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Nba, Embiid spaventa Philadelphia. Cavs-Nets a Parigi. Las Vegas e Seattle sognano la Lega

L'MVP dell’ultima stagione regolare ha fatto capire chiaramente che alla soglia dei 30 anni è giunta l’ora di finire in una squadra in grado di farlo lottare per il titolo

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La città è quella dell’amore fraterno, ma a vederla da fuori Philadelphia somiglia più a una mezza polveriera. Complici anche i risultati nel sempre entusiasmanti delle ultime stagioni, ai Sixers la resa dei conti pare sempre più vicina: James Harden ha già chiesto la trade da tempo (sogna di tornare nella sua Los Angeles e di farlo indossando la maglia dei Clippers), ma sono piuttosto le parole pronunciate da Joel Embiid ad aver messo in allarme tutto l’ambiente.

Perché Embiid, MVP dell’ultima stagione regolare (titolo tanto bello quanto platonico: Jokic l’aveva vinto nei due anni precedenti, ma è soltanto quest’anno che ha poi raggiunto l’agognato anello…), ha fatto capire chiaramente che alla soglia dei 30 anni è giunta l’ora di finire in una squadra in grado di farlo lottare per il titolo.

Nickname: Troel, giocherellone

Cosa che a Phila non è mai accaduta nella 8 stagioni di militanza del centro camerunese, addirittura fermatosi sempre nella migliore delle ipotesi alle semifinali di conference (celebri quelle del 2019 contro Toronto, risolto in gara 7 dal canestro sulla sirena di Leonard in quello che è divenuto uno degli scatti più iconici di tutti i tempi).

Sui social, che frequenta piuttosto spesso, Embiid a un utente che chiedeva lumi ha fatto capire di stare scherzando (il suo nickname è “Troel”, una sorta di “giocherellone”), ma lá sensazione è che fosse la risposta data ad essere evasiva, piuttosto che la precedente dichiarazione rilasciata nel corso di un’intervista a margine di un evento cinematografico.

La fine del Trust the Process?

Con Harden poi i rapporti si sono deteriorati: Embiid non si spettava che “The Beard” chiedesse la cessione (in realtà è stata una risposta indiretta al GM Morey, che gli ha negato il rinnovo quadriennale al massimo salariale promesso un paio di stagioni fa), e adesso potrebbe anche lui decidere di unirsi a qualche altro big altrove e andare a riscuotere il credito col talento di cui dispone.

Sarebbe la fine definitiva del “Trust the Process” che negli ultimi 10 anni ha alimentato i sogni di gloria del popolo della Pennsylvania. Ma nell’NBA di oggi sarebbe una mossa tutto sommato abbastanza scontata.

Summer League, Rockets battuti

La pazienza dall’altra parte dell’oceano non è più la virtù dei forti, ma quasi una scocciatura. Eppure a Cleveland, orfani ormai da 5 anni di LeBron James, lentamente stanno risalendo la corrente: i Cavs nell’ultima annata hanno centrato per la prima volta i playoff fa quando il figlio di Akron se ne è andato, e adesso hanno dettato legge anche nella sempre più cool Summer League di Las Vegas, conta senza nemmeno l’onta di una sconfitta.

I Cavs hanno piegato in finale i Rockets dell’MVP del torneo Cam Whitemore, quarta scelta al draft è apparso subito a suo agio nella nuova dimensione. Cleveland ha ricevuto tanto dalle sue scelte e anche da giocatori che bazzicavano già nell’orbita del roster principale, vedi Isaiah Mobley, fratello del ben più noto Evan, miglior giocatore della partita finale.

Cavs-Nets a Parigi

I Cavs tra l’altro sono stati selezionati insieme ai Brooklyn Nets per disputare l’ormai tradizionale partita di regular season in Europa: Parigi-Bercy il prossimo 11 gennaio ospiterà una sfida che si preannuncia assai interessante, con tanti prospetti in campo da una parte e dall’altra e la concreta possibilità di vedere due squadre candidate a un posto playoff ad Est.

Arriva Las Vegas, torna Seattle?

A proposito di Summer League: il grande interesse mediatico e l’entusiasmo suscitato dal torneo fanno della capitale del Nevada una delle città potenzialmente più preposte ad ospitare una franchigia nel momento in cui la lega deciderà di ampliare il format del campionato.

Con Las Vegas in rampa di (ri)lancio c’è anche Seattle, che sogna il ritorno dei Supersonics. Adam Silver, commissioner NBA, ha fatto capire che a breve se ne saprà di più, lasciando intendere di essersi ormai convinto ad allargare il novero selle franchigie (oggi 30, domani chissà) dopo aver già ideato e ufficializzato la disputa della NBA Cup, torneo che a dicembre metterà in palio nelle somme di denaro in una final four che si disputerà proprio a Las Vegas.

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