In un’intervista a GQ Italia, il campione del mondo MotoGP in carica Pecco Bagnaia ha svelato i suoi punti di forza: “Si vedono in frenata, nel fatto di riuscire a far girare la moto molto stretta nonostante vada molto forte. Negli ultimi due anni questa caratteristica ha fatto la differenza per me, soprattutto rispetto ai compagni di marca. E poi secondo me possiedo una grande determinazione, ho sempre la volontà ferrea di riuscire ad arrivare alla fine di ogni corsa. È una cosa che ho maturato negli anni. La velocità è una cosa che mi appartiene. Mi è sempre stata dentro. Praticarla e saperla gestire mi viene spontaneo, non ho mai dovuto fare fatica per andare forte”.
Per quanto riguarda i social, Bagnaia ha le idee chiare: “Nel mio sport, ma penso sia così nello sport in generale, essere se stessi è la cosa più difficile. Forse perché viviamo in un ambiente in cui si va sempre alla ricerca del personaggio, e personalmente credo che sia una cosa piuttosto stupida. Molto spesso sento dire ‘Quello è un gran pilota, ma alla fine non sarà mai un personaggio’. Ecco, certe parole mi sembrano fuori dal mondo, fuori dal tempo: io per esempio sono fatto in un certo modo, posso sembrare chiuso se mi guardi da un certo punto di vista, e magari lo sono davvero.
Questo, però, non può impedirmi di usare i social come ritengo giusto. Di condividere su Instagram ciò che voglio della mia vita privata. Ormai bisogna accettare che le piattaforme social sono diventate fondamentali. Anzi, ti dirò di più: sono la macchina più potente che c’è, sono l’ambiente dove si creano le sponsorizzazioni, gli eventi, dove avviene tutto ciò che muove il mondo contemporaneo. E allora essere presenti non basta: bisogna lavorare bene sui propri profili, è una cosa che può fare la differenza nella carriera di un pilota, nel modo in cui viene percepito all’esterno”.
Infine, Bagnaia ha guardato con fiducia alla sprint race: “È una mossa giusta. In fondo stiamo parlando di un tentativo di modernizzare il nostro sport. Non possiamo nasconderci: c’è un cambiamento generazionale in corso cui dobbiamo fare fronte con una mutazione del prodotto. Queste transizioni sono momenti che creano sempre un po’ di fastidi, di nervosismi, di arrabbiature. Ma ogni cosa è ciclica, e noi abbiamo il dovere di provare a coinvolgere un pubblico più giovane. Per farlo, dobbiamo rendere più spettacolare il Motomondiale”.