Walter Mazzarri 2.0: il Napoli riparte da una certezza, un po’ datata ma pur sempre una certezza. L’esperienza Rudi Garcia è durata circa 150 giorni di malintesi più che di soddisfazioni, di una panchina che ha traballato sin dall’inizio sotto il peso di un campionato vinto dopo 33 anni da un altro allenatore ma anche di tante piccole situazioni irrisolte all’interno di una squadra che forse dopo l’addio di Luciano Spalletti avrebbe avuto bisogno di una “rinfrescata” per tornare a correre e sognare.
- Mazzarri riporta in panchina la Toscana
- Napoli: l’arrivo in panchina di Walter Mazzarri
- Scudetto sfuggente e quel dito all’orologio
- Mazzarri 2.0 (o forse 3.0)
Mazzarri riporta in panchina la Toscana
Napoli-Toscana è un viaggio lungo quasi cinque ore. Ma nel mondo del calcio quella tratta è diventata molto più breve. Mazzarri in qualche modo ne è stato l’apripista in maniera decisamente diversa rispetto ai suoi successori. Ma forse anche per scaramanzia che Aurelio De Laurentiis ha deciso di ripartire dalla terra dei vini e di Dante per portare nuova sicurezza in casa Napoli.
Dopo Mazzarri, i migliori risultati per il Napoli sono arrivati grazie alla guida di un toscano dal cuore napoletano come Maurizio Sarri (con cui i rapporti non si sono chiusi nel modo migliore) e poi con lo scudetto conquistato da Luciano Spalletti: San Vincenzo, Figline Valdarno e Certaldo e poi ancora ritorno alla San Vincenzo di Walter Mazzarri. Napoli spera di riaprire un ciclo fortunato ma stavolta la situazione è diversa.
Napoli: il ritorno di Mazzarri
Napoli: l’arrivo in panchina di Walter Mazzarri
Walter Mazzarri arriva a Napoli il 6 ottobre del 2009 dopo 7 giornate di campionato, non si tratta in realtà della sua prima esperienza all’ombra del Vesuvio, visto che il toscano aveva accompagnato anche Renzo Ulivieri (come vice nel 1998) nel corso della sua avventura napoletana. Anche in quella circostanza Walter prende in mano le redini di una squadra che ha appena visto il suo allenatore esonerato.
Il Napoli comincia a guardare lontano e in alto, fa la prima campagna acquisti importante ma la gestione di Roberto Donadoni arrivato in panchina qualche mese prima al posto di Edy Reja non funziona. E allora squadra affidata a Mazzarri. Il tecnico che viene dalla Sampdoria rimuove ogni elemento superfluo e si affida al talento: quello di un trio composto da Hamsik, Lavezzi e Quagliarella.
I risultati arrivano subito al punto che la squadra conquista la qualificazione all’Europa League chiudendo il campionato al sesto posto. Il Napoli assaggia un’Europa che da quel momento non vuol mai lasciare andare. Ma le stagioni migliori arrivano dopo: l’anno successivo a Napoli sbarca anche Edinson Cavani. Mazzarri che di talento ne capisce gli affida le chiavi dell’attacco e per gli azzurri cominciano anni super: qualificazione in Champions League (eliminazione agli ottavi dal Chelsea che vincerà la competizione) e poi nel 2012 anche la conquista della Coppa Italia.
Scudetto sfuggente e quel dito all’orologio
Walter Mazzarri ha grandi pregi nella crescita del Napoli di Aurelio De Laurentiis. E’ stato il suo lavoro in panchina che ha messo gli azzurri sulla mappa del calcio europeo ma dopo qualche anno anche il tecnico è finito nel tritacarne della critica. Nonostante una crescita importante il suo Napoli non ha mai dato davvero la sensazione di poter fare il passo in più per riuscire a lottare per lo scudetto. Colpa di un gioco efficace ma spesso troppo attendista, il suo Napoli ha dato troppo spesso la sensazione di una “big provinciale”, incapace di fare il salto definitivo verso aspirazioni più importanti.
Sui social è diventato famoso suo malgrado per le sue lamentele e per le sue scuse: Mazzarri non fa parte della categoria dei “toscani simpatici” e nel corso delle partite il suo gesto all’indirizzo dell’arbitro in cui indicava l’orologio (con riferimento al recupero e alle perdite di tempo degli avversari) sono diventate un cult.
Mazzarri 2.0 (o forse 3.0)
I tifosi del Napoli in questo momento vivono la situazione in maniera decisamente particolare. Sui social affiora un certo senso di nostalgia misto a preoccupazione. Mazzarri ha fatto parte e in maniera importante della storia ma il Napoli ha preso una direzione completamente diversa da quel momento: ha scelto un calcio offensivo sin dall’arrivo di Benitez poi continuato da Sarri fino ad arrivare alle imprese di Spalletti.
Walter nelle recenti interviste ha dichiarato di aver continuato a studiare, di essersi portato al passo con i tempi e tra gli addetti ai lavori c’è chi assicuro che sia pronto a rinnegare la sua difesa a 3 (che più spesso era a 5) per abbracciare il 4-3-3 di cui è innamorato il presidente. La scelta del presidente De Laurentiis è decisamente insolita ma ora non resta che aspettare e provare a capire se la nuova versione del tecnico di San Vincenzo possa aiutare il Napoli in questa stagione cominciata malissimo e che sta continuando con la macchina del tempo.