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Napoli, Mazzarri bis come andrà? Da Sacchi e Capello a Lippi e Allegri, i precedenti

Mazzarri di nuovo a Napoli, ma non sempre i ritorni di fiamma hanno portato bene: disastro Sacchi al Milan, Capello super col Real ma non in rossonero

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Tra Tudor e Mazzarri, De Laurentiis ha puntato sull’usato sicuro. Una scelta che cozza con la linea del patron del Napoli, notoriamente ostile ai ritorni di fiamma. Il passato torna a impattare sul presente con uno sguardo al futuro, incerto più che mai alle falde del Vesuvio. Ma il calcio è pieno di ritorni eccellenti: da Sacchi a Capello, passando per Lippi e Allegri. Vediamo com’è andata.

Mazzarri-bis: il Napoli si gioca tutto col ‘mago’ di San Vincenzo

I tre tenori (Hamsik-Lavezzi-Cavani), le rimonte impossibili, il rito della giacca e dell’orologio, il ritorno in Champions e l’impresa sfiorata col Chelsea agli ottavi, il sogno scudetto soltanto accarezzato, la Coppa Italia nel 2012, il blitz a Torino con la Juve 21 anni dopo l’ultima volta: i quattro anni di Mazzarri a Napoli hanno emozionato, incantato. Ma dieci anni dopo è cambiato tutto: il club è cresciuto, ha vinto lo scudetto e in Europa non è più una meteora; intanto la carriera del tecnico ha subito una parabola discendente e da un anno e mezzo è fermo ai box. Sette mesi per dimostrare di essere ancora al top: la voglia c’è, i risultati gli daranno ragione?

Ritorni di fiamma: com’è andata con altri nomi illustri

Mazzarri non è il primo e non sarà l’ultimo a essere tornato in una squadra dove ha fatto benissimo. Com’è andata ad altri colleghi? Beh, non sempre il bis è servito. Partiamo da Arrigo Sacchi, l’allenatore cui viene attribuito il merito di aver inventato il calcio moderno col primo Milan di Silvio Berlusconi. Dalle stelle alle stalle: dopo aver vinto tutto anche a discapito del Napoli di Maradona (1987-1991) è tornato a Milanello nel dicembre del 1996 chiudendo all’11esimo posto e perdendo 6-1 con la Juventus, dopo essere stato eliminato dal Rosenborg in Champions League. Insomma, un disastro.

Don Fabio Capello: fallimento al Milan, trionfo al Real

I due ritorni di Capello. Don Fabio ha clamorosamente fallito al Milan: lui, che aveva vinto quattro scudetti e una Champions, nel 1997/98 si è piazzato soltanto al decimo posto. Al Real Madrid, invece, è andato via da vincitore ed è tornato da vincitore: dieci anno dopo, infatti, ha conquistato nuovamente la Liga. La seconda era di Mancini, invece, all’Inter (a partire dal novembre 2014) non ha prodotto risultati: l’ex ct, che aveva spianato la strada al triplete di Mourinho, s’è dovuto accontentare del quarto posto dopo l’ottava posizione della stagione precedente.

Da Vinicio a Liedholm fino a Lippi, Spalletti e Allegri: i grandi ritorni

Marcello Lippi come Capello al Real: dopo il primo ciclo alla Juve (1994/99) con tanto di Champions e Coppa Intercontinentale, si è aggiudicato altri due scudetti una volta richiamato dalla Vecchia Signora. Al contrario, Max Allegri non ha ancora vinto nulla da quando è tornato a sedersi sulla panchina bianconera. Le due vite romane di Luciano Spalletti hanno seguito lo stesso iter: grandi partite, numeri record, ma mai oltre il secondo posto.

Andando indietro nel tempo Nils Liedholm ha fatto ritorno sia alla Roma che al Milan, senza tuttavia bissare i successi ottenuti in precedenza (nella capitale il Barone ottenne uno scudetto e tre Coppe Italia). Negli Anni 70 Luis Vinicio sfiorò uno storico tricolore alla guida del Napoli proponendo un calcio rivoluzionario, ma quando fu richiamato nell’ottobre del 1978 non riuscì a ripetersi.

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