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NBA, Towns ed Edwards sono duri a morire: Doncic è super, ma Dallas spreca il primo match point

Dallas manca lo sweep e Minnesota può ancora sperare: Towns ed Edwards alzano i giri del motore e rovinano i piani di un Doncic comunque stratosferico

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Non poteva finire qui per i Wolves, e il concetto a Dallas è stato spiegato a chiare lettere. Con una prova di puro orgoglio e resilienza, la ricetta con la quale Minnesota ha trovato il modo per passare in Texas e riaprire (forse) una serie che pareva ormai morta e sepolta. Ai Mavs non riesce lo sweep, e adesso dovranno provare a chiudere i conti nella notte italiana tra giovedì e venerdì a Minneapolis, dove pure i padroni di casa arriveranno galvanizzati grazie al 105-100 col quale hanno espugnato l’American Airlines Center, dimostrando di non voler mollare l’osso.

Towns, la risposta più attesa (che silenzia pure Doncic)

Non sorprende che nella prima vittoria dei Wolves nella serie di finale di conference ci sia anche e soprattutto lo zampino di Karl-Anthony Towns. Che dopo aver fatto male, anzi malissimo nelle prime tre gare ha risposto con una prova di sostanza, firmando 25 punti (di cui 20 nel secondo tempo) tirando 9/13 dal campo (4/5 dall’arco) e dando l’impressione di aver ritrovato la fiducia necessaria per affrontare l’attenta difesa di Dallas.

Che ha finito per pagare dazio all’assenza dell’infortunato Lively II (chi l’avrebbe detto che avrebbe impattato così tanto?), nonostante Luka Doncic abbia giocato una volta di più da autentico fuoriclasse della palla a spicchi. Alla fine il tabellino di serata dello sloveno dice 28 punti, 15 rimbalzi e 10 assist (sesta tripla doppia nei play-off 2024, nona in totale nella post season: raggiunto Wilt Chamberlain), ma a pesare è il libero supplementare fallito con 13 secondi da giocare dopo un fallo di Edwards su un tiro scagliato praticamente da centrocampo (magie che solo Luka sa fare).

Edwards, una prova da vero leader. E che bravo Reid

Va da sé che l’altro motivo che ha permesso a Minnesota di rialzare la testa ha il volto proprio di Anthony Edwards. Che sin qui aveva faticato a trovare il giusto ritmo, specialmente nei momenti chiavi delle partite precedenti, ma che stavolta ha pensato bene di cominciare forte (14 punti nel primo quarto) e chiudere altrettanto forte, con il canestro sparato in faccia a Derrick Jones jr. che di fatto ha chiuso le ostilità regalando due possessi di vantaggio agli ospiti a una manciata di secondi dalla fine.

Una prova di sostanza e qualità (29 punti, 10 assist e 9 rimbalzi) che ha permesso almeno alla formazione di coach Finch di evitare il cappotto e di darsi ancora un paio di opportunità per provare a giocarsi tutto a gara 7 (nota bene: in 155 occasioni in cui una squadra è andata sotto 3-0, mai è riuscita a ribaltare l’inerzia e a qualificarsi).

Minnesota ha raccolto tanto da Conley (14 punti), da un Gobert meno appariscente e più pratico (13 punti e 10 rimbalzi, ma anche un paio di blocchi decisivi nei possessi finali) e dal solito Naz Reid, glaciale dalla lunetta nei secondi conclusivi. Dallas ha pagato dazio alla serata no di Irving (16 punti, ma 6/18 dal campo) e si vedrà ora costretta a trovare il punto decisivo in trasferta, evitando di tornare in Texas per gara 6. Perché questi Wolves è bene tenerli buoni, altrimenti se prendono entusiasmo (Denver insegna) diventano pericolosissimi.

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