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Napoli: la grande storia, le maglie, l'inno, gli stemmi

Scopri tutto quello che c'è da sapere sulla società azzurra: la sua storia, le maglie, gli stadi, le curiosità

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Napoli: la grande storia, le maglie, l'inno, gli stemmi Fonte: Ansa

Da Maradona a Maradona. Impossibile non identificare con El Pibe de Oro l’apice della storia del Napoli. Che però esulando dal “Dies” vanta un grande prestigio che si è affermato negli anni non senza sofferenze e sconfitte ma da cui il Napoli è sempre uscito rafforzato, come un’araba fenice in cui si identifica la gente della città per un amore viscerale.

La storia del Napoli: quando è stata fondato

La genesi del Napoli, così come lo conosciamo oggi noi, è abbastanza lunga e farraginosa, costellata di fusioni tra società calcistiche del territorio. Come racconta il sito ufficiale partenopeo, il Naples Football Club è la prima, vera, rappresentativa società di calcio fondata a Napoli, tra fine 1904 e inizio 1905. Nel 1921 la fusione con l’Internazionale per dare vita all’ Internaples, da cui originerà  l’Associazione Calcio Napoli il 25 agosto 1926 (sebbene la data venga tradizionalmente anticipata al 1º agosto) su iniziativa dell’industriale napoletano Giorgio Ascarelli che divenne il primo presidente del Napoli.

L’origine dei colori Azzurri sulle maglie del Napoli

I colori sociali del Naples, papà in un certo senso del Napoli, furono strisce blu mare e celeste. Dal ’26 in poi, con la nascita dell’AC Napoli il colore azzurro sulle maglie da gioco è sempre stato predominante se non unico, abbinato a calzoncini bianchi. Negli anni ci sono state delle eccezioni, come quelle del 1964 e 1965, quando il presidente Roberto Fiore, per una questione puramente scaramantica commissionò una divisa da gioco con una striscia blu su sfondo completamente bianco con pantaloncini anch’essi bianchi. Oppure nel 2002-2003, con il Napoli in B quando lo sponsor Diadora realizzò delle casacche a strisce biancazzurre, maglia che ricalcava un po’ quella dell’Argentina.

Lo stemma del Napoli: dal cavallo al ciuccio

Lo stemma attuale del Napoli è costituito da una corona circolare, la cui area esterna è di colore blu, bordata di blu scuro, mentre l’area interna è azzurra bordata di bianco. Al centro è inserita la lettera N di colore bianco. In passato però il Napoli ha avuto degli animali nel suo stemma. Quello storicamente conosciuto è l’asino. In pochi forse sanno che all’origine quel ciuccio era un cavallo rampante bianco su sfondo celeste. Questo simbolo durò lo spazio di una stagione fino 1927. Mentre nel ’30 fece la sua comparsa l’asinello. Perché? Si narra che durante il primo campionato, con la squadra in grave difficoltà (non a caso arrivò la retrocessione quell’anno), un giornalista napoletano nel vedere quello “scempio” esclamò la frase in dialetto “Ato ca cavallo sfrenato, a me me pare ‘o ciuccio ‘e fichella” per dire che più di un cavallo rampante, lo stemma di allora, sembrava il ciuccio con cui un certo Domenico Ascione si aggirava nel rione Luzzati, guadagnandosi da vivere raccogliendo fichi. Espressione che nel tempo successivo si identificò sempre di più col Napoli fino a diventarne simbolo ufficiale il 23 febbraio 1930, in occasione della partita Napoli contro Juventus.

Qual è l’inno del Napoli:

Non c’è mai stato un vero inno ufficiale del Napoli anche se tantissime sono state le canzoni che hanno identificato il Napoli e sono state cantate sugli spalti dai suoi tifosi. Tra queste c’è sicuramente “‘O surdato ‘nnamurato”. Dopo la vittoria del primo scudetto del Napoli di Maradona nel 1987 Nino D’Angelo fu il protagonista di un film sull’essere tifoso azzurro, “Quel ragazzo della Curva B”. La colonna sonora del film, intitolata “Napoli Napoli”, venne adottata dalla tifoseria del Napoli. Spesso le grandi canzoni dei grandi cantautori napolentani riecheggiano allo stadio San Paolo, è il caso del grande Pino Daniele, la cui “Napule è” fu eseguita dopo la morte dell’artista. Recentemente invece è diventato di fatti l’inno del Napoli la canzone “Un giorno all’improvviso”, cover di “L’estate sta finendo” dei Righeira, cantanto in campo e sugli spalti dapprima all’Aquila e poi da altre squadre tra cui il Napoli.

Gli stadi in cui ha giocato il Napoli

Il primo campo da gioco utilizzato dal Napoli fu lo Stadio Militare dell’Arenaccia. Nel 1929 il presidente Giorgio Ascarelli commissionò la costruzione di un nuovo stadio, lo stadio Vesuvio che gli venne intitolato dopo la morte salvo poi essere ribattezzato Stadio Partenopeo durante il regime fascista. Dopo la seconda guerra mondiale, con la stadio raso al suolo dai bombardamenti, il Napoli si trasferì allo stadio Arturo Collana del Vomero o Stadio della Liberazione. La necessità di avere un nuovo stadio, a causa del pubblico spesso assiepato a bordo campo, si tradusse nella costruzione, al quartiere Fuorigrotta, dello Stadio San Paolo, inaugurato il 6 dicembre 1959, in una partita contro la Juventus vinta 2-1 dagli azzurri.

 

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