Pecco abdica. Dopo due trionfi consecutivi nella classe regina, il nuovo padrone della MotoGp è lo spagnolo Jorge Martin della Pramac Racing, al suo primo trionfo iridato. L’iberico ha saputo sfruttare il margine di vantaggio accumulato sul pilota torinese laureandosi così campione. Inutile nasconderlo: c’è rammarico. Ecco i motivi per cui l’asso italiano della Ducati mastica amaro.
- MotoGp, i successi in gara non sono bastati a Bagnaia
- Rivalità Martin-Bagnaia: che cosa ha fatto la differenza
- Fattore Sprint Race: così Martin ha conquistato il Mondiale
- La continuità di Martin e gli errori di Pecco
MotoGp, i successi in gara non sono bastati a Bagnaia
Questa volta il detto non c’è due senza tre ha fatto cilecca. Capita, è l’eccezione che conferma la regola. Eppure a leggere superficialmente i risultati dei Gran Premi sembra non esserci stata storia tra Bagnaia e Martin. Il pilota italiano ha infatti vinto undici volte contro i tre soli successi del rivale madrileno.
A certificare il gran lavoro svolto dal torinese le statistiche: soltanto cinque piloti prima di lui erano riusciti ad aggiudicarsi almeno dieci gare nell’arco di un’unica annata. E si tratta di autentici fenomeni della due ruote: Giacomo Agostini, Mick Doohan, Valentino Rossi, Casey Stoner e Marc Márquez. Pur facendo parte dell’olimpo dei più grandi, perché Pecco ha fallito l’assalto del Mondiale?
Rivalità Martin-Bagnaia: che cosa ha fatto la differenza
Le 11 vittorie di Bagnaia contro i tre di Martin suggeriscono un divario abissale, ma lo spagnolo ha avuto un po’ più di continuità durante l’intera stagione. Uguale il numero dei podi (15 e 15), ma il classe 1998 della Pramac Racing è caduto una volta di meno rispetto a Pecco.
Ciò nonostante, se la MotoGp non fosse stata rivoluzionata, Pecco avrebbe vinto a mani basse perché sul lungo ha dimostrato di non avere rivali. La vera differenza, infatti, la si è registrata nelle sprint race, specialità dello spagnolo.
Fattore Sprint Race: così Martin ha conquistato il Mondiale
Le mini-gare del sabato introdotte la scorsa stagione sono state l’ago della bilancia: è proprio per via di queste corse ridotte che Bagnaia è stato costretto ad alzare bandiera bianca dopo due successi di fila. Già, ‘nel breve’ Martin si è rivelato il numero uno come testimoniano le 16 vittorie (contro le 11 di Pecco) collezionate nelle sprint race a partire dalla precedente stagione.
Nessuno come lui. Sette volte lo spagnolo ha chiuso davanti a tutti in questo tipo di gare, lunghe la metà rispetto alle corse della domenica, contro i sei squilli dell’italiano.
La continuità di Martin e gli errori di Pecco
Se il neo-campione del mondo, che ha celebrato la sua impresa a Barcellona, è salito sul podio 16 volte, l’ex iridato lo ha fatto solamente sei volte. Su venti sprint race solo una volta Martin non è andato a punti, a Bagnaia è capitato in ben cinque occasioni. La differenza è tutta lì.
Tra le chance sprecate quella della Sprint del GP di Catalogna dello scorso maggio, quando è caduto all’ultimo giro mentre era al comando. Ma anche il ritiro nel Gp dell’Emilia-Romagna a Misano, dove Pecco ha fallito nonostante il fattore casa fino all’altra caduta nella Sprint di Sepang, decisiva classifica alla mano. Del resto, prima che calasse il sipario a Barcellona, Bagnaia aveva già fatto mea culpa: “Ho avuto otto zeri, quattro per colpa mia e quattro no. La classifica è frutto di alcuni miei errori”.