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Nadal, zio Toni esalta il suo Rafa: “Senza l’infortunio al piede del 2005 sarebbe stato il più forte di tutti”

Toni Nadal, zio, allenatore e mentore del nipote, apre il libro dei ricordi: “Rafa si si è spinto oltre i propri limiti. La partita più bella? La finale di Wimbledon 2008”.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La fine della corsa è sempre un momento triste, specialmente se quella corsa è stata una questione di famiglia. Quella che i Nadal hanno saputo però rendere qualcosa di universale, offrendo al mondo dello sport (del tennis in particolare) un lascito come poche altre storie hanno saputo fare. Una corsa che chiuderà i battenti tra un mese e mezzo a Malaga, sede delle finali di Davis Cup, l’ultimo palcoscenico sul quale troverà posto Rafael Nadal.

L’elogio dello zio: “Senza quel problema al piede…”

Lo zio Toni di questo percorso è stato il fautore, oltre che un rifugio sicuro nei momenti in cui serviva fare da sponda al nipote. Col quale Toni ha lavorato sino a una manciata di anni fa, quando di comune accordo venne presa la decisione di dividere le rispettiva carriera (Rafa da quel momento è stato allenato da Carlos Moya, Toni ha preso sotto la sua ala tra gli altri Auger-Aliassime).

Ma l’affetto e la riconoscenza dello zio sono rimasti inalterati. “La storia di Rafa è stata una delle più belle che lo sport abbia mai saputo raccontare. Una storia dove nulla era scontato e dove tutto quello che è arrivato è stato guadagnato.

Certo, come ogni storia che si rispetti, non mancano elementi tali da farmi pensare che sarebbe potuta andare anche diversamente. Soprattutto Rafa avrebbe potuto vincere molto di più, se non si fosse messo di mezzo quel problema al piede destro”.

Il manifesto della forza di volontà di Rafa

Lo zio Toni fa riferimento al primo infortunio rimediato in carriera da Rafa, che poi ha finito per condizionarlo per tutto il proseguo della sua parabola da tennista. “Nel 2005 l’osso destro presenta una lesione, e andando da un medico specializzato ci sentiamo dire che probabilmente la carriera del ragazzo è giunta già a conclusione.

Non ci arrendiamo, perché quelle parole ci suonano veramente stonate, ma il medico ci fa notare che atleti che hanno avuto quello stesso problema non sono più riusciti a esprimersi ad alti livelli.

Rafa aveva appena 19 anni e trovò da subito la forza per ribellarsi a quella diagnosi. In quella fase cambiammo tante cose, a cominciare dall’impostazione degli allenamenti. Soprattutto Rafa cominciò a utilizzare delle solette specifiche che gli consentissero di muoversi meglio. La strategia si rivelò vincente, ma cambiando il modo di correre e gli appoggi nel tempo sono sopraggiunti altri problemi a ginocchi e schiena”.

L’epoca più bella: Roger, Rafa, Nole

Il racconto di Toni Nadal è emblematico di quanto suo nipote abbia voluto davvero con tutte le forze spingersi oltre i propri limiti. Ma è anche la chiave per capire meglio quanto sia stato grande il lascito di Rafa al mondo del tennis.

Ha vissuto un’epoca unica e irripetibile. Con Federer e Djokovic si è diviso la scena offrendo uno spettacolo incredibile: Federer è stato senza dubbio il tennista che ha giocato il tennis più bello in assoluto, Djokovic il più vincente, ma Rafa senza quel problema al piede sarebbe stato indiscutibilmente il più forte di tutti.

Ho perso il conto di quanto tornei dello slam ha dovuto saltare, e senza quelle assenze probabilmente il conteggio all time oggi sarebbe diverso. Anche se, come spesso amo ripetere, se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe stata una bicicletta…”.

La partita indimenticabile: Wimbledon 2008

L’annuncio del ritiro dalle competizioni non ha sorpreso lo zio Toni, che sapeva quanto il nipote stesse soffrendo nel vedere che le cose a livello fisico non miglioravano. “Purtroppo nel tempo il corpo non ha risposto più come voleva la testa, e quando Rafa ha capito che ormai le cose non sarebbero più tornate come prima ha scelto di dire basta. Lo capisci e credo anche abbia preso la decisione giusta. Chiuderà in una competizione vera, e sarebbe bello se il finale fosse a lieto fine”.

Tanto il passato e i trionfi non glieli porterà via nessuno. “Ha fatto qualcosa di straordinario. La vittoria più bella? Wimbledon 2008, nel giardino di Federer, dove Roger sembrava imbattibile. Una partita emozionante come poche: Rafa avanti due set, raggiunto sul 2-2 dopo aver sprecato un match point, poi vittorioso al quinto. Quel giorno ha cambiato per sempre la storia sua e di questi sport. E probabilmente resta anche la sua partita più bella”.

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