci ha lasciati per sempre oggi alle 10.02, ha lottato fino alla fine, è nato per vincere e stava vincendo di nuovo, stava migliorando, quando un emorragia cerebrale ce lo ha strappato via.
Ciao Bà! Così ti chiamavo e ti chiamerò per sempre, lasci un vuoto incolmabile e vivrai per sempre dentro tutte le persone che ti vogliono bene. Noi ti amiamo immensamente, ti portiamo e ti porteremo nel cuore tutti i giorni
❤ Fonte:
Lorenzo Gresini ha salutato così il suo babbo, Fausto, che tanto aveva costruito anche nella e per la sua famiglia accanto a Nadia e per i suoi figli. Ora lascia quello che Lorenzo chiama “vuoto incolmabile” nella sua esistenza e in quella dei suoi fratelli.

Il cordoglio della Dorna e della MotoGP

“Il leggendario italiano ci mancherà”, così in una nota la MotoGP e Dorna Sports si dicono “profondamente addolorate” per la scomparsa di Fausto.

“La memoria di Gresini – sottolinea la nota – vivrà sia nei suoi risultati in pista sia nella sua eredità di fondatore e manager del team”.

L’ad della Dorna, Carmelo Ezpeleta, si è detto personalmente

“profondamente addolorato per la perdita di Fausto. Era un ottimo amico e mi piaceva molto. Ho seguito da vicino le notizie sulle sue condizioni e ho avuto la fortuna di poter parlare con lui anche mentre era in ospedale. Mi dispiace molto subire una perdita come questa nel paddock e voglio inviare le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia, agli amici e ai membri della sua squadra”.

Fausto Gresini, il mito del motociclismo italiano

Fausto Gresini, che aveva compiuto 60 anni il 23 gennaio scorso, aveva vinto due titoli mondiali nella classe 125 e era manager e guida della scuderia di MotoGp che porta il suo nome. Le condizioni dell’ex pilota si erano aggravate negli ultimi giorni per le complicanze legate al Covid che ne hanno imposto, a dicembre, il ricovero prima a Imola e poi a Bologna, in terapia intensiva.
La lotta dura contro il Covid di Gresini era iniziata il 27 dicembre scorso, quando le condizioni cliniche hanno evidenziato un primo peggioramento: un susseguirsi di bollettini dalla terapia intensiva, aggiornamenti, sorrisi e l’improvviso aggravamento delle sue condizioni a causa di una sopravvenuta infezione polmonare.
Venerdì e sabato scorso, dopo un miglioramento che lasciava poter presagire una sua ripresa le condizioni sono improvvisamente peggiorate, costringendo i medici a nuova sedazione e terapie per combattere la grave infiammazione polmonare che si è sovrapposta alla polmonite bilaterale interstiziale da Covid.

L’affetto di Fausto Gresini per Capirossi, Simoncelli e Melandri

Speciale il legame con alcuni ragazzi che, come lui, avevano coltivato l’amore per il motociclismo in ogni sua espressione e declinazione. Con Marco Simoncelli ha sempre avuto un rapporto speciale. Gli è rimasto nel cuore, da sempre, da quel maledetto giorno a Sepang.

Nato a Imola, città di motori, Gresini esordì nel motomondiale partecipando al Gp delle Nazioni del 1982, che non concluse a causa di un ritiro. Ha sempre gareggiato solo nella 125, vincendo il suo primo titolo mondiale nel 1985. L’anno seguente si aggiudicò quattro Gp (in Spagna, Europa, Svezia e Germania), ma fu superato, un suo grande rimpianto insieme a quello di non aver mai corso in 250, di sole 12 lunghezze da Luca Cadalora, che si laureò campione del mondo.

La rivincita nel 1987, quando si aggiudicò 10 delle 11 gare in calendario. Divorziò alla fine del 1988 dalla Garelli e passò all’Aprilia, poi alla Honda.

Gli infortuni non lo risparmiarono, ma arrivò altre due volte secondo in generale, nel 1991 dietro al compagno di squadra Capirossi e nel 1992. Annunciò il suo ritirò prima della stagione del 1995. Nel 1997 nacque il team a suo nome, con sede a Faenza.

le moto gli ha dato tanto, non tutto. A segnarlo sono stati quei lutti, ma del tutto elaborati: a turbarlo nel profondo sono state le morti in pista di Daijiro Kato, a Suzuka nel 2003, poi il Sic, il suo Sic.

Di Marco, in una recente intervista, Gresini ha parlato come di “un vero guerriero, gli piaceva lottare, gli piaceva il corpo a corpo, non si tirava mai indietro. Godeva di queste cose, anche se prendeva la sportellata, non si arrabbiava, rideva. Diceva: ‘Oh, l’ho presa, domani gliela do indietro'”.

Di lui diceva di sentirsi un “diversamente giovane, sempre all’attacco, sempre in prima linea, sempre con nuovi progetti. Sempre con qualche sogno nel cassetto. Dico sempre che quando in quel cassetto non ci sarà più nulla, dovrò cambiare mestiere”.

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