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NBA, Banchero spiega il no all'Italia. Rissa in Warriors-Wolves: Green, Thompson e McDaniels espulsi subito

Paolo Banchero è tornato sulla vicenda della promessa non mantenuta di giocare con l'Italia: "Quando è arrivata Team USA la pressione è stata enorme...".

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Quando Team USA chiama, nessuno può resistere. Paolo Banchero, almeno in questo, è stato sincero: aveva dato la sua parola all’Italia del Poz, ha “virato” a poche settimane dal mondiale sulla nazionale che più di ogni altra evoca suggestioni agli occhi di qualsiasi giocatore di pallacanestro. E a quel punto non c’era più motivazione che potesse tenere: Paolo ha risposto all’invito di Team USA, e la prospettiva di indossare la maglia azzurra è naufragata all’istante.

Le ragioni di Paolo: “Impossibile dire di no a Team USA”

La storia di Banchero ha tenuto banco per diversi mesi nella stagione passata, a riprova del fatto che dall’altra parte dell’Oceano l’hype verso quello che sarebbe poi diventato il Rookie of the Year dell’annata 2022-23 nel magico mondo dorato dell’NBA era veramente tanta. E proprio l’improvvisa (e imprevista) ascesa del ragazzo originario dell’Oregon ha finito per sparigliare le carte e rimettere tutti in discussione a poche settimane dal via della finestra estiva delle nazionali. Tanto che della famosa promessa fatta a Pozzecco, alla FIP e ai tifosi italiani alla fine è rimasto ben poco. La spiegazione arriva attraverso la Gazzetta dello Sport:

L’unica cosa che mi è dispiaciuta è stata che la notizia è stata data da altri prima che potessi annunciarla io, e questo mi ha impedito di averne il controllo. Ho massimo rispetto per l’Italia, per la federazione e i suoi tifosi, e spero che tutti possano comprendere le mie ragioni. Quando Team USA ha cominciato a mettermi pressione, per me è stata dura rinunciare alla chiamata. Le cose sono cambiate rapidamente rispetto a quanto c’eravamo detti con Pozzecco a dicembre, quando venne a trovarmi a Orlando.

Capisco il clamore che la vicenda ha suscitato, ma quando abbiamo giocato a Manila ho avuto modo di parlare con lo staff tecnico della nazionale italiana e con alcuni giocatori e ho voluto chiarire la mia posizione, chiudendo una volta per tutte la vicenda.

La corsa a Parigi 2024: “Tanta concorrenza, ma ora penso a Orlando”

Banchero al mondiale ha disputato complessivamente 7 partite, saltando soltanto la finale per il terzo posto, persa contro il Canada. Ha chiuso con 9.3 punti, 3.4 rimbalzi e 1.7 assist in poco più di 17 minuti di media a partita, fornendo una prova decisamente convincente all’esordio contro la Nuova Zelanda e poi mandando a referto un’altra ottima prestazione proprio nel quarto di finale contro l’Italia, dove era l’osservato speciale di stampa e tifosi.

Riconfermarsi nel roster di Team USA anche in vista delle olimpiadi 2024 è però abbastanza improbabile, considerando che per i giochi molti big hanno deciso di fare ritorno in nazionale.

Ora non ci penso, perché l’unico obiettivo è fare bene con Orlando e continuare a crescere. L’esperienza del mondiale è stata bellissima, perché mi ha permesso di aprire la mente e di conoscere tanta gente. Non mi sono pentito della scelta fatta, e spero che gli italiani possano comprendere le mie ragioni.

Nella notte NBA Banchero non ha avuto molta fortuna assieme ai suoi Magic, ospiti dei Brooklyn Nets al Barclays Center: Orlando ha ceduto 124-104 e il lungo italoamericano ha chiuso con 19 punti, 6 rimbalzi e 3 assist in 35 minuti di partita, non riuscendo a tenere botta tanto quanto i suoi compagni in un quarto periodo da dimenticare (36-18 per i Nets).

Rissa sulla baia: Green, Thompson, McDaniels espulsi dopo 103 secondi!

Nel frattempo, sulla costa occidentale, c’è chi ha pensato bene di evitare la “faticaccia” serale: dopo soli 103 secondi della sfida tra Golden State e Minnesota, a seguito di un taglia fuori un po’ energico di Klay Thompson ai danni di Jaden McDaniels, s’è scatenata una vera e propria rissa, che ha avuto per protagonista soprattutto Draymond Green. Il quale s’è “allacciato” con Rudy Gobert, afferrandolo per il collo e di fatto scatenando la reazione di tutti i giocatori tanto dell’una, quanto dell’altra squadra.

Lavoro extra per il trio arbitrale, così come per Karl Anthony Towns e Steve Kerr, intenti a portar via Green prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Alla fine gli arbitri hanno punito Thompson e McDaniels con due tecnici a testa e Green con un flagrant di tipo 2, il che li ha automaticamente esclusi tutti e tre dalla partita. È una prima volta assoluta in NBA: ma si era assistito a tre espulsioni col punteggio ancora fermo sullo 0-0. Alla fine a spuntarla sono stati i Wolves, che grazie a un fenomenale quarto periodo hanno vinto in rimonta per 111-108.

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