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Nadal apre l'era di Alcaraz e Sinner: "Il futuro è nelle loro mani. Solo gli infortuni possono cambiare le cose"

Rafa Nadal è in Arabia, dove attende il vincitore della sfida tra Rune e Alcaraz per sapere chi dovrà sfidare nel Six Kings Slam. Ma ha le idee chiare sul futuro del tennis mondiale

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Al richiamo dei petrodollari nessuno può resistere, neppure Rafa Nadal, sbarcato in Arabia Saudita dove da stasera parte il Six Kings Slam 2024, torneo esibizione utile però per versare fiumi di denaro nei conti dei 6 giocatori che hanno risposto presente (nello specifico: Sinner, Alcaraz, Djokovic, Medvedev, Rune e appunto Nadal). Occasione buona anche per tornare sull’annuncio del ritiro dal tennis giocato, che tra una quarantina di giorni coinciderà con l’epilogo della final eight di Davis Cup a Malaga, ma anche per tirare le somme di una carriera giunta al capolinea, ma che attende ancora l’ultimo capitolo prima di essere consegnata alla leggenda di questo sport.

In Arabia per lo spettacolo: “Un bel test in vista di Malaga”

Rafa in Arabia cercherà di fare del suo meglio, anche se non gioca una partita ufficiale da fine luglio, quando perse contro Djokovic nel secondo turno del torneo olimpico. Piuttosto, eviterà di tirare troppo la corda, qualora si accorgesse che la fatica superi il piacere di giocare: nella sua testa c’è spazio solo per Malaga, l’ultimo focus della sua parabola da tennista.

“Ho aspettative alte per questo torneo, perché affronterò i migliori interpreti al mondo di questa epoca, e dunque avrò modo di misurarmi con test veramente molto competitivi. Sono felice di essere qui: ritrovo tanti buoni amici, sarà una bella festa e speriamo di offrire un bello spettacolo”. Nadal sfiderà il vincente della sfida tra Rune e Alcaraz, con la prospettiva di un derby che somiglia tanto a un passaggio di consegne definitivo.

Alcaraz e Sinner, la coppia del futuro (già nel presente)

Proprio Alcaraz è stato uno dei temi centrali nelle interviste che Nadal ha concesso prima del via del torneo saudita. Lui e Sinner stanno andando veramente bene, sono ancora giovani ma stanno già ottenendo risultati di grande rilievo. Hanno dei record davvero impressionanti, hanno veramente qualcosa di speciale che li accomuna. Auguro loro soltanto una cosa: di restare il più a lungo possibile lontani dagli infortuni. Fin qui nelle rispettive carriere non hanno lamentato mai particolari problemi fisici, e questo ha permesso loro di fare grandi cose”.

A detta di Rafa, però, è presto per parlare di nuovo dualismo nell’olimpo del tennis: “Questo potrà dirlo solo il tempo. Essersi spartiti i 4 slam stagionali, però, è già un bel segnale che va in questa direzione. Stanno creando una storia tutta nuova, mentre la nostra epoca sta ormai andando definitivamente in pensione, dato che rimane solo Nole ancora sulla scena. Quando tutti avremo smesso, e anche Carlos e Jannik avranno deciso di appendere la racchetta al chiodo, solo allora potremo fare un confronto tra le varie epoche e dire quale sia stata la migliore”.

Le amicizie speciali con Federer e Djokovic

Nadal in Arabia spera di poter trovare delle buone risposte in vista degli impegni di Davis. “Fa un po’ strano giocare in questo luogo, che per la nostra generazione rappresenta una novità. Però ben vengano Paesi che dimostrano di voler investire nel tennis, promuovendolo anche ai massimi livelli”.

Troverà come possibile rivale anche Djokovic: “Ci siamo sfidati 60 volte, se arriverà la 61esima ben venga. Nole è un rivale fantastico e mi ha spinto sempre ai massimi livelli ogni volta che me lo sono ritrovato davanti. Anche lui penso possa dire la stessa cosa, e così anche Federer, col quale però ammetto di avere un rapporto speciale, un’amicizia che parte davvero da lontano. Ma anche con Djokovic siamo molto amici e si avverte qualcosa di veramente particolare nel nostro rapporto.

È il modo in ci viviamo lo sport, che va decisamente oltre l’aspetto del gioco e delle singole partite. È l’esperienza più gratificante di tutte essere in buoni rapporti con i tuoi colleghi, specie dopo che in campo ci siamo motivati a vicenda per essere l’uno migliore dell’altro. Questo ha portato il livello del nostro gioco a raggiungere picchi davvero elevatissimi”.

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