Di vincere per il momento non se ne parla, a meno che non vesta la canotta di Team USA. Ma Joel Embiid nel “Trust the Process” di Philadelphia in qualche modo dimostra di voler credere ancora: il prolungamento dell’attuale accordo contrattuale con la franchigia della città dell’amore fraterno fino al 2029 altro non è, se non la prova provata che il centro di origine camerunense la storia ha deciso di farla proprio con la maglia del Sixers. Che sin qui non gli hanno mai offerto la possibilità di arrivare a giocarsi le Finals (addirittura nemmeno quelle di Conference: Phila s’è sempre fermata in semifinale, nella migliore delle ipotesi), ma che evidentemente rimangono l’opzione migliore per monetizzare, sperando che il campo possa andare di pari passo.
- Il quarto più remunerato di sempre in NBA
- L'amore per Phila, ma anche un nuovo "fardello"
- La promessa e l'intrigante nuova veste dei Sixers
Il quarto più remunerato di sempre in NBA
Embiid fino al 2029 guadagnerà la cifra monstre di 299,5 milioni di dollari. Che sommando tutti i soldi raccolti dal 2014 ad oggi fanno 514,8 milioni di dollari. Solo LeBron, Curry e il nuovo compagno di squadra Paul George hanno guadagnato di più in carriera: i primi due però di anelli al dito se ne sono messi abbastanza (entrambi ne hanno 4 al dito), mentre sia George che Embiid delle Finals non hanno manco sentito la puzza.
E adesso insieme proveranno a riscrivere la storia loro e quella di una franchigia che una decina d’anni fa ha cominciato appunto un “processo di ricostruzione”, di cui Embiid (scelta numero 3 al Draft 2014) ha rappresentato una sorta di pietra angolare. Solo che le premesse di qualche stagione fa sono sempre andate disattese: memorabile al riguardo l’incredibile canestro (e la relativa foto iconica) con la quale Kawhi Leonard spedì i Sixers fuori dai play-off nella corsa 2019, quando forse l’occasione si presentò ghiotta come in nessun altro caso.
Ancora oggi in pochi considerano Phila una vera contender, anche se la crescita esponenziale di Maxey e l’ingaggio di George in qualche modo autorizzano a pensare che l’intenzione sia quella di andare all in nel giro di tre, massimo 4 anni.
L’amore per Phila, ma anche un nuovo “fardello”
Embiid ha compiuto 30 anni lo scorso 16 marzo e sa perfettamente che il suo tempo in NBA non sarà tanto infinito. L’esperienza con Team USA l’ha arricchito e gli ha permesso di provare l’ebbrezza di una vittoria (scontata, ma pur sempre vittoria è). Adesso dovrà tornare a Phila col fardello di un contratto faraonico, ma anche con la consapevolezza di non potersi più permettere troppe pause.
Perché gli infortuni sono stati il suo tallone d’Achille, tale da convincere la dirigenza a setacciare il mercato dei veterani e portare a roster per due spicci Andre Drummond (che sarà il backup di Embiid: se Joel deve riposare, spazio all’ex Pistons). La prova del nove, come sempre, avverrà ai play-off, dimostratisi sin qui sempre campo minato per Joel e i Sixers, battuti anche la scorsa primavera dai Knicks.
La promessa e l’intrigante nuova veste dei Sixers
In passato ci sono state avvisaglie di un possibile addio di Embiid da Phila, perché stanco di non poter mai competere per l’anello. La scelta di andare a massimizzare il proprio contratto spegne sul nascere ogni dubbio circa la volontà del centro africano di proseguire la sua avventura in Pennsylvania. “Philadelphia è casa, voglio rimanere qui per il resto della mia carriera. Amo questa comunità e tutto quello che ha saputo dare a me e alla mia famiglia. C’è ancora molto lavoro da fare, abbiamo appena cominciato, vi meritate un titolo NBA”.
In una certa misura questa è una storia che ricorda da vicino (con le dovute proporzioni) quella che ha avuto per protagonisti LeBron James e Cleveland: James a 26 anni decise di andarsene dall’Ohio per andare a vincere a Miami, poi però tornò quattro anni dopo e mantenne la promessa. Embiid da Phila non se n’è mai andato, ma a sua volta vorrà (o dovrà) mantenere la promessa.
Di sicuro avrà attorno a sé un gruppo mai così profondo e collaudato: Maxey, George, Lowry, Oubre jr., Gordon, Martin e Drummond garantiscono tutto quello di cui Joel ha bisogno. Al resto però dovrà pensare lui, cercando di mostrarsi integro (lo scorso anno appena 39 partite di regular season giocate) e di essere capace di trascinare il gruppo nel momento che conta. Perché ogni storia d’amore che si rispetti merita un lieto fine.